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Alla scoperta della flora canaria: 3. Il Diccionario de Historia natural di José Viera y Clavijo

Alla scoperta della flora canaria: 3. Il Diccionario de Historia natural di José Viera y Clavijo

 

Silvia Fogliato

  

Negli anni ’50 del Novecento, all’atto della fondazione del Jardin canario di Tafira alta (Gran Canaria),

dedicato prevalentemente alla flora dell’arcipelago, venne deciso di dargli il nome di José de Viera y Clavijo

(1731-1813), il più illustre esponente dell’illuminismo canario, pioniere e divulgatore delle scienze naturali

nelle isole, nonché il primo ad auspicare la creazione di un orto botanico riservato alle loro piante. Non è il

solo onore riservato a questo personaggio: a partire dal 2006, il 21 gennaio, anniversario della sua morte, è

il “giorno della letteratura delle Canarie”, a sottolinearne la poliedricità.

 

Un sacerdote illuminato ed ecclettico

 

. 1 Ritratto di Viera y Clavijo in vecchiaia; in basso, libri ed esemplari naturali alludono ai suoi poliedrici interessi, mentre la maschera e Cupido stanno a rappresentare le sue opere teatrali e poetiche

Poligrafo, cultore di molti rami delle scienze umane e naturali, didatta e divulgatore, Viera y Clavijo [fig. 1] è una tipica figura dell’Illuminismo, caratterizzato da una parte dall’inestinguibile sete di conoscenza, dall’altra dal desiderio di contribuire alla pubblica felicità attraverso la divulgazione del sapere. Egli nacque come José Antonio del Álamo Clavijo in una modesta casa di Realejo nell’isola di Tenerife, di cui il padre era alcalde; presto però quest’ultimo fu nominato scrivano a Puerto de La Orotava (attuale Puerto de la Cruz) e vi si trasferì con la famiglia che, oltre a José, comprendeva altri nove figli. Il bimbo crebbe così in questa vivace cittadina, il maggiore porto delle isole, punto preferito d’attracco delle navi, dei prodotti (e delle dee) giunti dall’Europa. Studiò teologia e filosofia scolastica presso il convento di Santo Domingo di La Orotava, dimostrando la sua curiosità e il suo genio precoce, nonché un certo anticonformismo: fin da bambino scriveva versi e a 14 anni, affascinato dalla lettura del romanzo picaresco Guzmán de Alfarache de Mateo Alemán, scrisse a sua volta un romanzo in quello stile, ambientandolo però a Tenerife.

Nato in una famiglia che già contava molti sacerdoti, fin da adolescente fu destinato alla Chiesa. Già a 13 anni, nel 1745, ricevette la tonsura e gli ordini minori, nel 1753 divenne sottodiacono, nel 1755 diacono e infine nel 1756 fu ordinato sacerdote. Lo stesso anno, come parroco della chiesa di Nuestra Señora de los Remedios, si trasferì con la famiglia a San Cristóbal de La Laguna, sede dell’arcivescovo e all’epoca capitale dell’arcipelago. Subito si affermò come predicatore alla moda, attirando da una parte l’attenzione dell’Inquisizione, che lo ammonì per il suo spirito troppo aperto, dall’altra della buona società e dei circoli intellettuali di Tenerife. Divenne un membro di spicco dell’accademia privata che si riuniva nel palazzo di Tomás de Nava Grimón, marchese di Villanueva del Prado, nota come “tertulia de Nava”; grazie alle discussioni con gli amici della tertulia e alla fornitissima e aggiornata biblioteca del marchese, Viera si accostò all’illuminismo francese, divenendo un grande ammiratore di Voltaire e Rousseau; importante fu

anche la lettura delle opere di un altro sacerdote illuminato, Benito Jerónimo Feijoo, grande difensore della libertà di pensiero.

