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Un percorso di educazione scientifica con le patate

  

semina delle patate

Biologia a scuola

 

Un percorso di educazione scientifica con le patate

 

Annastella Gambini, Dipartimento di Scienze umane per la formazione, Università degli Studi di Milano-Bicocca

 

Quando i bambini provano interesse di fronte a un animale o a una pianta, non smetterebbero mai di fare domande del tipo: Come cresce? Come si muove? Come fa per vivere? Cosa succede se...?  Sono le "domande della vita": sono proprio gli aspetti fondamentali della biologia, che è - invece - molto spesso insegnata sotto forma di nomenclature da imparare a memoria, di elenchi di strutture e definizioni, quasi sempre tenute slegate da un approccio esperienziale e da un coinvolgimento personale (1). Tra i tanti temi importanti è qui presentato un percorso per affrontare il concetto di biodiversità. La maggior parte delle persone ignora l'importanza del suo significato biologico e non sembra percepire concretamente il pericolo legato alla sua, talvolta drammatica, riduzione. Perciò occorre abituare i bambini fin da piccolissimi ad avere esperienza di questo importante aspetto della biologia. Se opportunamente presentato, un percorso come quello qui proposto è facilmente realizzabile, anche a livello di scuola dell'infanzia. Perché progettare un percorso su un soggetto così comune come le patate, di cui i bambini hanno già un'esperienza diretta e frequente? Certamente in pochi anni ognuno di loro saprebbe che le patate sono dei tuberi, che crescono sotto terra e non sugli alberi, che sono ricche di amido, che sono un organo di una pianta. Però, proprio quando un oggetto è molto familiare, i bambini possono diventare realmente protagonisti del proprio percorso di apprendimento, contribuendovi con quanto già conoscono e pensano. Trasformare in oggetti di studio materiali che si utilizzano quotidianamente può avvenire con un ampio ventaglio di modalità: guardando le patate dal punto di vista di chi le cucina o di chi le mangia se ne può approfondire l'importanza come alimento; da quello di chi le coltiva se ne possono osservare aspetti quali la crescita e la propagazione; da quello ”dell'artista” le peculiari caratteristiche dei suoi componenti ecc. In questo percorso si è voluto lasciare spazio a molti di questi aspetti, utilizzandoli, tuttavia, con l'obiettivo di proporre un breve percorso scientifico su alcuni aspetti della sua biologia.

 

 

La preparazione degli insegnanti

 

Tabella 1 Tappe del percorso: obiettivi e contenuti  
  Tabella 2 Caratteristiche biologiche e coltivazioni della patata

II modello pedagogico-didattico a cui aderisce questo percorso prevede una fase iniziale di preparazione dell'insegnante in cui egli adatta e progetta il percorso sulla base delle proprie conoscenze e dei propri interessi sperimentandolo, almeno in parte, a livello personale (2).

Gli insegnanti coinvolti in questo progetto hanno predisposto un luogo adatto, hanno preparato materiali sufficienti (in qualità e numero), hanno pensato al modo in cui presentare la proposta ai bambini (3).

Se l'insegnante ha riflettuto "prima” sul percorso, su eventuali difficoltà (proprie e dei bambini) su materiali e strumenti sarà in grado di affiancare con facilità il lavoro di scoperta dei propri allievi correggendo la direzione del percorso, spianando loro una strada che ha già provato a percorrere da solo. In questa fase di preparazione occorre rimettere in gioco le proprie conoscenze di biologia: nel caso specifico, sia quelle relative al ciclo vitale delle piante sia quelle relative al concetto di biodiversità.

Gli insegnanti della scuola dell'infanzia - almeno quelli che si sono formati negli ultimi anni nella Regione Lombardia - nel proprio curriculum universitario devono affrontare un insegnamento di biologia di base. Sono pertanto in grado di riprendere facilmente alcuni argomenti. Materiali preparati per gli studenti del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria sono comunque disponibili (almeno in parte) anche per chi necessita di forme di aggiornamento su temi specifici.

