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Cobot AgrivoltaicoCombinazioni alimentari e fake news - Scuole Felici, il metodo pedagogico - Svelato il segreto più impenetrabile della foresta -  Matese Officinale - Paghe da fame - Nella morsa del ragno - Goccia fredda - Aerei più veloci ed efficienti con la “pelle di squalo - Nido abbandonato una architettura raffinata

 



 

Cobot 

I cobot sono il futuro dell’innovazione: mercato in crescita del 20%


 

 

Ambiente

Agrivoltaico: così i pannelli solari hanno contribuito ad aumentare la resa delle colture e la conservazione dell’acqua in Africa

L’agrivoltaico combina agricoltura e pannelli solari, offrendo elettricità pulita, aumento della resa agricola e conservazione dell’acqua. Uno studio in Kenya e Tanzania ha dimostrato che i sistemi agrivoltaici migliorano la sopravvivenza delle colture durante i periodi caldi, riducono l’irrigazione e generano risparmi energetici significativi. 

L’agrivoltaico potrebbe essere una soluzione per la conservazione dell’acqua anche nelle aree desertiche africane.

Le insicurezze alimentari, energetiche e idriche sono sfide che l’Africa orientale si trova a dover affrontare quotidianamente.

I sistemi agrivoltaici potrebbero essere una soluzione a tutte e tre queste sfide, fornendo elettricità pulita, garantendo la produzione alimentare e conservando l’acqua. Studi statunitensi hanno già dimostrato che l’utilizzo di impianti fotovoltaici in agricoltura è un modo per proteggere i raccolti dalle situazioni climatiche estreme e conservare l’acqua.

Gli stessi dispositivi potrebbero contribuire ad aumentare la resa delle colture e a conservare l’acqua, generando elettricità a un costo inferiore rispetto alla rete nazionale anche in Africa. Ad affermarlo è uno studio dell’Università di Sheffield, del Center for International Forestry Research, del World Agroforestry e dell’Università dell’Arizona, che ha installato un sistema agrivoltaico off-grid in Tanzania e un sistema collegato alla rete in Kenya. (continua)

 

 


 

 

Combinazioni alimentari e fake news: le convinzioni prive di qualsiasi fondamento scientifico

di Eliana Liotta

La rubrica «Smart Tips» di Eliana Liotta tratta degli abbinamenti alimentari sconsigliati sui social sopratutto in nome di idee quantomeno bizzarre sulla digestione e i suoi tempi.

Formaggi e uova mai nello stesso pasto, attenzione alla frutta acida e altre amenità in circolo sui social. La teoria delle combinazioni alimentari da evitare è un pilastro dell’igienismo, che non è la disciplina degli specialisti in igiene ma un insieme di pratiche prive di fondamento scientifico. Ecco cinque abbinamenti vietati senza ragione.

Proteine e proteine

Se ogni alimento proteico (carne, pesce, formaggi, uova, legumi) richiede enzimi specifici per la sua digestione, allora meglio non appesantirsi. Peccato che il presupposto sia falso. Gli enzimi che degradano le proteine sono gli stessi: pepsina nello stomaco, endoproteasi ed esopeptidasi nel duodeno. È vero che le fonti proteiche sono composte da differenti aminoacidi ma questo non altera il meccanismo con cui vengono digerite.

  

Carboidrati e proteine

Gli enzimi che degradano le proteine lavorano in ambiente acido (nello stomaco), mentre gli enzimi che digeriscono gli amidi lo fanno in ambiente alcalino (bocca e intestino tenue): quindi mangiare un primo e un secondo creerebbe difficoltà digestive. No: non è affatto un problema se nelle varie tappe lungo il tubo digerente il bolo alimentare contiene nutrienti degradati parzialmente e altri in modo completo. Tra l’altro, alimenti come pane e pasta sono composti sia da carboidrati sia da proteine (il glutine).

Anguria e pasta

Mangiare una fetta d’anguria dopo un primo piatto sarebbe un’eresia. Idem inserire cubetti di melone nell’insalata. Gli igienisti sostengono che la celere decomposizione dei due frutti comprometterebbe la digestione di altri alimenti. Una bizzarria.