 

2 Il frontespizio del primo volume della grande opera di Viera y Clavijo sulla storia delle Canarie  

Oltre a curare il Papel hebdomadario, una sorta di periodico manoscritto diffuso tra i frequentatori della tertulia (nel 1758 ne uscirono 50 numeri ed è considerato il primo giornale dell’arcipelago), scriveva sermoni e altri testi ecclesiastici, poesie di contenuto molto vario e approfondiva lo studio della storia delle Canarie. La prima delle oltre 160 opere di diversissimi argomenti che avrebbe pubblicato è El Jardín de las Hespéridas. Representación alegórica de las Islas Canarias (1760); nel 1762 iniziò a scrivere Noticias de la historia general de las Islas de Canaria, per pubblicare il primo volume del quale nel 1770 si trasferì a Madrid. [fig. 2] Iniziò così la seconda tappa della sua vita, che lo avrebbe tenuto lontano dall’arcipelago per quasi quindici

anni. Nella capitale iberica Viera trovò impiego come precettore del figlio di un altro aristocratico illuminato, il marchese di Santa Cruz, direttore della Reale Accademia spagnola, che divenne anche uno dei finanziatori dell’ambiziosa e costosa Noticias de la historia general de las Islas de Canaria (alla spesa concorsero il marchese di Villanueva e altri membri della Tertulia de Nava e lo stesso organo amministrativo – Cabildo – dell’isola di Tenerife). In quattro volumi, usciti tra il 1772 e il 1783, l’opera tratta la storia dell’arcipelago dalla antichità classica al 1775; l’esposizione è cronologica e storiografica, ma molte sono le digressioni, una delle quali è dedicata al famoso albero Garoé di El Hierro.

La pubblicazione del primo volume guadagnò a Viera l’ammissione all’Accademia reale di storia. Negli anni madrileni, accompagnò il marchese in diversi viaggi e missioni in Andalusia e nella Mancia; ma la grande avventura iniziò nel giugno 1777, quando, diretta in Francia, partì una comitiva formata dal nuovo ambasciatore spagnolo a Parigi, il conte Fernán Núñez, da un fratello del marchese di Santa Cruz, dal figlio del marchese, dal suo precettore (ovvero Viera y Clavijo), dai duchi dell’Infantado e dai loro figli, accompagnati dal loro precettore. Quest’ultimo era il giovane abate Antonio José Cavanilles (1745-1804), che sarebbe diventato un grande amico di Viera, nonché il più importante botanico iberico dell’epoca.

A Parigi, i due precettori ed ecclesiastici scoprirono le scienze naturali. Entrambi erano di casa al Jardin du Roi, ma mentre Cavanilles divenne allievo di Antone Laurent de Jussieu e si specializzò nella tassonomia delle piante, il più ecclettico Viera seguì le lezioni di Jacques-Christophe Valmont de Bomare, autore di Dictionnaire raisonné universel d’histoire naturelle, e si appassionò soprattutto di chimica e degli esperimenti sui gas di Sigaud de Lafond. Fu il momento più produttivo del suo gran tour; a Parigi assisté con l’amico Cavanilles a una seduta dell’Académie, frequentò i salotti e incontrò alcune delle grandi personalità dell’illuminismo e della scienza, da d’Alembert a Condillac. Poi il viaggio proseguì. Nel 1778 accompagnò il suo pupillo in Fiandra e nel 1781 il marchese padre in Italia, Austria e Germania. A Vienna incontrò Jan Ingenhousz, lo scopritore della fotosintesi, nella cui casa partecipò ad alcuni esperimenti insieme al chimico e geologo Fausto Delhuyar.

Così, quando nel 1784 ritornò alle Canarie, dopo un secondo soggiorno madrileno, i suoi interessi si erano ormai allargati esponenzialmente. In qualità di arcidiacono di Fuerteventura presso la cattedrale delle Canarie, si stabilì a Las Palmas di Gran Canaria, dove sarebbe vissuto fino alla morte. Qui fondò e diresse una scuola, il Collegio di San Marcial, fu archivista e bibliotecario della cattedrale, si occupò di economia come direttore della Real Sociedad Económica de Amigos del País, creò un gabinetto naturalistico e un laboratorio dove conduceva esperimenti, e scrisse… scrisse… scrisse: traduzioni, sermoni, panegirici e trattati religiosi, diari di viaggio, una tragedia, poesie satiriche, religiose e amorose, vari poemi didascalici (uno dei quali dedicato all’aria fissa, ovvero l’anidride carbonica, un altro, Las bodas de las plantas, al sistema sessuale di Linneo), manualetti “utili” per bimbi o giovani lettori. Nonché l’opera che più ci interessa, perché si occupa anche della flora dell’arcipelago: Diccionario de historia natural. [fig. 3]

