raccolte cd
timberland euro, timberland uomo 6 inch stivali, timberland uomo barca stivali, timberland uomo earthkeepers, timberland uomo euro hiker stivali, timberland uomo nellie chukka, timberland uomo rotolo top stivali, timberland uomo scarpe da spiaggia, timberland donna 6 inch stivali
Recensioni 2016

Che cos’è reale? La scomparsa di Majorana ® La fisica della vita ® Il certificato come sevizia ® L’ultimo libro di Odino Raffaelli

 

 



 

 

Giorgio Agamben, Che cos’è reale? La scomparsa di Majorana, Neri Pozza, 2016

Giorgio Agamben, Che cos’è reale? La scomparsa di Majorana, Neri Pozza, 2016

 

In un saggio breve, di cui le ultime 25 pag. contengono l’ultimo articolo scritto da Ettore Majorana (pubblicato solo 4 anni dopo la sua scomparsa), Agamben affronta, sulle orme di Sciascia (La scomparsa di Majorana, 1975), la misteriosa sparizione del giovane fisico. Nel 1938, quando fece perdere per sempre le sue tracce, o forse si uccise, Majorana aveva 32 anni, frequentava il gruppo di via Panisperna (si era laureato sotto la direzione di Fermi) e aveva conosciuto  durante un soggiorno tedesco W. Heisenberg e Niels Bohr. I suoi studi e i suoi interessi riguardavano strettamente la questione – tuttora non risolta in modo del tutto soddisfacente - del rapporto, o dell’unificazione possibile, tra la teoria generale della relatività e la meccanica quantistica.  Dagli studi sulla decadenza dell’atomo furono sviluppati, nel giro di pochi anni, gli esperimenti che sfociarono nella produzione della prima bomba atomica e nella verifica sperimentale della sua potenza distruttiva a Hiroshima e Nagasaki; che concluse, con altissimi costi umani, una guerra mondiale già di suo molto lunga e distruttiva.

L’ipotesi di Sciascia è che proprio la previsione dell’approdo finale degli esperimenti sulla scissione del nucleo atomico avesse indotto il giovane fisico a scomparire volontariamente, per una sorta di rifiuto etico a collaborare, sia pure per mera passione scientifica, a produrre un’arma così terribile.

Diversa l’ipotesi di Agamben. Per lui la scomparsa del giovane fisico (volontaria, con ogni probabilità, che si sia trattato di suicidio o di un’operazione di definitivo nascondimento perfettamente riuscita) sarebbe collegata piuttosto a una problematica metafisica, o esistenziale, che non a dubbi di tipo etico sull’uso dei risultati scientifici.

Agamben collega strettamente la scomparsa di Maiorana ad alcuni dei temi che questi affronta in quell’ultimo articolo, pubblicato postumo.  In esso, (destinato originariamente a una rivista di sociologia ma poi ritirato dall’autore, e pubblicato nel 1942 dalla rivista Scientia) si tratta, in termini rigorosi ma resi comprensibili al massimo per i lettori non specialisti, del rapporto tra modello di conoscenza legato alla fisica classica e sue applicazioni alle scienze sociali. La cultura positivistica aveva molto insistito sulla necessità di leggere anche il mondo umano e sociale nei termini rigorosi della fisica newtoniana, il che produsse, tra gli ultimi decenni dell’800 e i primi del ‘900, la diffusione di una concezione fortemente deterministica del mondo umano. Integrata poi con un’interpretazione altrettanto meccanicistica del darwinismo, ne derivarono molte estrapolazioni arbitrarie e anche pericolose: basta pensare alla concezione  dello scontro tra le classi e le nazioni basato esclusivamente sui rapporti di forza, all’idea della guerra come strumento di selezione del più forte, legittimato al dominio; al versante ideologico del colonialismo, alle teorie e pratiche eugenetiche, adottate non solo dalla Germania di Hitler, ma ancora, vari anni dopo la fine della II guerra mondiale, dalle democrazie scandinave e dagli stessi USA.

