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La grammatica dei nomi celebrativi

La grammatica dei nomi celebrativi

 

Silvia Fogliato

 

 

Allionia incarnata da Wikipedia

Abbiamo già visto in un articolo precedente come si formano i nomi botanici. Osserviamo ora più da vicino i nomi celebrativi, detti anche eponimici o commemorativi, ovvero le numerosissime denominazioni di genere e specie che ricordano una o più persone, ad esempio per i nomi generici DahliaCamelliaMagnoliaBegonia e per i nomi specifici linnaeanuslinnaeiclusianusclusi.

Iniziamo con i nomi generici. Si tratta ovviamente di sostantivi, solitamente femminili, derivati per lo più dal cognome del dedicatario con l’aggiunta di un suffisso, in base al seguente schema:

  • ai nomi in vocale (eccetto a) si aggiunge -aBlumea, da Carl Ludwig BlumeAllionia, da Carlo AllioniBerteroa, da Carlo Giuseppe BerteroCattleya, da William Cattley;
  • ai nomi in -a secondo le regole si aggiunge -eaPenea, da Pierre Pena. In realtà le eccezioni sono moltissime: in alcuni casi il nome resta invariato (Maranta, da Bartolomeo Maranta), in altri prende -ia (Molinia, da Juan Ignacio Molina);
  • in nomi in -ea rimangono invariati: Correa, da José Correia da Serra, noto come abate Correa;
  • i nomi in consonante aggiungono -iaThunbergia, da Carl Peter ThunbergMagnolia, da Pierre Magnol;
  • i nomi in -er aggiungono -aGerbera, da Trautgott Gerber; se il nome finisce in -der, spesso la e cade (Solandra, da Daniel Solander). Anche in questo caso le eccezioni sono frequenti: Lagerstroemia, da Magnus Lagestroem

 

Bisogna inoltre considerare che fino almeno all’inizio dell’Ottocento gli studiosi non solo scrivevano le loro opere naturalistiche o mediche in latino, ma usavano latinizzare il proprio nome. In questo caso, il suffisso -a sostituisce -us del cognome: Linnaea, da Linnaeus (Carl von Linné); Clusia, da Clusius (Charles de L’Ecluse); Camellia, da Camellius (Georg Joseph Kamel); Plumeria, da Plumerius (Charles Plumier). In alcuni casi, il nome latinizzato può essere abbastanza lontano da quello originario, di cui a volte è un adattamento fonetico, a volte è addirittura una traduzione: Guilandina, da Guilandinus (Melchior Wiland); Tabaernemontana, da Tabaernemontanus (Jakob Dietrich di Bergs Tabern, “taverna di montagna”).

Talvolta il nome che uscirebbe applicando rigorosamente le regole è talmente cacofonico che il creatore preferisce dargli una sistemata; così, il grande botanico Joseph Pitton de Tournefort, quando durante la spedizione in Levante il compagno di avventure Andreas Gundelsheimer trovò una nuova specie di Asteracea, decise in accordo con lui che si sarebbe chiamata Gundelia, ribattezzando l’amico su due piedi Gundelius (purtroppo, in genere i botanici non si fanno questi scrupoli…).

 

Strelitzia reginae da Wikipedia

I nomi generici celebrativi, si è detto, derivano dai cognomi. Fanno però eccezione i regnanti, per i quali solitamente si parte dal nome personale anch’esso in genere latinizzato: Victoria (ovvero la regina Vittoria d’Inghliterra), Gustavia (Gustavo II di Svezia), Aloysia (Maria Luisa di Spagna), Lodoicea (Luigi XV di Francia). Eccezione dell’eccezione, alcuni nomi di sovrane derivati invece dal casato: Strelitzia (Carlotta di Mecklemburg-Strelitz, regina di Gran Bretagna), Lapageria (Josephine Tacher de la Pagerie, ovvero l’imperatrice Giuseppina).

L’ultimo esempio ci introduce alle gioie e ai dolori dei nomi con prefissi e particelle nobiliari; in questo caso, davvero, succede di tutto: Vanhouttea da Louis van Houtte, ma Berkheya, da Jan (Johan) Le Francq van BerkheyDeclieuxia, da Gabriel-Mathieu d'Erchigny de Clieu (o Desclieux) ma Vriesea da Hugo de VriesLobelia, da Mathias de L’Obel, ma Billardiera, da Julien de La Billardière.

Con i nobili, che spesso sfoggiavano una sfilza di cognomi e titoli, quale scegliere? In genere il più noto, così che talvolta prevale il casato, come per Gaillardia, da Antoine René Gaillard de Charentonneau, talvolta un titolo, come per Brillantaisia, da Louis-Marie Marion de la Brillantais. Avere più nomi permette per altro dediche multiple, come nel caso John Stuart terzo Earl di Bute, celebrato dagli splendidi generi Stewardia e Butea.