Banane e pesce

Sempre secondo l’idea assurda dei tempi digestivi, non andrebbe abbinata la frutta dolce (banane, cachi, uva) con proteine come carne o pesce, amidi e frutta acida (arance, kiwi, limoni). Falso. (continua)

 

 


 

 

Scuole Felici, il metodo pedagogico per crescere bambini empatici e tranquilli

 

 


 

 

Svelato il segreto più impenetrabile della foresta pluviale: 742 nuove specie di animali e piante mai viste prima nascoste nel cuore del Bacino del Congo

Il WWF svela un tesoro di biodiversità nel Bacino del Congo con la scoperta di centinaia nuove specie in 10 anni. Il report "New Life in the Congo Basin" evidenzia l'urgenza di tutelare questo ecosistema vitale, minacciato da deforestazione, bracconaggio e cambiamenti climatici.

Indice

Un’esplosione di vita. L’Africa ci regala un’altra incredibile scoperta. 742 specie di piante, invertebrati, pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi prima sconosciute al mondo non indigeno sono state identificate, andando ad arricchire la preziosa biblioteca di vita che chiamiamo biodiversità.

Questa importante notizia arriva dal “polmone dell’Africa”, il Bacino del Congo, grazie a 10 anni di indagini, svolte dal 2013 al 2023 da centinaia di scienziati provenienti da università, organizzazioni di conservazione e istituti di ricerca di tutto il mondo. Il risultato di questo impegno decennale è raccontato nel nuovo rapporto “New Life in the Congo Basin: a Decade of Species Discoveries (2013 – 2023)”, che ci ricorda quanto sia importante e necessario proteggere uno degli ecosistemi più vitali e fragili del mondo.

 

Un decennio di “scoperte”

Il Bacino del Congo si estende su sei Paesi: Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Gabon e Repubblica del Congo.

Il Gabon e la Repubblica Democratica del Congo sono in testa alle scoperte con 262 e 259 specie rispettivamente. Questo incredibile numero include 430 piante, 140 invertebrati, 2 nuovi uccelli e 10 mammiferi. Tra questi ultimi spicca la scimmia lesula, la seconda nuova specie di scimmia africana scoperta dal 1984.

Il team di ricerca ha anche identificato 22 nuovi anfibi, tra cui il rospo gigante congolese (Sclerophrys channingi) che imita la vipera del Gabon per sopravvivere, e 42 rettili. Di particolare interesse è il coccodrillo dal muso sottile dell’Africa centrale (Mecistops leptorhynchus), che l’analisi genetica ha distinto come una specie a sé stante.

Le 430 nuove specie di piante includono anche felci e piante da fiore. Spicca la Sirdavidia solannona, il cui nome è un omaggio a Sir David Attenborough. Il bacino del Congo ospita migliaia di specie di piante, con oltre il 30% endemico della regione. (continua)

 

 


 

 

Matese Officinale, la passione di un giovane imprenditore molisano per la sua terra

 

 


 

 

 

Ambiente Agricoltura

Paghe da fame, frodi e caporalato: l’oscuro segreto da 73,5 miliardi dell’agricoltura italiana

Irregolarità e illegalità sul lavoro in agricoltura, collegamenti tra precarietà e sommerso, vulnerabilità delle lavoratrici agricole, violenze di genere e i casi studio di Piemonte, Basilicata, Calabria, Trentino: il VII Rapporto Agromafie e Caporalato mette sotto i riflettori una realtà lavorativa nel settore agricolo con cui è necessario fare i conti

Nel 2023, secondo dati Istat, erano circa 200mila i lavoratori irregolari occupati nel settore agricolo con un tasso di irregolarità per i dipendenti del 30%. Tra questi, le donne lavoratrici, potenziali vittime di sfruttamento, ammantano a circa 55mila, di cui la stragrande maggioranza lavora nel sommerso.