La fisica relativistica aveva già fortemente incrinato questa visione del mondo, ma se ciò era chiaro agli scienziati non lo fu altrettanto immediatamente per filosofi, sociologi e ideologi di tutti i tipi.  Per i quali anzi servì essenzialmente a giustificare svariate concezioni soggettivistiche, in cui il singolo e la sua capacità di piegare al proprio volere gli altri, e le stesse leggi, trovavano una dignità concettuale prima impensabile.

Nel giro di pochi anni, agli elementi di presunta incertezza introdotti dalla relatività si aggiunsero le ipotesi della meccanica quantistica. In sostanza - almeno dal lato del senso comune - ,questa affermava che la realtà materiale , a livello atomico e subatomico, poteva essere rigorosamente descritta da una concezione ondulatoria o da una concezione atomistica, particellare, della materia stessa. L’una o l’altra lettura- e le corrispondenti equazioni- potevano essere più o meno funzionali a interpretare una situazione sottostante, che rimaneva, nella sua oggettività, indecidibile.

A questi elementi-che tendono a spostare la causalità fisica e la prevedibilità dei fenomeni a partire dalle cause in ambito probabilistico e statistico- si aggiungono i risultati delle osservazioni e dei calcoli d Heisemberg, da cui si ricava l’informazione che lo scienziato- osservatore, nel momento in cui predispone le condizioni di un esperimento come quando ne ricava dei dati misurabili come risultato, immette inevitabilmente degli elementi di perturbazione nel sistema che sta osservando, cioè lo modifica:

Il risultato di qualunque misura sembra perciò riguardare piuttosto lo stato in cui il sistema viene portato nel corso dell’esperimento che non quello inconoscibile in cui si trovava prima di essere perturbato” (Maiorana, Il valore delle leggi statistiche nella Fisica e nelle Scienze sociali, in Agamben, Che cosa è reale? P 75)

Secondo Agamben, sarebbe questo definitivo distacco della conoscenza scientifica dalla realtà oggettiva a mettere in crisi Maiorana. Essa implicherebbe la legittimazione di strumenti politici di dominio, o di manipolazione della realtà (in questo casa umana, piuttosto che fisica).

A questo aspetto erano già rivolte le critiche di Simone Weil (e di G. Sorel) alla svolta della fisica, ampiamente citate e riassunte nel testo. La scrittrice in un saggio (1941) dal titolo La science et nous (poi edito in Sur la science, 1966) attacca la visione del mondo sottostante la fisica quantistica in quanto sostituirebbe una mera rappresentazione mentale alla realtà materiale, che in qualche modo ha da sempre condizionato le teorie su di essa. Il caso, la probabilità calcolabile, consentirebbero di prendere decisioni a prescindere dal vincolo delle condizioni materiali. Le nozioni di energia e di lavoro, che hanno un corrispettivo concreto nel mondo economico e sociale, verrebbero a perdere ogni funzione. Ma la Weil è piuttosto interessata a filosofia, società, (e anche mistica), pur avendo un fratello matematico ed essendo amica di E. Volterra.

Tutt’altra personalità e formazione, per quel che ne sappiamo, quella di Ettore Maiorana.

Vero è che, nell’articolo sopra citato, egli insiste molto sul rischio di una scomparsa di qualunque “condizione materiale” o oggettiva nel mondo fisico.

E conclude con una frase sibillina: “Bastano quindi comuni artifici di laboratorio per preparare una catena comunque complessa e vistosa di fenomeni che sia comandata dalla disintegrazione accidentale di un solo atomo radioattivo. (…)” Alle origini dei complessi fatti umani potrebbe trovarsi un “semplice fatto vitale egualmente semplice, invisibile e imprevedibile”. Ne risulterebbe rafforzato il senso e l’utilità delle leggi statistiche “la cui interpretazione richiede un’arte speciale, non ultimo sussidio dell’arte di governo” (cit pp 77-78)

Una conclusione che poco si collega alle premesse e al corpo dell’articolo, nel quale in sostanza l’Autore riepiloga, in forma chiara ma rigorosa, la trasformazione della fisica classica con le teorie relativistica e quantistica e col principio di indeterminazione.