 

 

Il percorso didattico

 

Il percorso è stato proposto a una sezione mista di scuola dell'infanzia ed è stato monitorato da una studentessa durante il tirocinio per la preparazione della relazione finale per il conseguimento della laurea in Scienze della Formazione Primaria. Nella Tabella 1 sono elencate le diverse tappe a ciascuna delle quali è stata fatta corrispondere una metodologia didattica diversa.

Abbiamo scelto come materiale di studio la patata per i seguenti motivi: - tutti i bambini conoscono bene le patate come alimento; hanno così l'opportunità di riflettere sul fatto che qualunque elemento della vita quotidiana può diventare oggetto di studio. Partire dal quotidiano risulta molto più stimolante e coinvolgente, rende il lavoro intellettuale più legato alla vita di tutti i giorni, ricco di senso, proponibile a tutti e in tutte le occasioni (4);  - le patate sono un alimento gradito ai bambini, che ne hanno per lo più, un'immagine positiva; - la pianta di patata possiede caratteristiche che comunemente non sono osservate e di cui nessuno parla; si presta quindi a vere e proprie “scoperte”. Non tutti sanno per esempio che la pianta di patata ha dei fiori vistosi e molto belli. Nella Tabella 2 sono riassunte le principali caratteristiche biologiche e di coltivazione delle patate.

Naturalmente un percorso analogo è perseguibile anche con altri organismi viventi, animali e vegetali, purché adattato agli aspetti biologici che li caratterizzano. Le attività sono state avviate con un lavoro in piccolo gruppo, abituando i bambini a portare avanti discussioni collettive per costruire insieme  nuove conoscenze, metodologia decisamente diversa da quella che si utilizza nella vita di tutti i giorni. Il pensiero espresso nel gruppo deve essere costruito in accordo tra quello che diciamo noi e quello che dicono altri: deve porre la sua base su osservazioni, esplorazioni, curiosità, aspettative e ipotesi, che sono poste a confronto con quelle degli altri (5). 

Il percorso qui proposto consente livelli diversi di comprensione adattabili alle diverse esigenze dei bambini e ai loro diversi modi di guardare ''le cose" e "quello che succede alle cose". È stato proposto a una sezione mista di scuola dell'infanzia in modo che tutti potessero seguire le linee guida e coglierne lo sviluppo; tutti hanno partecipato all'esperienza dell'esplorazione, della cura dell'orto, della preparazione degli gnocchi.

Ogni gruppo di età ha portato avanti una parte delle attività a seconda delle proprie possibilità (hanno zappato solo i grandi, hanno impastato tutti, hanno disegnato tutti ecc.). Si è privilegiata, inoltre, l'esperienza personale come base di partenza durante tutto il percorso.

  

 

 

Le conoscenze iniziali e l'avvio del percorso

  

