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Il cielo sopra Capannori

 

 

alieni a Lucca

Il cielo sopra Capannori

 

Luciano Luciani

 

 

Chissà cosa aveva davvero in mente Carlo Fruttero (1926 - 2012), quando, più di mezzo secolo or sono, nella prima metà dei Sessanta, si produsse nella famosa battuta “A Lucca, mai!”

Ma mai cosa?

Per essere più precisi e quasi parafrasando le parole dello scrittore, direttore di importanti collane editoriali e autorevole giornalista torinese, un disco volante poteva atterrare in qualunque parte del mondo. A New York o a Londra, a Pechino o a Mosca, trai ghiacci dei Poli o nei deserti disseminati ai due emisferi: questo sarebbe stato ragionevole e plausibile. Lo stesso disco volante, però, non sarebbe mai potuto atterrare a Lucca. Fuor di metafora, l’affermazione di Fruttero, maître à penser di una sempre più diffusa e pervasiva industria cultural/editoriale, stava brutalmente a indicare l’impraticabilità, a suo parere, di una via italiana alla fantascienza: un giudizio tranchant che aveva nel mirino non tanto gli spaventevoli e minacciosi extraterrestri quanto la pattuglietta degli scrittori italiani di esse/effe che proprio in quegli anni si andava facendo sempre più vivace, numerosa, credibile.

Quella dichiarazione e la rilevanza del personaggio, allora direttore dei “Romanzi di Urania” e compilatore di antologie che avevano straordinariamente favorito la diffusione di temi e la conoscenza di numerosi e significativio autori stranieri, bloccarono sul nascere lo sviluppo di una narrativa italiana di fantascienza. Quella boutade, ribadita poi in più di un’occasione dallo stesso Fruttero, dette il via a una vera e propria “sindrome di Lucca” che ha condizionato - e pesantemente - orientamenti e scelte di editori, lettori, autori.

Chissà cosa aveva davvero in mente Carlo Fruttero...

Fu il suo, forse, un rigurgito di provincialismo culturale di un letterato e un organizzatore di cultura tutt’altro che provinciale? Forse agirono le non troppo nobili preoccupazioni della bottega mondadoriana che vedeva come fumo agli occhi l’aggressiva concorrenza di altre case editrici che pubblicavano fantascienza e avevano cominciato con successo a puntare sugli autori “tricolori”? Forse, forse…
Autore, traduttore ed editore di effe/esse, Ugo Malaguti (1945), che come scrittore emergente visse in prima persona quella vicenda, l’ha interpretata così: “Carlo Fruttero è una persona di squisita cultura e di grande spirito, ma ciò non toglie che quella volta disse una notevole scempiaggine, rafforzata dal fatto che la rivista da lui diretta, “Urania”, aveva allora il quasi completo il monopolio del pubblico. Quella frase, però, fu anche uno dei motivi per cui “Urania” perse quel monopolio. Tradizione, cultura, esperienza e civiltà dicono che gli italiani - o gli europei in genere - possono scrivere science fiction, anche e soprattutto a Lucca. Prova ne sia che Fruttero in quel periodo scriveva alcune buone storie di fantascienza, anche se le pubblicava sotto pseudonimo americano. Non di scelta culturale si trattava, quindi, ma di timore di remare controcorrente rispetto a una comprovata esterofilia del pubblico” 
Tant’è. Quell’intervento e quel magistero, così autorevoli, si rivelarono devastanti per l’attività di tanti giovani autori: altrettanto piombo per le loro ancora fragili ali. Tante vicende personali e alcuni destini collettivi ne risultarono deviati, distorti, straniti... E la fantascienza italiana venne strozzata, ancora bambina, nella culla.

Diatribe ormai sbiadite, di un tempo lontano. Da allora è trascorso più di mezzo secolo e a Lucca non si sono mai dati atterraggi di dischi volanti. Avvistamenti invece sì, addirittura due in questo primo scorcio di 2018. Non a Lucca, però, ma a Capannori, il cui cielo sembra essere ben popolato di UFO: nella ormai annosa disputa circa la superiorità tra la Città Murata e l’Orto di Casa, i marziani sembrano avere decisamente optato per quest’ultimo.