Secondo Agamben, l’evanescenza della realtà a contatto con i nuovi strumenti concettuali della fisica produsse, in Maiorana, l’idea che solo scomparendo, rendendosi inconoscibile, la realtà concreta può ormai render nota la sua esistenza. E la sua deliberata scomparsa sarebbe stata una specie di estrema messa in atto, provocatoria, di questa rivendicazione di realtà.

Una tesi molto opinabile, nonostante l’ampiezza e l serietà dei riferimenti utilizzati; per la maggior parte, però riferimenti di tipo più filosofico e sociologico che preso dall’ambito delle scienze della natura.

Tuttavia l libro si raccomanda per la sua brevità e chiarezza, per la presenza di un articolo di Ettore Majorana, molto chiaro anche se la conclusione ci lascia spiazzati; per la possibilità di lavorare su un tema centrale di storia della scienza in modo agile utilizzando le competenze fisiche e filosofiche di uno studente liceale medio (esisterà?), e possibilmente anche quelle dei rispettivi docenti.

E non è poco…

 

Francesca Civile

 

 

La fisica della vita

La fisica della vita

 

 

La nuova scienza della Biologia Quantistica

 

Jim Al-Khalili e Johnjoe McFadden

Bollati Boringhieri, Torino, 2015

 

Che cos’è la vita? si chiede il fisico Schrödinger in un classico libro scritto negli anni ‘40 del secolo scorso.

 Filosofi, scienziati di tutti i tempi hanno cercato una risposta a questa domanda. Ancora nessuna spiegazione soddisfacente e condivisa, nonostante i contributi importanti della biologia molecolare. L’origine e l’essenza intima della vita, nella sua interazione dinamica con l’ambiente, rimangono terreno da esplorare.

Rocce, pianeti, piante, animali, stelle, nuvole, neuroni e tutto quello che ci circonda sono fatti con lo stesso alfabeto chimico. Dove si nasconde la scintilla della vita nella materia inanimata che si organizza in un organismo vivente? Ci deve essere qualcosa di eccezionale alla base della vita, così come la conosciamo, se nessuno fino ad oggi è riuscito a costruire una cellula vivente assemblando materiale inanimato come è accaduto sulla terra primitiva. Interessante al riguardo la riflessione del grande fisico Feymann: ciò che non posso costruire non lo posso capire.

In questo saggio i due autori, un genetista molecolare e un fisico teorico, tentano una risposta, se pure parziale, al quesito di Schrödinger. Una nuova frontiera della Biologia, definita Biologia Quantistica, inserisce il mistero della vita al confine tra il mondo delle particelle elementari, governato dalle bizzarre regole della meccanica quantistica, e la fisica classica le cui regole governano il comportamento degli oggetti macroscopici che fanno parte della nostra esperienza quotidiana.

Guidati sapientemente dagli autori in un itinerario arduo e affascinante, scopriamo via via come le strane regole del mondo dei quanti, che non fanno parte della nostra esperienza diretta, siano di fatto alla base di tutta la realtà che ci circonda e di tutta la tecnologia che utilizziamo normalmente. Il mondo che vediamo intorno a noi non esisterebbe se non ci fosse questa realtà nascosta che non vediamo. Anche noi non saremmo qui. Tutto questo è sorprendente e modifica dalle fondamenta l’immagine che abbiamo dell’universo e di noi stessi.

Scopriamo che una particella, in determinate circostanze, può comportarsi come un’onda- e viceversa-come se avesse una doppia personalità, può stare in posti diversi contemporaneamente, attraversare barriere insuperabili, continuare a sentire l’effetto di un’altra particella che si è allontanata, quasi ci fosse un misterioso legame a distanza. I fisici parlano di dualità onda-particella, sovrapposizione di stati, effetto tunnel, correlazione quantistica.

Queste e altre bizzarrie del regno dei quanti a che livello e in che modo hanno a che fare con il fenomeno della vita?

Sono domande alle quali gli autori cercano di rispondere con un linguaggio chiaro e accessibile, evidenziando di volta in volta i dati acquisiti, le ipotesi da verificare, i problemi aperti, i dubbi. Tematiche che suscitano curiosità e interesse anche nel lettore che non avesse una preparazione specialistica, ma riesca in qualche modo ad orientarsi.