 

3 Facsimile di una pagina del manoscritto del Diccionario de historia natural  

Un’opera pionieristica, ma troppo a lungo inedita

 

Il dizionario, ispirato al modello del Dictionnaire raisonné di Valmont de Bomare, tratta in modo enciclopedico della flora, della fauna, dei minerali e dei prodotti naturali dell’arcipelago in circa mille voci. L’intento dichiarato è far conoscere le ricchezze delle isole in primo agli stessi isolani, ovvero «ispirare nella curiosità dei Canari il gusti della storia naturale»; da qui la scelta di disporre le voci in ordine alfabetico, il più facile e comodo, e di usare come lemma i nomi popolari usati nelle isole stesse, non di rado diversi da quelli castigliani. È un’opera didattica e divulgativa, che allo stesso tempo non rinuncia alla scientificità, per scrivere la quale Viera si avvalse, più che di ricerche personali, di amplissime letture.

Per quanto riguarda la botanica (le voci dedicate alle piante sono diverse centinaia), il punto di riferimento scientifico è Linneo: il nome linneano (o in mancanza e in alternativa, di altri autori) in corsivo e posto tra parentesi segue il nome volgare in grassetto; a conclusione di ogni voce, viene data la classificazione secondo il sistema di Linneo. Viera dimostra poi di conoscere bene tutto ciò che è stato scritto sulla flora canaria, dai testi secenteschi di Morison e Plukenet alle recentissime ricerche del botanico francese Pierre Marie Auguste Broussonet (1761 – 1807) che, in qualità di console della République, visse a Tenerife dal 1799 al 1802, in parte pubblicate da Cavanilles, amico e corrispondente di entrambi. Un grosso sforzo richiese anche la traduzione in uno spagnolo chiaro e scorrevole della terminologia botanica, fatto all’epoca senza molti precedenti.

Come si è detto, ogni voce si apre col nome volgare seguito da quello scientifico; troviamo poi sintetiche informazioni sull’ambiente di crescita, una descrizione spesso piuttosto dettagliata, indicazioni pratiche sugli usi medicinali, agricoli, culinari, industriali; ma, almeno per le specie autoctone, Viera non disdegna le “erbacce”, prive di uso pratico, ma di grande interesse scientifico.

4 In un’illustrazione coeva, Echium giganteum, una delle tre specie di taginaste descritte nel dizionario  

Talvolta, sotto la stessa voce sono raggruppate più specie affini: è il caso di taginaste, il nome canario di tutte le specie di Echium, che ne prende in esame tre: E. giganteum, E. strictum, E. candicans, tutte descritte dal figlio di Linneo sulla base di raccolte di Masson [fig.4]. Le specie prese in considerazione non sono solo quelle endemiche o comunque peculiari delle isole, anzi queste ultime sono una piccola frazione: troviamo le piante degli orti e della cucina, dal basilico alle zucche; quelle dei campi, come il grano, il mais o la canna da zucchero; gli alberi da frutto, di cui non di rado vengono indicate le varietà locali, come del resto per la vite; le piante industriali e tintorie, come il falso zafferano o cartamo oppure l’anile (Indigofera suffruticosa), una specie americana che era stata introdotta pochi anni prima a Gran Canaria e sembrava dare risultati promettenti; ovviamente le piante medicinali, come l’emolliente Althaea officinalis o la purgativa Cassia fistula. Viera non dimentica neppure le ornamentali, tanto le ultime arrivate, come la peruviana Alstroemeria, quanto quelle comuni nei giardini dell’isola come i garofani o i papaveri doppi che, sotto il nome di mari-moñas, «si coltivano nei nostri orti, i cui numerosi petali ostentano una varietà di colori, poiché ce ne sono bianchi, rosa, color carnicino con macchie rossastre».