le risposte dei bambini  

Prima di dare inizio a un percorso è importante raccogliere alcune conoscenze iniziali dei bambini. Si è cominciato a parlare di patate un giorno in cui ai bambini erano state servite patate bollite come contorno del pranzo. Si è dato inizio al percorso con la richiesta: "Cosa vi viene in mente quando pensate a una patata?”. Così non solo si raccolgono le idee iniziali dei bambini, ma li si abitua anche a portare avanti discussioni che hanno un enorme valore euristico sull'apprendimento e sulla metodologia per costruirlo (6). L’aspetto principale che si coglie dalle parole dei bambini è il collegamento che essi fanno quasi all'unanimità tra patate e alimentazione (vedi tabella a fianco). Il percorso parte dal quotidiano; solo più avanti, quando avranno imparato a reggere le tensioni del parlare in gruppo e avranno maturato un certo interesse, l'insegnante trafilerà la discussione portando i bambini ad approfondire le conoscenze relative all'oggetto "comune". Si passa così, lentamente, all'atteggiamento scientifico che del quotidiano cerca una comprensione, un modello, una spiegazione condivisibile (7).  A seguire sono riportate le domande con cui l'insegnante, per piccoli passi, prestando attenzione a quello che dicono i bambini, li guida all'idea di coltivare le patate per capirne l'origine. Dalle risposte dei bambini, che non hanno spesso occasione di osservare le patate (alcuni le vedono solo quando arrivano loro nel piatto, spesso sotto forma di purè o di patatine fritte), si coglie il tentativo di raggrupparle insieme al resto della verdura e della frutta: "I frutti si mangiano e so che si trovano sugli alberi, perciò anche le patate, che si mangiano, dovrebbero crescere sugli alberi!". L’apporto che ognuno dà alla conversazione è importante perché, a partire da quello che dice, gli altri possono andare avanti, fare nuove ipotesi, rivedere quelle che sono state fatte in precedenza e ormai superate. Una conversazione di questo tipo è produttiva e ricca di idee e di spunti. È difficile da parte dell'adulto prevedere di svilupparli tutti, l'insegnante deve saper cogliere una via di senso lungo la quale guidare i bambini per condurli a un frammento di conoscenza di cui potranno arricchire il proprio sapere.

 

Frammento della discussione iniziale

 

Secondo voi le patate dove si formano?

Giulia: Sull’albero

Lara: Come i frutti

Norman: No! Sai cosa dice il mio papà? Il mio papà dice che in mezzo alla piana, lì vivono le patate e poi nascono tutti i rami ... e arrivano in alto in alto e arrivano fino al cielo

voi cosa ne pensate?

LaraSi è vero! Se gliel’ha detto suo nonno!

Irene: 

Barbara: Ah! Io lo so! Forse io lo so! Si prende una patata, poi si taglia e poi c’è un semino e poi viene fuori

Giulia: Vanno messe nella terra

Ma poi come facciamo? Dopo averle messe sotto terra le lasciamo lì?

Bambini: No!

Lara: Dobbiamo andare tutti i giorni a mettere l'acqua e poi bisogna trovare un posto sicuro.

Irene: Possiamo metterle nel posto segreto delle bidelle, là dietro.

Allora prima di metterle sotto terra dovremo fare un giro nel giardino della scuola per trovare il posto migliore!

Bambini

Loris: E poi bisogna aiutarci

Hai ragione dobbiamo aiutarci ...

Loris: Dobbiamo fare una buca e poi vicino tante buche

Barbara: Ah! lo lo so! Possiamo prendere... dei pezzi di legno e mettere dei chiodi ... e metterli tutti intorno ... e fare un recinto

Nicolas: Eh! Così non finiamo più!

 

 

Presentazione delle patate

 

Il primo "incontro" tra i bambini e le patate è stato progettato con molta cura ed è carico di importanti significati dal punto di vista emotivo, pedagogico e didattico. La progettazione di questo incontro, centrato sull'esplorazione e sul gioco libero, è avvenuta principalmente a livello di allestimento "scenico". Questo termine e la metodologia che vi è sottesa sono ripresi da una metafora di Maria Arcà secondo la quale "bisogna costruire un ambiente (tipo palcoscenico) in cui i fatti abbiano la possibilità di raccontare, a me che li sto a guardare e ascoltare, il loro modo di svolgersi"(8).

La presentazione delle patate si è svolta nella palestra della scuola, alla presenza dell’intera sezione, cioè di bambini di 3, 4 e 5 anni insieme. Quando i bambini sono entrati nel salone si sono trovati di fronte un numero molto alto di patate (più di 300) di forma, colore e dimensioni diverse. Mescolate nel mucchio erano state preparate sei diverse qualità di patate: a pasta bianca e pasta gialla (da semina, comprate al consorzio agrario); rosse; novelle; di origine egiziana; coltivate da un contadino. La ricerca di patate tanto diverse (per forma, colore e dimensione) aveva posto l’insegnante stesso di fronte alla rilevanza della biodiversità delle patate.