La straordinaria efficienza della fotosintesi, il senso di orientamento degli uccelli sulle lunghe distanze, i sofisticati meccanismi dell’attività enzimatica, le dinamiche della trasmissione ereditaria, la sintesi di alcune biomolecole fondamentali, e magari altri processi che avvengono nel cuore della cellula, potrebbero avere a che fare con le strane regole del mondo dei quanti. Si è visto che in molte reazioni biochimiche che avvengono a livello atomico, entrano in gioco fenomeni quantistici, nonostante l’ambiente cellulare caldo, umido, con molecole in continuo movimento, sembri inadatto alla realizzazione di effetti quantistici.

Al disordine dell’ambiente cellulare si contrappone l’ordinata struttura degli enzimi. Queste prodigiose e inimitabili macchine molecolari, che rendono possibile la vita, con passaggi precisi e coordinati spostano elettroni, protoni, atomi all’interno delle molecole o tra le molecole.

Tutto questo chiama in causa il mondo dei quanti.

Oggi, sostengono gli autori, si comincia a capire quale risposta si può dare alla domanda di Schrödinger: che cos’è la vita?

Nella citazione conclusiva cogliamo lo spirito che anima gli autori di questo bel saggio:

 

non so cosa il mondo pensi di me, ma io mi vedo come un bambino che gioca sulla spiaggia, e si diverte a trovare, ogni tanto, un sasso più liscio, o una conchiglia più bella del solito, mentre l’enorme oceano della verità rimane sconosciuto, davanti ai miei occhi.

 

                                    Isaac Newton

 

 

ALTRI LIBRI

 

   1.       Approcci diversi al problema dell’origine, dell’evoluzione, del significato della vita

 

Alle origini della vita di Christian De Duve Bollati Boringhieri, Torino, 2011

 

Cosa è la vita? Una nuova indagine nell’era della biologia artificiale di Ed Regis Zanichelli (chiavi di lettura), Bologna, 2014

 

- I marziani siamo noi Un filo rosso dal Big Bang alla vita di Giovanni F. Bignami Zanichelli (chiavi di lettura), Bologna, 2014

 

- La musica della vita La biologia oltre la genetica di Denis Noble Bollati Boringhieri, Torino,2009

 

-Gli ingranaggi di Dio Dal caos molecolare alla vita di Peter M. Hoffmann Bollati Boringhieri, Torino,2014

 

-Filosofia della biologia di Peter M. Hoffmann Andrea Borghini-Elena Casetta Carocci editore, Roma, 2013

 

 

    2.        Conquiste, sfide, orizzonti della fisica dei quanti

 

- La realtà non è come ci appare La struttura elementare delle cose di Carlo Rovelli Cortina (Scienza e Idee), Milano,2014

 

- La fisica del futuro Come la scienza cambierà il destino dell’umanità e la nostra identità entro il 2100 di Michio Kaku Codice Editore, Torino, 2012

 

 -Ogni cosa è indeterminata La rivoluzione dei quanti dal gatto di Schrödinger a David Foster Wallace di Robert P. Crease e Alfred Scharff Goldhaber Codice edizioni, Torino, 2015

 

- Fisica quantistica per poeti di Peter M. Hoffmann Leon M. Ledermann e Christopher T. Hill Bollati Boringhieri, Torino,2013

 

 

   3.        Grandi protagonisti. Storie di vita e di scienza

 

- Erwin Schrödinger La vita, gli amori e la rivoluzione quantistica di John Gribbin Edizioni Dedalo, Bari, 2013

 

-Ritratti di scienziati geniali I fisici del XX secolo di Abraham Pais Bollati Borighieri, Torino, 2007, 2012

 

- I quanti e la vita Unità della natura.Unità della conoscenza Niels Bohr Bollati Borighieri, Torino, 1965, 2012

 

- La nascita imperfetta delle cose La grande corsa alla particella di Dio e la nuova fisica che cambierà il mondo di Guido Tonelli Rizzoli, Milano, 2016

 

 

 

 

 

 

 

 

Lucia Torricelli

 

 

 

 

 


 

 

 

 

Il certificato come sevizia

Giorgio Ferigo 

Il certificato come sevizia - L'igiene Pubblica tra irrazionalità e irrilevanza 

Ass.Cult. "Giorgio Ferigo" FORUM

 

Stampato per la prima volta nel 2001 ristampato nel 2014 con prefazione di Giovani Pianosi come omaggio “all’amico trovato troppo tardi e perduto troppo presto”.

