raccolte cd
timberland euro, timberland uomo 6 inch stivali, timberland uomo barca stivali, timberland uomo earthkeepers, timberland uomo euro hiker stivali, timberland uomo nellie chukka, timberland uomo rotolo top stivali, timberland uomo scarpe da spiaggia, timberland donna 6 inch stivali
I missionari francesi e l’età d’oro della scoperta della flora cinese

 

 

Callicarpa-bodinieri-“Profusion”

I missionari francesi e l’età d’oro della scoperta della flora cinese

 

Che cosa hanno in comune piante così diverse come Incarvillea maireiCallicarpa bodinieriPaeonia delavayiDeutzia monbeigiiRhododendron soulieiSalvia cavalerieiDecaisnea fargesii, oltre al valore ornamentale? Due elementi: in primo luogo, sono tutte originarie della Cina; in secondo luogo, il loro nome specifico rende omaggio a uno dei numerosi missionari francesi che tra la seconda metà dell’Ottocento e la Prima guerra mondiale ebbero un ruolo eccezionale nella scoperta della flora cinese.

Già tra Seicento e Settecento un gruppo di gesuiti francesi era riuscito a ritagliarsi uno spazio alla corte di Pechino, dove erano apprezzati come tecnici e scienziati. Il più famoso è Pierre d’Incarville (1706-1753) che riuscì a entrare nelle grazie del sospettoso imperatore Qianlong fino ad essere nominato botanico imperiale (dedicatario del bellissimo genere Incarvillea, merita un articolo a sé). Tuttavia fin dal 1724 ogni attività missionaria nel Celeste impero era rigorosamente vietata, anche se alcune congregazioni, come i lazzaristi, continuarono a mantenere una presenza sotto traccia.

Le prime vere missioni cattoliche si installarono dunque solo nella seconda metà dell’Ottocento, quando le due guerre dell’oppio spalancarono le porte della Cina agli occidentali. Nel 1843, alla conclusione della Prima guerra dell’oppio (1839-1842), la Francia ottenne che l’attività missionaria fosse, se non ammessa ufficialmente, almeno tollerata. Ne approfittarono quasi immediatamente le Mission Etrangères de Paris (MEP), cui appartennero quasi tutti i missionari-naturalisti che incontreremo in questa storia. Il primo di loro ad arrivare in Cina fu Paul-Hubert Perny (1818-1907), che si stabilì nel Guizhou già nel 1848; vi visse per una decina di anni, per poi spostarsi nel Sikian, dove rimase fino alla fine degli anni ’60 (rientrò in Francia giusto in tempo per essere arrestato e subire due mesi di prigione durante la Comune). Dotato di notevoli capacità organizzative, in Cina creò scuole, seminari, biblioteche e una farmacia. Fu autore di importanti opere lessicografiche, ma si interessò anche di scienze naturali, in particolare di zoologia e entomologia; fu lui a inviare per la prima volta in Europa i bozzoli del baco da seta selvatico, che da lui venne nominato Bombyx pernyi (oggi Antherantera pernyi). Tuttavia, attento alla farmacopea tradizionale cinese, raccolse anche numerosi esemplari di piante che inviò al Museo di Storia Naturale di Parigi; la collezione in parte andò perduta, in parte fa studiata solo qualche anno più tardi da Adrien Franchet che nominò in suo onore l’agrifoglio cinese Ilex pernyi.

La grande stagione dei missionari francesi in Cina iniziò tuttavia solo dopo il 1860, quando, in seguito alla Seconda guerra dell’Oppio, essi ottennero di poter predicare in tutto l’impero nonché di possedere beni immobili. In questo contesto, i lazzaristi che, come ho anticipato, da tempo erano presenti in Cina anche se non potevano esercitare apertamente opera di proselitismo, nel 1862 decisero di aprire a Pechino un grande Collegio destinato alla formazione dei convertiti. Ad insegnare scienze naturali fu chiamato il padre Armand David (1826-1900), un eccellente naturalista con una notevole esperienza didattica. Fu così che giunse in Cina il più famoso dei missionari naturalisti francesi, cui si devono le prime segnalazioni alla scienza occidentale del panda e del cervide che da lui ha preso il nome, Elaphurus davidianus, il cervo di padre David. Tra il 1866 e il 1874 compì tre grandi spedizioni, percorrendo almeno mille km e segnalando migliaia tra animali e piante. Per limitarci alla botanica, raccolse non meno di 1500 piante, con 250 nuove specie e 11 generi. Numerosissime sono quelle che portano il suo nome: la spettacolare Davidia involucrata, nota come albero dei fazzoletti e almeno 75 specie che lo ricordano nel nome specifico, tra cui le popolari Clematis armandii e Buddleja davidii. Ma su questo grande personaggio sarà meglio ritornare con in un articolo tutto per lui.