Paghe da fame, umiliazioni, lavoro a nero nei campi, oltre a una marea di frodi con cui si dirottano i contributi verso familiari e uomini dei clan che in quei campi di certo non ci lavorano. È la fotografia terribile scattata dal settimo Rapporto Agromafie  e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil, che mette luce su un settore che da solo vale 73,5 miliardi di euro, quasi sempre basati su sfruttamento e lavoro nero.

Leggi anche: Ancora caporalato: più di 1000 braccianti trattati come schiavi e costretti a lavorare fino a 500 ore al mese (continua)

  


  

morsa del ragno

Nella morsa del ragno

 

Zanne seghettate

 

Come fanno i ragni a tagliare materiali molto resistenti, come il carbonio o il Kevlar?

Ricerca coordinata dall’Università di Trento potrebbe aprire la porta a una nuova generazione di utensili da taglio più efficaci e performanti, prendendo spunto dalla straordinaria capacità con cui i ragni riescono a tagliare la propria seta – il materiale ad alta resistenza più tenace in natura – ma anche fibre sintetiche come il carbonio o il Kevlar®.

Quando pensiamo ai ragni, la prima cosa che ci viene in mente è la loro grande capacità di tessere tele estremamente complesse e resistenti. Meno nota è l’abilità con cui queste piccole creature riescono a tagliare materiali ad alta resistenza o tenacità.

Il gruppo di ricerca coordinato dall’Università di Trento ha cercato di capire come questo sia possibile. A lungo si è pensato che il segreto di questo taglio efficace e preciso fosse la chimica, cioè la capacità di produrre un enzima in grado di sciogliere le fibre di seta. Questo meccanismo non è però sufficiente a spiegare la velocità con cui i ragni riescono a compiere questa operazione, per esempio in una situazione di pericolo.

«Lo studio è nato dalla curiosità di capire come i ragni interagiscono con materiali non propri. Abbiamo, quindi, provato a sostituire una ragnatela con fili sintetici di dimensioni paragonabili», appunto carbonio o Kevlar®, spiegano Nicola Pugno, ordinario di Scienza delle costruzioni a UniTrento (continua)

 

 


 

goccia fredda

goccia fredda

 

ecco cosa rischiamo

 

Luca d'Angelo

 

Le condizioni meteorologiche sull’Italia stanno per cambiare in maniera significativa, con l’avvicinarsi di una goccia fredda che potrebbe influenzare l’intero quadro atmosferico della Penisola. Dopo settimane dominate dall’Alta Pressione che ha garantito tempo stabile e relativamente mite, si profila un ribaltamento che porterà piogge, calo delle temperature e un generale peggioramento del tempo. Le prime avvisaglie di questo mutamento si stanno già manifestando tra Sicilia e Sardegna, dove una palude barica ha portato piogge consistenti, in particolare sulla Sicilia.

 

Goccia fredda in azione: effetti sul clima italiano

L’arrivo della goccia fredda potrebbe portare un abbassamento generalizzato delle temperature, in particolare al Nord e al Centro Italia. Le regioni come il Piemonte, la Lombardia e la Liguria potrebbero essere le prime a risentire del cambiamento, con piogge che potrebbero estendersi anche alla Toscana e all’Emilia-Romagna. A partire da Lunedì 13 Novembre, ci sono che coinvolgono soprattutto le aree del Nord-Ovest, con un successivo interessamento delle regioni centrali.

 

Le temperature subiranno un calo, specialmente durante le ore notturne, con minime che potrebbero avvicinarsi allo zero nelle zone interne del Nord. A Torino e Milano, le temperature potrebbero scendere fino a 2-3°C nelle prime ore del mattino, mentre a Firenze e Bologna si prevedono minime attorno ai 5°C. Anche al Sud, sebbene le temperature resteranno più miti, i venti freddi porteranno un abbassamento termico soprattutto nelle aree montane. (continua)

 

 

aereo più veloce

Aerei più veloci ed efficienti con la “pelle di squalo

 

Aerei veloci e sostenibili, grazie all’unione di biomimetica e sharkskin: come sta cambiando il settore aeronautico.