Proprio dalla prefazione: “Si può dire che in Italia, la lotta alla burocrazia sia da sempre un questione all’ordine del giorno, con i bei risultati che ognuno può agevolmente verificare da sé”. Forse perché tra le peculiarità del nostro paese c’è anche quella di avere uno stano modo di lottare contro la burocrazia per cui non è affatto raro che le misure di semplificazione introdotte si rivelano più complicate di quelle che vanno a sostituire o cui, spesso, si aggiungono.

Il testo di 174 pagine è introdotto dall’Autore, seguono tre capitoli:

1-    Il certificato come sevizia, 2- Stupidezzi e altri stupidezzi, 3- Da TULS a caos.

“Le mignatte ad esempio” apre il tema con l’inizio che lascia poco spazio al dubbio: “Molti dei certificati sanitari richiesti al cittadino non hanno alcun significato sanitario.” Nel corso dello scritto dimostrerà che un “certificato coincida o si approssimi alla realtà è una eventualità remota, la sua efficacia è generalmente nulla; il suo scopo è la trasformazione del facile in difficile tramite l’inutile; ottenerne uno si risolve in infiustificata perdita di tempo, ingiustificati prelievi di liquidi organici, ingiustificato esborso di denaro da parte del certificando ed ingiustificata umiliazione del certificatore.” I certificati medici e sanitari non debbono essere sostituiti: debbono essere aboliti, puramente e semplicemente. Segue la descrizione dettagliata dell’uso delle mignatte attraverso i millenni. E l’uso del salasso si è mantenuto in auge poiché “l’onere della prova (della sua dannosa inutilità) spettava esclusivamente a coloro che ne combattevano l’uso”.

Tra il salasso e le certificazioni ci sono somiglianze e differenze. Arriva quindi “l’ormai mitologico” Certificato di Sana & Robusta costituzione fisica per andare a dimostrare che: costituzionalismo sta a Sana & Robusta, come l’umoralismo (regolato dalle sanguisughe) stava al salasso. Il medico che è davanti a voi e vi sta compilando l’agognato certificato non ha assolutamente idea di che cosa sia la “sana e robusta costituzione”.

Nel libro sono analiticamente esaminati alcuni dei certificati che gli italiani sono costretti a produrre per completare le richieste di lavoro, di trasferimento, richiesta di altri documenti, per mettere in evidenza “l’inconsistenza razionale, l’indimostrabilità scientifica e l’inefficacia pratica.”

Ricco di pagine spassose quanto tristissime dal momento che quanto scrive non è una divertente presa in giro inventata di sana pianta per rallegrare il lettore, ma l’elenco dei tipi partoriti dai riferimenti ufficiali tratti dall’ideale estetico delle statue greche del periodo classico.

L’analisi prosegue in modo puntiglioso e implacabile fino a far gridare “basta così” al più paziente dei lettori ormai arciconvinto della stupidità del certificato in questione e di tutte le sue variazioni, semplificazioni, adattamenti che invece di riuscire a definire e ridurre alla inutile ragionevolezza, complicano sempre più rendendo il compito del medico certificante semplicemente impossibile dal raggiungere un qualunque risultato sensato.

“Nonostante l’analisi minuziosa, il libro non è esaustivo delle scemenze che la Medicina pubblica è costretta ad esercitare. Si tratta di un caso di analisi infinita e questo libro non può essere che in progress.”

Il titolo del capitolo 2 suona nel modo seguente; Note molto serie su un certificato molto comico: il libretto sanitario per alimentaristi.

Il resto prosegue nella disamina dei diversi settori di cui si occupa l’Igiene pubblica: edilizia privata e pubblica, test sierologici, certificati di iscrizione ai registri di varie occupazioni, per i requisiti visivi per l’uso delle armi da fuoco, la patente, l’accettazione alle colonie, per i pollaii…

Libro godibilissimo purchè non si prenda sul serio, purtroppo si deve prendere sul serio perché son tutti impicci veri che complicano la vita senza togliere preoccupazioni o responsabilità a nessuno né ai cittadini consumatori, né agli esercenti di una macelleria, di una pasticceria: a niente e nessuno. L’inutilità diventata un sistema vessatorio.