Presentazione delle patate e attività libere Presentazione delle patate e attività libere

L’obiettivo implicito è stato, infatti, quello di far cogliere ai bambini le differenze intraspecifiche (dovute alla variabilità genetica, quella che riguarda cioè gli individui della stessa specie). L’eccitazione dei bambini è stata innescata dalla "sorpresa”: trovare tantissime patate sul pavimento della propria palestra non è una cosa che succede tutti i giorni. Non è stato semplice "fermarli" per spiegare loro che le patate erano state portate in quella stanza proprio per loro e che ora, avrebbero avuto l'opportunità - molto speciale- di toccarle, di annusarle, di schiacciarle, di farle rotolare, cadere, saltare. Per conservare l'interesse di questo momento e favorire la memorizzazione di quanto fatto, l'insegnante ha allestito un cartellone da appendere in classe su cui scrivere le considerazioni dei bambini. Rileggendole in seguito si è potuto riprendere il tema della biodiversità. La "patata" diventa in questo modo oggetto di cultura: serve per capire, per ricordare, per discutere con gli altri anche in classe.

Fondamentale è il "ricordare" l'esperienza fatta: tenere nella memoria è un'operazione culturale, significa ricostruire una piccola storia in cui potersi riconoscere e gettare le basi di un metodo che servirà anche in futuro. Nella discussione che segue riferita all'esperienza svolta in palestra, si può notare come emergano alcuni aspetti della biodiversità delle patate dalle parole dell'insegnante.

 

Discussione in classe dopo l'attività in palestra

 

Quante cose avete fatto oggi con le patate!

Tante!!!

Ho visto tanti bambini che si rotolavano sulle patate! Alcuni facevano i muscoli con le patate! Qualcuno è stato tanto tempo a sbucciare le patate,...così tante patate da poter fare gli gnocchi! Eh?! E poi mi avete fatto vedere un sacco di patate, tutte diverse! Mi avete portato una patata marcia ... e l'abbiamo messa sulla sedia. Come era fatta la patata marcia, ve lo ricordate?

Era tutta nera!

È vero, era tutta nera! E poi …c’era una patata a forma di salamino!

Che l'avevo trovata io! ... eh eh!... Era un salamone!

Eh sì! E come mai sembra salame?

Perché era lunga ... e rossa!

Poi c’erano le patate con i peli! Fatemele rivedere ... le trovate?

Eccola !

Queste!

Poi c'erano le patate con i vermi! Ma non erano vermi!

Cosa potevano essere allora? Cosa avete pensato?

Erano i gambi per appenderle agli alberi!

 

 

Contenuti di biologia: la biodiversità

 

Talvolta si usa questo termine quasi fosse un modo nuovo e raffinato di indicare la vita sul nostro pianeta. Se ne possono tuttavia distinguere tre forme diverse. In quanto biodiversità specifica, il termine comprende l’insieme di tutte le specie animali, vegetali, funghi, batteri ecc.; di tutti i geni e le specie presenti in un ambiente naturale: potrebbe così corrispondere a un elenco straordinariamente ampio di organismi altamente perfezionati durante il corso dell'evoluzione. In quanto biodiversità genetica si manifesta nella molteplicità e nella variabilità tra popolazioni appartenenti a un'unica specie e anche all'interno di una stessa popolazione. Le caratteristiche morfologiche, ovvero le caratteristiche più evidenti degli esseri viventi come ad esempio il colore del pelo nei gatti, le sfumature del colore dei fiori nella stessa specie (9), la forma del naso ecc. sono esempi della biodiversità che esiste all'interno di ogni singola specie. Invece, la biodiversità ambientale è costituita dalla varietà di ambienti. Per esempio, le zone che si susseguono dal mare alla terra (la zona di acqua bassa, il litorale, la spiaggia, le dune, le zone salmastre ecc...) oppure, dal fondo valle alla cime della montagna (i prati, le zone in cui cominciano a comparire i primi arbusti, quelle con pochi alberi che si fanno sempre più fitti, il bosco, le zone ad arbusti resistenti al freddo, infine quelle con rari cuscinetti di piante adattate al vento e al freddo e per finire la zona dei licheni e dei muschi ecc...) sono tutte zone in cui l'eterogeneità si esprime a livello di ecosistemi (10).