Del resto David fu un’eccezione nel panorama dei missionari naturalisti d’oltralpe: era un lazzarista e non un padre delle MEP; per quanto autodidatta, quando era giunto in Cina aveva ormai maturato una formazione completa come naturalista, avendo insegnato per più di dieci anni scienze naturali presso il Collegio lazzarista di Savona, dove aveva anche creato un museo  didattico; già prima della partenza, era in contatto con il Museo di Storia naturale di Parigi, cui aveva promesso di inviare animali e piante. Infine i suoi viaggi spaziarono dal nord al sud al centro del paese e si trasformarono in vere e proprie spedizioni botaniche, mentre i suoi colleghi – in genere giunti in Cina giovanissimi e senza alcuna preparazione naturalistica specifica - esplorarono quasi esclusivamente le regioni sudoccidentali nelle aree limitrofe la loro sede di missione. Consideriamo infatti che la penetrazione coloniale francese in Asia orientale ebbe come centro di irradiazione l’Indocina: tra il 1862 e il 1867 venne occupata la Cocincina (Vietnam meridionale), cui tra il 1884 e il 1885 seguì il Tonchino (Vietnam settentrionale). Dunque i francesi cercarono di stabilire una zona d’influenza nelle province adiacenti della Cina: Yunnan, Guizhou e Guagxi. Proprio qui operarono i padri delle MEP che si spinsero anche nelle regioni limitrofe di Sichuan, Tibet e Guangdong. Si tratta di un territorio particolarmente propizio alla ricerca botanica; all’interno del vastissimo patrimonio vegetale cinese (oltre 30000 specie), è l’area più ricca: 15000 specie nel solo Yunnan, 10000 nel Sichuan, da 8000 a 10000 nel Guizhou. Poiché la formazione vegetale dominante in queste regioni è la foresta tropicale sempreverde di latifoglie, che in Europa non esiste più dai tempi delle glaciazioni, la maggioranza delle specie risultava inedita a occhi europei; d’altra parte, le montagne dello Yunnan e del Sichuan occidentale ospitano una straordinaria varietà di ambienti, dove vivono anche molte specie rustiche facilmente adattabili ai climi europei.

Insomma, un territorio di caccia ricchissimo quello dove, a partire dal 1865 ma soprattutto negli anni ‘80, approdò un’intera generazione di giovani missionari, che seguendo l’esempio del padre David unirono alla predicazione e alle attività caritatevoli la ricerca naturalistica, tanto più che l’attaccamento dei cinesi alle tradizioni e il clima di ostilità verso gli stranieri rendevano assai difficile i loro compiti spirituali. I missionari si fecero accettare piuttosto con le opere assistenziali, creando orfanatrofi, scuole e ospedali. Lo studio della flora locale era funzionale all’attività medica, ma ben presto per molti di loro divenne una passione, alimentata dagli eccezionali risultati e dallo stesso clamore che le loro scoperte andavano suscitando in Europa. Del resto, la loro attività scientifica non sarebbe stata possibile senza la presenza in Francia di istituzioni interessate allo studio, ma anche allo sfruttamento commerciale di quelle scoperte. In primo luogo, ovviamente, il Museo Nazionale di Scienze naturali di Parigi, dove il grande tassonomista Adrien Franchet (1834-1900) si specializzò nello studio delle piante cinesi, pubblicando centinaia e centinaia di nuove specie scoperte dai padri missionari; poi l’ex missionario Hector Léveillé, che a Mans fondò l’Académie internationale de géographie botanique, con la rivista Le monde de plantes, e a sua volta pubblicò migliaia di piante cinesi (anche se con un’accuratezza assai inferiore rispetto a Franchet); infine i vivai Vilmorin, che spesso furono il tramite attraverso cui le piante cinesi dei missionari sono arrivate nei nostri giardini.

 

Emile-Marie Bodinier

Facciamo dunque la conoscenza di questi uomini di fede e di natura, dividendoli per aree. Tra i primi della seconda ondata, troviamo Emile-Marie Bodinier (1842-1912) che nel 1865 venne inviato nel Guizhou, dove lavorò per trentacinque anni, divenendo provicario apostolico. Nelle varie località cui fu assegnato, fondò chiese, orfanatrofi e scuole e dovette spesso affrontare situazioni difficili, come l’attacco delle Bandiere nere e le calunnie dei mandarini che cercarono di metterlo in cattiva luce presso il governo di Pechino. Nel Guizhou raccolse circa 3000 campioni di erbario, che inviò al Museo parigino e alla Académie di Mans, integrati da altre raccolte nei dintorni di Pechino e Hong Kong. Tra le piante che lo ricordano, la più notevole è Callicarpa bodinieri, un grazioso arbusto notevole soprattutto per le singolari bacche viola. Gli furono dedicati anche i due generi Bodineria e Bodineriella, oggi non più validi.