 

 

Ricordo infatti che le regole prevedono che ogni nome botanico sia unico, dunque non è possibile che due generi abbiano lo stesso nome; se, come è spesso successo, la stessa denominazione è stata usata per piante diverse, una sola è valida (solitamente la più antica, secondo la regola della priorità). Dunque, se si vuole dedicare un altro genere a un botanico illustre oppure a una persona con un cognome molto comune (poniamo Smith o Brown) o comunque già usato in precedenza, bisogna ricorrere a qualche espediente.

Ad esempio, sempre che sia libero, si può usare il nome di battesimo: così il grande Adolphe de Brongniart, padre della paleobotanica, è celebrato sia da Brongniartia sia da Adolphia. Alphonsea ricorda Alphonse Louis Pierre Pyrame de Candolle, per distinguersi da Candollea (oggi non più valido), dedicato al padre Augustin Pyramus de Candolle; e a suo figlio, Casimir Pyramus de Candolle, terzo di questa illustre dinastia di botanici svizzere, è toccato Casimirella. A volte, si usano insieme nome e cognome, come per le Apocynaceae Edithcolea (per Edith Cole) o Larryleachia (per Leslie “Larry” Leach).

Con Casimirella, vediamo in azione un altro meccanismo. In effetti, il nome Casimiroa (già usato per celebrare il patriota messicano Casimiro Gomez), non era più disponibile e toccò usare un ulteriore espediente: ricorrere a un suffisso diverso. I più comuni sono appunto -ella (usato in particolare per piante erbacee, ad esempio accanto a Monarda abbiamo Monardella, entrambi in onore di Nicolas Monardes); -anthus (dal gr. anthos,. “fiore”), adatto per piante con fiori vistosi, ad esempio Beccarianthus, uno dei numerosi generi dedicati al grande botanico e esploratore toscano Odoardo Beccari; -opsis (“con aspetto simile a”, ad esempio Kalmiopsis che affianca Kalmia, entrambi omaggio a Pehr Kalm); -dendron (dal gr. dendron, “albero”, ad esempio Blumeodendron, che affianca Blumea e Blumeopsis, tutti per Carl Ludwig Blume); thamnus (dal gr. thamnos, cespuglio, arbusto, ad esempio Darwiniothamus, uno dei tanti generi dedicati a Charles Darwin). Piante speciali hanno suffissi speciali: -orchis per le orchidee (Smithorchis, per William Wright Smith); -phoenix per le palme (Brassiophoenix, per Len Brass); -acanthus per le acantacee (Kudacanthus per Yushun Kudô). Alle volte l’intento celebrativo è palese: in Mocinnodaphne, letteralmente “alloro di Mociño”, -daphne non allude solo alla famiglia delle Lauraceae, ma vuole anche essere una corona d’alloro metaforica per José Mariano Mociño, pioniere della botanica messicana. Un caso simile è Sargentodoxa, letteralmente “gloria di Sargent”, un omaggio a Charles Sprague Sargent, il fondatore dell’Arnold Arboretum.

 

Carludovica palmata da Wikipedia

Più raramente compaiono prefissi o suffissi che fanno riferimento a un’area geografica: numerosi i nomi che iniziano con sino-, “proveniente dalla Cina”, come Sinofranchetia, per lo specialista di piante cinesi Adrien René Franchet. Talvolta viene usato il prefisso neo- “nuovo” (ad esempio Neoregelia, che affianca Regelia in onore di Eduard August von Regel), spesso utilizzato per sostituire un nome non più valido: è il caso di Neosieversia che sostituisce l’obsoleto Sieversia (entrambi per Johann Erasmus Sievers). In qualche caso si ricorre persino all’enigmistica: Legenere è l’anagramma di (Edward) Lee GreeneLeidesia è ricavato dall’anagramma del cognome di Christoph Friederich Seidel.

Infine, vorrei ricordare che in qualche caso (in verità non frequente) un nome celebrativo può essere formato dall’unione (o dalla crasi) dei nomi di due dedicatari, come Carludovica (per Carlo IV di Spagna e sua moglie Maria Luisa); Kuhlhasseltia, il commovente nome di un genere di orchidee che ricorda i botanici Kuhl e Hasselt, morti giovanissimi e sepolti nella stessa tomba; oppure White-sloanea, dedicata meno romanticamente a due compagni di lavoro, gli specialisti di succulente Alain Campbell White e Boyd Lincoln Sloane.