Ma qual è la ragione per cui dobbiamo considerare la biodiversità una risorsa, un bene da proteggere e conservare?  Da questo straordinario serbatoio di differenze possono avere origine nuovi adattamenti biologici quando cambiano le condizioni ambientali. E, quando essi sono drammatici (come nel caso di eruzioni vulcaniche o deforestazioni gravissime) solo la grande varietà di forme degli organismi viventi consente il proseguimento della vita. Se il cambiamento drastico avviene, infatti, in un contesto uniforme, le poche specie presenti, poco diversificate e a bassa biodiversità, non riescono a sopravvivere e la vita finisce. Questa è la ragione biologica che si fa sottendere alla biodiversità per cercarne un'interpretazione funzionale. Ma, per la conservazione della biodiversità si potrebbe anche invocare una ragione economica, più egoistica da parte dell'uomo. La maggior parte dei rimedi farmacologici che utilizziamo sono di origine vegetale. Distruggere ecosistemi e piante vuol dire perdere inevitabilmente una possibile risorsa di molecole sconosciute che potrebbero svolgere funzioni importanti ancora non scoperte. La conservazione della biodiversità rappresenta però anche una sfida intellettuale e morale, perché ci dà la possibilità non solo di perseguire innovazioni tecnologiche, ma anche di arricchire la cultura delle persone, diffondendo la tolleranza verso ogni forma di vita con cui condividiamo il nostro pianeta e che dovremmo lasciare ai nostri discendenti futuri.

 

 

Il lavoro nell'orto: la riproduzione delle patate

 

In accordo con le conversazioni iniziali in cui alcuni bambini avevano accennato al fatto di poter mettere sotto terra le patate per vederle crescere, abbiamo proposto loro di andare a cercare in giardino il posto più adatto. La scelta del luogo è importante, rende responsabili del terreno che dovrà ospitare la patata interrata: mettere le patate sotto terra sarà vissuto come un gesto importante, ricco di significato simbolico. Anche la preparazione del terreno è stata lasciata ai bambini (quelli più grandi) che, muniti di paletta, hanno fatto un piccolo scavo in cui interrare la "loro” patata per farla sviluppare.

I bambini sono stati molto attenti a quello che facevano: con la paletta scavavano, confrontavano il loro "buco" con quello degli altri, correggevano il modo di lavorare dei compagni. Al termine dell'operazione ogni bambino ha scelto una patata dal sacchetto che ne conteneva tante, ha messo la patata nel buco e quindi lo ha ricoperto. Ognuno ha messo inoltre un segno di riconoscimento per poter sapere sempre dove aveva interrato la propria patata. Se la partecipazione alla realizzazione di un ambiente è vissuta dal bambino come un'estensione del sé, allora mettere un segno di riconoscimento nel punto dove crescerà la propria piantina crea un legame ancora più stretto con la pianta che crescerà. Viene messa in gioco una serie di significati che rendono l'esperienza carica di emozioni e di sentimenti. Questa fase si è presentata, fin dall'inizio, come fortemente emotiva, i bambini sono stati organizzati in turni per poter andare ad annaffiare le piantine. Il proprio turno era atteso da tutti con grande eccitazione.

Spesso passavano il tempo, normalmente dedicato al gioco libero all'esterno, a prendersi cura della propria piantina.

L’attesa dei bambini di fronte alla terra dell'orto, sotto la guida dall'adulto, diventa un'attesa "'culturale", una sospensione di ipotesi e discussioni, un silenzio creativo, denso di preziose informazioni.