 

Daniela Caruso 31 ottobre 2034

Negli ultimi tempi, il settore dell’aeronautica è cambiato grazie alla sharkskin che sta rivoluzionando tale capo. La pelle di squalo, infatti, ha ispirato gli esperti del settore nella realizzazione di aerei sostenibili e velocissimi, grazie alla biomimetica che rispetta l’ambiente, ispirandosi, per l’appunto, alla natura.

 

Biomimetica e sharkskin cambiano il settore areonautico

La natura è una fonte di ispirazione per trovare ed attuare soluzioni che innovano in diversi settori. Un esempio – in tal senso – è rappresentato dal concetto di biomimetica, disciplina che studia e imita i processi biologici naturali per risolvere problemi complessi dell’ingegneria, della scienza dei materiali e del design.

 

Tra le sue applicazioni, vi è l’utilizzo della “pelle di squalo” (sharkskin) come modello per lo sviluppo di tecnologie avanzate, soprattutto nei settori dell’aerodinamica, dell’idrodinamica e del risparmio energetico, nonché in quello aeronautico.

La pelle dei squali è coperta da minuscole scaglie chiamate denticoli dermici, strutture rigide e dentate che assomigliano a piccoli denti. (continua)

 

 

 

 

 

nido abbandonato di vespa velutina

 Nido abbandonato una architettura raffinata

 Video

 

Come i comuni vespidi diffusi in Europa è dotata di un pungiglione e presenta un comportamento discretamente aggressivo nei confronti dell'uomo. Secondo gli entomologi la sua pericolosità, per gli uomini e i mammiferi in genere, e anche l'aggressività va paragonata a quella delle altre vespe europee. In particolare la Velutina non può considerarsi più pericolosa della vespa crabro che in virtù della maggior mole ha semmai più veleno. È sempre la confusione con la Mandarinia a creare le maggiori dicerie in tal senso[6]. Maggiore è invece la sua pericolosità per le api, suo alimento preferito, soprattutto per quanto riguarda le specie europee. Pur abilissimo predatore di api anche nel suo territorio di origine, è in Europa che questo imenottero riesce a minare seriamente l'esistenza delle comunità apiarie. Le specie apiarie del sud-est asiatico hanno adottato infatti dei comportamenti validi per combattere questo loro predatore e non ancora noti alle api europee.[7] Entomologi e apicoltori stanno dunque cercando con tutti i mezzi di limitare la diffusione e i danni che questa vespa arreca all'ambiente. (https://it.wikipedia.org/wiki/Vespa_velutina) (Video)

 

 


 

 

BAKU, AZERBAIJAN 11-22 NOVEMBRE

Inizia oggi la COP29

I 198 Paesi partecipanti dovranno ottenere risultati concreti per tradurre in pratica gli impegni assunti lo scorso anno

 

negli Emirati Arabi Uniti

 

In un mondo distratto dalle elezioni presidenziali americane e dalle guerre in Palestina e in Ucraina, prende oggi il via a Baku, in Azerbaijan, la 29esima Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COP29 (Baku, Azerbaijan, 11 – 22 novembre). Attualmente, ci sono 198 Parti (197 Paesi più l’Unione Europea) facenti parte della Convenzione.

Il programma prevede varie sessioni, seminari e discorsi programmatici su temi quali l’azione per il clima, la sostenibilità e le partnership globali.

 

Secondo l’UNFCCC (United Nations Climate Change Conference – Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici), «La COP29 deve essere una COP che consenta di ottenere risultati concreti per tradurre gli impegni assunti nello storico consenso degli Emirati Arabi Uniti dello scorso anno in risultati reali e di economia reale».

Il piano della Presidenza della COP 29 di Baku si basa su due pilastri paralleli che si rafforzano a vicenda:

il primo, “migliorare l’ambizione”, combina elementi chiave per garantire che tutte le Parti si impegnino verso piani nazionali ambiziosi e trasparenza;

il secondo, “consentire l’azione”, riflette il ruolo fondamentale della finanza, strumento chiave per trasformare l’ambizione in azione e ridurre le emissioni, adattarsi ai cambiamenti climatici e affrontare perdite e danni.

La priorità è quella di ottenere riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni per mantenere le temperature sotto controllo e rimanere al di sotto della soglia di 1,5 °C. (continua)