Scritto molto bene con ironia e una messe di dati che portano alla conclusione che c’è un disegno dell’uomo (italiano) che tende a rendere la vita molto più inutilmente complicata di quel che naturalmente sarebbe. Sarebbe una gran cosa se riuscissimo a toglierci di torno tutti questi stupidi ostacoli potendo dedicare il nostro tempo, la nostra cultura e il nostro cervello a cercare di superare gli ostacoli veri che si frappongono tra noi e una vita piena e responsabile, non tra il conseguimento del certificato di sana e robusta costituzione che consenti di superare un ufficio che rilascia un altro certificato che permette di richiedere il permesso per ottenerne un altro.

 

Giorgio Ferigo, Medico del lavoro e igienista della Sanità pubblica, è scomparso nel 2007. Ha descritto con ironia la sua professione lottando contro la burocrazia sanitaria.

 

V.T. 

 

 


 

 

Il grano dal chicco al pane

L’ultimo libro di Odino Raffaelli

 

Dal grano al pane

 

 

Giovanotto del secolo scorso, Odino Raffaelli, classe 1931, apprezzato scrittore auto biografico (Una carezza sui ricordi, 2009; Una valigia sull’acqua, 2010; La folaga, 2012; Profumo di città, 2013, libri tutti pubblicati nella collana “cartacarbone”, per Daris Lucca) è impegnato da tempo in una dura fatica: contrastare l’oblio e la smemoratezza di uomini, fatti e anche oggetti di appena ieri. Al centro dei suoi interessi, narrativi e documentari, l’antropologia del popolo della montagna, nel caso specifico quello di Ligonchio nell’Appennino reggiano, dove è nato e ha trascorso gli anni fondativi della fanciullezza e della prima adolescenza: un’umanità semplice, elementare le cui manifestazioni erano scandite dai cicli stagionali e l’esistenza segnata da dure, difficili, ormai desuete, condizioni materiali di lavoro e di esistenza.

Descrivendo le fatiche e le complessità che intervenivano sino a non molto tempo fa nella produzione del pane, quei saperi e sapori antichi ma ancora persistenti, Odino Raffaelli racconta un mondo che non c’è più e che non sembra destinato a tornare a meno di qualche apocalisse da medioevo prossimo venturo: motivo di più, si potrebbe dire, per farne memoria. Perché, venendo progressivamente a mancare la generazione nata tra gli anni compresi tra le due terribili, tragiche guerre del “secolo breve”, con essa sparirà anche il ricordo di quelle donne e quegli uomini che faticosamente, ma con tenacia, intelligenza e pratico buon senso, riuscivano a strappare alla terra, anche la più aspra, anche la più avara, il pane quotidiano e anche qualcosa di più, per sè e per gli altri.

Oggi, quando mille rughe sembrano bruttare la facciata ottimistica del nuovo a ogni costo, oggi che non siamo più così sicuri di noi stessi e della direzione e del significato di certe presunte modernità, ci accade spesso di sentirci disorientati e smarriti. E allora torniamo a ricercare le abitudini, i colori, i sapori, i suoni di una volta. In questo recupero di un passato importante che poi, in fondo, è appena dietro le nostre spalle, ci aiutano anche alcuni piccoli libri come questo di Odino Raffaelli, Il grano: dal chicco al pane. Sulle montagne dell’Appennino Reggiano, scritto intingendo il pennino nell’inchiostro della “simpatia piena d’amore” per il mondo di ieri e del ricordo. Perché, se “la maledizione degli uomini è che essi dimenticano”, l’unico antidoto possibile a tale disgrazia è ricordare, ovvero tornare di nuovo a battere le strade del cuore.

 

Luciano Luciani

  

Odino Raffaelli, Il grano: dal chicco al pane. Sulle montagne dell’Appennino reggiano, La Grafica Pisana / Nodino, La memoria delle cose, pp. 64, Bientina (Pi), Euro 6,00