Durante l'attesa alcune patate sono state messe al buio in un contenitore mantenuto umido: si sono fatte osservazioni periodiche, sempre mirate a osservarne le differenze individuali: una germoglia dopo le altre, un'altra mette germogli rossastri, alcune li hanno allungati, altre tozzi e grossolani, in altre si riconoscono delle piccole foglie in miniatura ecc.

 

La coltivazione delle patate è stata personalizzala e curata da tutti i bambini bambine impegnate nella cura delle piantine di patate Fasi dello sviluppo di piante di patate    

Forse è difficile far mettere in relazione a bambini tanto piccoli quanto avviene sottoterra con quanto osservato in classe sulle patate-campione. Non per tutti sarà facile pensare che anche le patate nella terra subiscono gli stessi cambiamenti, forse solo pochissimi arriveranno a pensare che il buio e l'umidità sono necessari perché tali trasformazioni possano avvenire. Per questi sarà chiaro per tutta la vita il concetto della sperimentazione in laboratorio: il far succedere le cose per osservarle e studiarle perché si possa interpretare la realtà naturale. Lavorando nell'orto si distinguono le piante di patate dalle erbacce, si osserva il suolo scoprendo vermi, formiche e insetti, si immaginano storie che legano tra loro tutti questi organismi.

Ma ecco che un bel giorno sono spuntate le prime piantine: avevano piccole foglie, poi queste sono cresciute e, infine, sono comparsi i fiori.

Tuttavia, cercando tra le foglie, o sotto le foglie, non c'era traccia di patate. Una mattina, l'insegnante ha proposto ai bambini di andare a vedere cosa era successo alle patate che erano state interrate. Scavando sotto ogni pianta anziché trovare una sola patata se ne sono trovate tante! Questo momento è stato importante per i bambini: l'attesa è stata riccamente premiata. Nessuno di loro è rimasto deluso.

 

Fasi dello sviluppo della pianta di patate Fasi dello sviluppo della pianta di patate L'esultanza dei bambini per l'abbondante raccolto

Il magico ciclo della vita di una pianta è stato così compiuto, anche se solo in parte perché si è trattato di una riproduzione vegetativa: senza impollinazione e successivo sviluppo di semi e frutti. L’integrità dell'organismo vegetale è stata mostrata, la patata da oggetto alimentare è stata ricondotta ad organo della pianta, comprensivo di tutte le sue funzioni vitali. Inoltre risultata inevitabilmente chiaro come per fare una pianta di patata occorra sempre partire da una patata iniziale.

 

 

 

 

 

 

Altre attività

 

Osservazione da "laboratorio" della patata-campione lasciata al buio    

Mettere a confronto le patate: suddividerle per colore, per forma ecc.
Osservare le patate dentro e fuori, sbucciarle.
Cuocere le patate.
Costruire timbri. personaggi e animali.
Cucinare le patate: preparare gli gnocchi.
Mangiare gli gnocchi cucinati.

 

 

 

Queste attività sono siate portate avanti in classe durante il periodo di attesa, ma si devono considerare intrecciate con quelle di biologia: l'insegnante ha sempre messo in risalto le differenze tra individui, cogliendo tutti gli spunti per ribadire la biodiversità del materiale. Una prima attività si è basata sull'osservazione libera delle patate. Sotto la guida dell'insegnante, i bambini hanno cominciato a considerarne la forma, il colore, il peso, l'abbondanza di gemme e altre caratteristiche che costituiscono la biodiversità dei cosi tanti individui a disposizione. Hanno in seguito provato a guardarle dentro e fuori, ad aprirle, a sbucciarle (con le dita e con il pelapatate). Attività non diverse da quelle quotidiane, ma fatte "a scuola" sotto la guida dell'insegnante e con lo scopo di osservare come sono fatte, a cosa possono rassomigliare ecc. Si sviluppano così osservazioni scientifiche, gesti, strumenti e parole fatte "per capire". Le attività durante le quali si sono utilizzate le patate: in quanto timbri colorati (per i più piccoli) e in quanto materiali per la costruzione di personaggi e animali, hanno visto i bambini molto impegnati.