Arrivato in Cina nel 1879, anche Jean Rollin detto Chaffanjon (1856-1928) operò nel Guizhou e durante il suo lungo soggiorno cinese ebbe ad affrontare numerose traversie, compresa la guerra. Linguista dotato, fu in primo luogo studioso e insegnante; fu soprattutto tra il 1885 e il 1900, quando dirigeva il seminario di Lou-tchong-kouan, che si interessò di botanica e entomologia. Léveillé volle ricordare il suo contributo assegnando lo specifico chaffanjonii a diverse piante da lui raccolte; in molti casi si tratta di nomi non validi in quanto sinonimi di piante precedentemente descritte e denominate. Fanno eccezione Carex caffanjoniiLactuca chaffanjoniiCicerbita chaffanjonii e poche altre.

Con il suo esempio, Bodinier coinvolse nelle ricerche botaniche alcuni confratelli più giovani, che lo accompagnarono nelle sue spedizioni di raccolta. Tra di essi, Léon François Martin (1866-1920), che, dopo un breve periodo in Corea, fu assegnato nel 1895 al Guizhou dove rimase fino alla morte. Scoprì tra l’altro una nuova crucifera, che fu denominata in suo onore Martinella violafolia (oggi Eutrema violifolium). Tra i compagni di escursioni di Bodinier troviamo anche Jean Laborde-Debat (1865-1936), giunto nel Guizhou nel 1891, che nella sua missione più che quarantennale in Cina, poco dotato per le lingue e la predicazione, fu impegnato soprattutto come insegnante. Gli sono dedicate diverse specie, come Aralia labordeiBegonia labordeiDryopteris labordei.

Il più importante di questo gruppo fu tuttavia indubbiamente Pierre Julien Cavalerie (1869-1927); nel 1894 fu assegnato al Guizhou e nel 1896 fu incaricato dell’evangelizzazione dei Chouy-Kia. Tornato allo stato laicale nel 1919, si stabilì a Kunming, dove morì assassinato da un servitore. Fu un attivo raccoglitore che inviò in Francia moltissimi esemplari; fu membro della Académie Internationale de Géographie Botanique e autore di molti contributi per Le monde des plantes. Portano il suo nome più di duecento specie, tra i quali Asteropyrum cavalerieiMagnolia cavalerieiCitrus cavaleriei. Per qualche anno raccolse insieme a lui il più giovane Jean Joseph Fortunat (1875-1943) che raggiunse il Guizhou nel 1895. Anch’egli rimase in Cina per tutta la vita, operando dal 1903 nell’importante distretto di Tchen-Gan, dove dirigeva scuole e un ospizio-dispensario e dal 1922 nel distretto di Kien-Si. Lo ricorda Actinidia fortunatii.

Attivo nella stessa area tra fine secolo e il primo dopoguerra fu anche Joseph Henri Esquirol (1870-1934); importante lessicografo, fu anch’egli membro della Académie internationale de géographie botanique e raccolse un’importante collezione di piante che gli sono valse la dedica dei generi (oggi non più validi) Esquirolia e Esquiroliella e di numerose specie come Deutzia esquirolii e Paphipedilum esquirolei. Completa il quadro dei missionari naturalisti attivi in questa regione François-Lazare Seguin (1868/1942), che ha dato il suo nome a Castanea seguinii.

 

Rhododendron fargesii

Ci spostiamo nel Sichuan con Paul Guillaume Farges (1844-1912), che arrivò in Cina nel 1868. Visse buona parte della sua vita missionaria a Chongqing, un distretto povero; per soccorrerne gli abitanti, introdusse numerose piante alimentari di maggiore resa o rusticità. In cambio di queste piante che otteneva dalla madre patria, incominciò a raccogliere e collezionare specie cinesi, che inviava al Musée national o alla ditta Vilmorin: era anche in modo per procurarsi denaro per le necessità della missione e le elemosine. Tra il 1892 e il 1903 raccolse almeno 4000 specie, molte delle quali nuove per la scienza, come Rhododendron fargesiiDecaisnea fragesiiCarrierea calycina. Tra le piante introdotte in occidente grazie a lui anche il kiwi, Actinidia chinensis. Sono numerosissime le piante che lo ricordano nel nome specifico; gli è inoltre dedicato uno dei più bei generi di bambù, Fargesia.

