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Predatori e prede

 

 

Herophis viridiflavus (biacco comune) Podarcis siculus (lucertola comune)    

Predatori e prede

Vincenzo Terreni

 

Abitando in campagna non si fa più caso ad animali che in un appartamento di città causerebbero paura, sgomento e salti sopra la sedia. Non che in casa facciano piacere o compagnia, ma sono inevitabili scutigere, formiche, onischi, qualche innocuo ragno e gli immancabili gechi che si nascondono in ogni luogo poco frequentato, talvolta cacciati involontariamente quando si rifugiano sulle persiane che vengono spalancare per battere una panciata senza conseguenza sul marciapiede di sotto. A volte capita un topolino a generare sconquassi fin che non trova la via d'uscita e smette di correre come un fantasma nella notte per rifugiarsi nei luoghi meno raggiungibili ed essere riscoperto tempo dopo seguendo le tracce del polistirolo ridotto in briciole divenuto il nido sopra il frigorifero. Ma le lucertole stanno alla larga e i serpenti sono troppo timidi e riservati per rifugiarsi in case abitate. Nel caso che la casa non sia intonacata a dovere può darsi che in inverno si trovi un comodo e caldo rifugio tra le pareti domestiche passando dall'esterno. In ogni caso questi due rettili stanno volentieri fuori a far gli affari loro, fin quando un gatto annoiato prova a dar loro la caccia o un cucciolo di cane si alleni a tentare di prenderli (e, purtroppo impara anche troppo in fretta).

 

primi segni di primavera lotte tra lucertole    

I serpenti maschi si arrotolano tra loro e le lucertole si mordono senza conseguenze visibili salvo dover lasciare il passo al competitore più grosso.

 

Qualche volta ho scovato un biacco con una lucertola in bocca, ormai senza coda, che scodinzolava lontano dal corpo tentando inutilmente di catturare l'attenzione del predatore decisamente meglio attezzato per sostenere la battaglia. Di solito il serpente, dopo qualche perplessità non si mette a discutere con il passante, ma cede la strada rifugiandosi nella macchia impenetrabile dei rovi e biancospini per inghiottire finalmente il rifornimento di cibo sufficiente per parecchi giorni. Il comportamento timido e riservato di questi serpenti li porta a farsi scoprire di rado e in ogni caso sono disponibili a scomparire lasciando a malincuore il posto al sole che avevano conquistato.

Ogni anno trovo il "cambio di stagione" attaccato a qualche pianta che ha facilitato la separazione tra la muta e il suo contenuto, l'ultima trovata era lunga 140 cm, un bel traguado per un biacco. 

Ma l'ultimo incontro mi ha lasciato di stucco: poco distante dalla porta di casa un grosso biacco era arrotolato su se stesso con strana postura e un qualcosa di estraneo che rompeva la continuità del suo lungo corpo affusolato. 

 

sembra una lucertola che vuole uscire vista dal di sotto    

Vista così sembra un fotogramma di una lunga lotta che ha richiesto probabilmente tutta la notte, il serpente avrà fatto di tutto per impedire questa aggressione interna imprevista e inarrestabile. La Lucertola, da parte sua ha messo tutta la sua forza e capacità di resistere per provocare quel danno irreparabile al suo aggressore.

 

Ho concesso l'onore delle armi ai due combattenti che hanno dato fondo a tutte le loro risorse per uscire vincitore o ferire a morte il suo aggressore, deponendoli in un luogo inaccessibile per cani e gatti che avrebbero giocato con le loro resta.

  

Il fenomeno della morte del predatore e della preda in simultanea non è un fatto rarissimo, ne dà conto un libro recente di cui offriamo la recensione: Kenneth Catania Adattamenti meravigliosi Bollati Boringhieri, 258 pagine, 2021

 

Gabbiano e talpa una sorte comune il dramma radiografato    

 I gabbiani hanno l'abitudine di calpestare il terreno vicino ai buchi delle talpe stimolando i vermi ad uscire e divenire una facile preda.

"Naturalmente, ci sono sempre delle eccezioni. Il macabro risultato dell'errore di una talpa è stato ritrovato in una fattoria inglese: un gabbiano morto con le piume sporche di sangue e una talpa morta che spuntava da una spalla.

 

Quando gli esemplari furono esaminati dalla Royal School of Veterinary Studies dell'Università di Edimburgo, si arrivò alla conclusione che la talpa era stata ingoiata viva e probabilmente non era stata ferita. Durante l'ingestione causò una lacerazione di 2 centimetri nell'esofago del gabbiano; dall'esofago l'animale era poi passato nello stomaco molto elastico dell'uccello. Dopodiché, la talpa aveva lacerato la parete dello stomaco e si era aperta la strada attraverso l'arco della furcula (forcella) per poi fermarsi - come è stata scoperta - con la testa e le zampe anteriori fuori dal corpo del gabbiano."

 

Anche i predatori, per quanto grossi, agili e potenti rischiano grosso per assicurarsi la cena.