  

Animali e personaggi realizzati utilizzando le patate  

Forse la costanza dello stesso elemento per le attività scientifiche e per quelle espressive rendono il lavoro e il gioco più facili, i materiali meno estranei, i piccoli più impegnati a percorrere una strada ampia e variegata. Gli stessi materiali sono stati utilizzati per capire e per esprimersi creativamente. Pertanto questi due aspetti fondamentali della formazione culturale di base non risultano scissi, ma perfettamente integrati. Infine, fare gli gnocchi significa "tornare al quotidiano" dopo avere fatto il lavoro scientifico. Anche cuocere le patate, schiacciare, impastare e ricuocere porta i bambini, guidati dall' insegnante e ormai allenati alle discussioni di gruppo e al porsi domande, a entrare nel campo delle trasformazioni, delle cose che cambiano e non tornano più come prima, dell'interazione con il calore oppure con l'uovo e la farina, tutte cose che cambiano lo stato delle patate trasformandole in qualcosa di diverso. Quanti bambini sanno da cosa si parte per fare gli gnocchi? L’insegnante mette inoltre in risalto come durante la cottura delle patate l'interno e la buccia si modificano in modo diverso: la buccia delle patate non varia molto la propria consistenza con la cottura perché è formata da cellule completamente diverse da quelle dell'interno. Questa occasione è stata sfruttata dall'insegnante anche per sottolineare un altro aspetto importante della biologia: le relazioni alimentari tra organismi viventi. Le piante costituiscono il cibo degli erbivori, questi possono essere fonte di cibo per i carnivori che dipendono così, in modo indiretto, dalle piante stesse. Le riserve contenute nei tuberi e nelle radici sono utilizzate dagli animali per nutrirsi e trarne sostentamento e, in fondo, le stesse piante le utilizzano per germogliare molto velocemente in primavera. Dal punto di vista biologico mangiare le patate può essere interpretato come una delle relazioni tra organismi, nella fondamentale interdipendenza che caratterizza il rapporto tra tutti i viventi.

 

 

Risultati e conclusioni

 