Con Jean-André Soulié (1858-1905) raggiungiamo una regione tanto ricca di biodiversità quanto pericolosa, il Tibet cinese. Inviato in missione a Bathang nel 1885, servì successivamente a Cha-pa, Tse-kou e Yaregong. La sua conoscenza delle piante gli creò una reputazione di grande medico e guaritore, che tuttavia non bastò a salvargli la vita; nel 1905 nel corso di una rivolta fu catturato, torturato e messo a morte da un gruppo di lama guerrieri, decisi a liberare la regione dai cinesi e dagli occidentali. Come botanico, fu anch’egli un grande raccoglitore che, nell’arco di circa un decennio, raccolse almeno 7000 specie, tra cui l’endemica Rosa soulieana. Tra le piante da lui introdotte in Europa la notissima Buddleja davidii. Inviò anche in Europa il primo esemplare noto alla scienza di rinopiteco bruno, Rhinopithecus bieti

 

Deutzia monbeigii

Il coetaneo Annet Genestier (1858-1937) operò per un quarantennio a Quinatong, sul confine con il Tibet, dove fondò una chiesa e creò una notevole comunità. Gli è stato dedicato Rhododendron genestierianum.

Jean Théodore Monbeig-Andrieu (1875 –1914) nel 1899 fu assegnato allo Yunnan tibetano, come assistente di Jules Dubernard che, come Soulié, perì durante la rivolta del 1905. Monbeig insieme ai suoi parrocchiani si spostò nella più sicura Cizhong dove fondò un convento destinato alle fanciulle. Appassionato naturalista, raccolse piante per il Museo nazionale e farfalle per il collezionista Charles Oberthur di Rennes. Nel 1914 a Litang fu sorpreso con la sua scorta da monaci guerrieri e trucidato. Lo ricordano una ventina di specie, come Deutzia monbeigii o Cornus monbeigii.

Ho lascito per ultima la regione più ricca di biodiversità vegetale, ovvero lo Yunnan, che il celebre raccoglitore Edward Wilson soprannominò la “madre dei giardini”. Tra i missionari naturalisti attivi in quest’area ricordiamo François Ducloux (1864-1945); giunto in Cina nel 1890, nel corso della sua attività missionaria trascorsa per lo più a Yunnan-fu ebbe a svolgere molte importanti funzioni soprattutto in campo didattico e amministrativo. Come raccoglitore, iniziò la sua attività nel 1897, inviando a Parigi soprattutto piante di interesse orticolo, come il kaki Dyospirus duclouxii; fu interessato anche alle felci. Tra le numerose piante che gli sono state dedicate, Catalpa duclouxii e Juglans duclouxiana.

Edouard Ferdinand Ernest Maire (1848 –1932), giunto in Cina nel 1872, servì per molti anni come vicario apostolico dello Yunnan. Tra il 1905 e il 1916 inviò numerosi esemplari di piante a diversi erbari europei. Contrariamente alla maggioranza dei confratelli, che non avevano una formazione come botanici, e spesso accompagnavano i loro invii con note molto approssimative, le sue identificazioni indicavano spesso correttamente il genere e non di rado la specie; molto accurate erano poi le descrizioni e le indicazioni ecologiche sul luogo di raccolta. La maggior parte delle sue collezioni provengono dagli altopiani che circondano la sua sede di Kunming, ma visitò anche le montagne presso Dongchuan. Numerose sono le piante che lo onorano nel nome specifico, come Epipactis maireiFargesia maireiNomocharis maireiPaeonia maireiPrimula mairei e Sedum mairei.

  

httpsfarm5.staticflickr.com488833534695138_c4e1f4b315_n.jpg

A concludere questa già troppo lunga rassegna ho lasciato il raccoglitore più prolifico e formidabile: il padre Jean-Marie Delavay (1835-1895). Gesuita, fu inviato in Cina dalla MEP nel Kuang-tong e nel Kuang-si; nato nelle Alpi e ottimo conoscitore della flora alpina fin dall’infanzia, tra il 1867 e il 1880 fece le prime raccolte di piante, che inviava al console inglese a Canton. Di ritorno a Parigi, incontrò il padre David, che lo convinse a indirizzare le sue raccolte al Museo nazionale, dove sarebbero state studiate da Franchet. Ritornato in Cina nel 1882 e assegnato in missione nelle montagne dello Yunnan, Delavay si innamorò di questa regione e della sua ricchissima flora. Il suo contributo è tale da meritare un articolo a parte; vorrei per ora accennare alle incredibili dimensioni delle sue raccolte: non meno di 200.000 esemplari, con oltre 4000 specie, in gran parte alpine, 1500 delle quali nuove per la scienza. I nostri giardini devono moltissimo a questo grande raccoglitore, che è onorato dal genere Delavaya e da dozzine di specie tra cui Abies delavayiLigustrum delavayanumMagnolia delavayiOsmanthus delavayiPaeonia delavayiThalictrum delavayi.

 

  

 

Bibliografia

Archives des Missions Etrangères de Paris, https://archives.mepasie.org/fr/rechercher

Les Missionaires et la Botanique (1800-1950), http://hortus.acl.free.fr/spip.php?article269

D. Hong, S. Blackmore, The Plants of China, Cambridge University Press 2015