Oltre alla biodiversità tra individui della stessa specie, che ha costituito il filo conduttore di questo percorso, i bambini hanno avuto modo di affrontare anche altri argomenti di biologia quali il ciclo vitale della pianta - durante l'attività nell'orto - e le relazioni alimentari - durante quella della preparazione degli gnocchi. L’obiettivo fondamentale della proposta, tuttavia, è aver dato loro la possibilità di portare avanti osservazioni, discussioni collettive e la realizzazione di prodotti basati su una modalità di pensiero che è la stessa che accomuna ricercatori e scienziati e che si fonda sulla raccolta di dati e osservazioni. Altri obiettivi altrettanto importanti del percorso sono stati sufficientemente raggiunti. Durante l'attesa dello sviluppo delle patate, i bambini immaginano accadimenti simili, si ricordano emozioni, si raccontano storie di altri viventi, si abituano a discutere tra loro, a prevedere eventi e a fare ipotesi su quanto accadrà. La visione che i bambini hanno e si costruiscono del mondo è spesso segmentata, tratteggiata. Proprio come in un supermercato, dove tutto quello che vi si trova è presente a pezzetti, cosce di pollo, parti di mucca, fette di prosciutto, frutti staccati dagli alberi, semi e frutti inscatolati, pesci surgelati senza testa. l bambini non hanno, spesso, una visione integrale e integrata delle cose. Occorre dare loro alcuni buoni esempi di unità: quella che chiamiamo patata è un organo della pianta, una parte di essa che svolge una specifica funzione (in questo caso di riserva) che può essere ricondotta all'unità della pianta e alle trasformazioni che avvengono durante il suo ciclo vitale. Durante le discussioni l'insegnante svolge un ruolo guida tra l'intrico di percorsi possibili per seguire un filo (tra i molti che si potrebbero scegliere): non spiega, non fa lezione, non risponde, chiudendole, alle mille domande, ma si prende la responsabilità di scegliere una strada sola e di percorrerla insieme ai suoi bambini. Le patate hanno accompagnato per più di tre mesi le attività, i giochi e le esplorazioni dei bambini che hanno scoperto spazi nuovi (l’orto) e riscoperto quelli quotidiani (la sezione, l'aula di psicomotricità, la cucina). Il percorso ha consentito a ognuno di loro di collocarsi in modo originale all'interno del gruppo costruendo esperienze e significati condivisi. Ma che cosa rappresentano le patate in questo percorso? Le patate si connettono con una molteplicità di significati: sono cibo per gli uomini; fonte di riserva per la pianta; integrano nel loro valore simbolico aspetti cognitivi affettivi e funzionali: possono diventare, in ambito pedagogico, un elemento organizzatore di esperienze e di conoscenze. Il successo del lavoro in piccolo gruppo può dipendere da tanti fattori, tra cui l'abitudine dei bambini a lavorare insieme, l'intensità dei conflitti che possono scatenarsi, il luogo in cui si lavora. La collaborazione tra i bambini si è rivelata efficace e produttiva soprattutto nell'ambito del “fare", dell'osservare i fenomeni e del "mettere le mani" sui fenomeni. Essi hanno partecipato con passione alle esperienze, hanno mostrato un altissimo interesse dal punto di vista cognitivo e un grande coinvolgimento emotivo. L’approccio alle discussioni è stato qualche volta avviato con fatica e ha avuto esiti diversificati. Molte conversazioni sono state produttive e ricche di spunti per tutti. Se un bambino può vivere, tra i 3 e i 5 anni, queste esperienze in maniera positiva, coinvolto sia emotivamente che cognitivamente, è possibile che ne conservi il ricordo, che faccia proprie queste esperienze. Avrà inoltre acquisito come si può vivere la serenità dell'attesa, la pazienza, l'attenzione vigile, il rispetto verso lo sconosciuto, verso quello che ancora non si capisce; il non volere a tutti i costi capire tutto, ma lasciare a un lungo futuro di interrogativi qualche risposta da dare.

 

 

 Note

 

(1)    Maria Arcà, "Ricerca didattica e insegnamento” , in  Naturalmente, n. 1/2005, pp. 3-9.

(2)    M.G. Dondi, A. Gambini, A. Greco, G. Luzzatto, M. Ott. G. Rinaud, "Il progetto ORA: Osservazione, Riflessione, Apprendimento. Strumenti per la formazione scientifica di base", in Tecnologie Didattiche28, Ed.                Menabò. n. 1/2003. pp. 5-8.

(3)    P. D’Alfonso, "La conoscenza dello spazio", in L. Genovese, S. Kanizsa (a cura di), Manuale di gestione della classe nella scuola dell'obbligo, Franco Angeli, Milano, 2001

(4)    V. Alfieri, M. Arcà, P. Guidoni, I modi di fare scienze. Come programmare, gestire, verificare, IRRSAE Piemonte, Bollati Boringhieri. Torino, 2000.

(5)    R. Gatti, “La discussione", in L. Genovese, S. Kanizsa (a cura di), Manuale della gestione della classe, Franco Angeli, Milano, 1998.

(6)    A. Calvani, Elementi di didattica. Problemi e strategie, Carocci Editore, Roma, 2000.

(7)    S. Caravita, “Capire il mondo dei viventi guardando una foglia", in Bambini a Roma, Edizioni Junior, aprile 2001.

(8)    M. Arcà, Viventi e ambienti: sistemi in interazione, Carmagnola, intervento nell'ambito del progetto Scienza in Rete, 2 febbraio 2002.

(9)    A. Gambini, "Il giardino per un nido d'infanzia: scelta delle piante e allestimento degli spazi", in "Bambini", n.8 settembre 2007.

(10) C. Ferrari, Biodiversità, Zanichelli, Bologna, 2001.