Tra queste centinaia di piante, quelle endemiche delle isole (o che Viera crede esclusive) sono appena 75, segnalate nel testo con un asterisco e elencate alla fine dell’opera nel «Catálogo de algunas plantas peculiares de las Canarias». Sono un patrimonio vegetale di cui il sacerdote è profondamente orgoglioso e grato a Dio e alla natura, ma della cui fragilità è profondamente cosciente; a preoccuparlo sono soprattutto le specie forestali che rischiano di soccombere per l’eccessivo sfruttamento. Così, nella voce dedicata al barbusano (Persea barbujana), una delle specie caratteristiche della laurisilva, scrive: «Albero grande, robusto, frondoso, sempreverde, uno di quello che sono stati, per così dire, l’onore e la gloria delle nostre montagne nelle isole di Tenerife, Gran Canaria, Palma, Hierro e Gomera […]. Però sta succedendo che i continui tagli di un albero tanto prezioso, i danni del bestiame alle pianticelle, l’incredibile trascuratezza nel ripiantarlo, annuncino la sua ormai vicinissima totale estinzione, con discredito degli abitanti e esecrazione delle future generazioni». [fig.5]

5 Il barbusano, specie simbolo della ricchezza vegetale delle Canarie minacciata, in un disegno di Eric Sventenius  

Viera, come risulta dal manoscritto, terminò il dizionario nel 1799. Lo destinava alla Real Sociedad Económica de Amigos del País (il che spiega il largo spazio dato alle piante utilitarie, incluse quelle di recentissima o ancora sperimentale introduzione); tuttavia non poté pubblicarlo. Proprio la società si incaricò di farlo molti decenni dopo la sua morte (il primo volume nel 1866 e il secondo nel 1869, in una versione purtroppo mutila perché, dei tredici quaderni che costituivano il manoscritto, due nel frattempo erano andati perduti). Tuttavia, il sacerdote aveva provveduto a presentare separatamente le piante canarie attraverso una memoria e un opuscolo. Nel 1808 in una seduta della società economica, illustrò una selezione di 53 specie canarie tratte dal dizionario (questo catalogo fu pubblicato però solo nel 1882), mentre nel 1810 pubblicò l’articolo del dizionario dedicato alla barrilla, ovvero Salsola kali, nel quale aveva trattato, oltre questa specie, numerose altre piante alofile delle coste delle isole le cui ceneri trovavano impiego nella produzione della soda. Il contributo di Viera y Clavijo alla conoscenza della flora canaria rimase così in un certo senso nascosto fino alla fine dell’Ottocento, nonostante la grande fama e la venerazione tributata al personaggio. Rimase così in ombra anche il più grande dei suoi sogni: creare un orto botanico dove tutta la ricchezza vegetale dell’arcipelago si mostrasse insieme, senza alcun artificio: a realizzarla fu, nella seconda metà nel Novecento, lo svedese Eric Sventenius, che proprio nell’opera del sacerdote canario trovò l’ispirazione e gli stimoli per la battaglia che portò alla creazione del Jardín Botánico Canario Viera y Clavijo.

 

Bibliografia

GUIMERÁ PERAZA, M. (2012), Viera y Clavijo, la tertulia de Nava y nuestra historia, «Boletín de la Real Sociedad Económica de Amigos del País de Tenerife», (1), pp. 259-280.

JOSA LLORCA, J. (1992), La Historia Natural en la España del siglo XIX: Botánica y Zoología, “Ayer”, 7, pp. 109-152

PADRÓN FERNÁNDEZ, R. (2019), a cura, Viera y Clavijo: de isla en continente. Exposición, Gobierno de Canarias, Viceconsejería de Cultura y Deportes, Las Palmas.

PADRÓN FERNÁNDEZ, R. – LÓPEZ, J. M. (2019), Quod Natura Nobis Dat: el Diccionario de Historia Natural de las Islas Canarias de Viera y Clavijo, in Padrón Fernández (2019), cit., pp. 213-249.

SANCHEZ RODRIGUEZ, J. (2019), Viera y Clavijo: religión y cultura, fe y razón, in Padrón Fernández (2019), cit., pp. 339-371.

SANTANA PÉREZ, J. M. (2017), Viera y Clavijo: Historiador ilustrado del Atlántico, «Ouro preto», 23, abril 2017, pp. 43-63.

VIERA Y CLAVIJO, J. de (1866-1869), Diccionario de historia natural de las Islas Canarias o Índice alfabético descriptivo de sus tres reinos animal, mineral y vegetal, Impresión promovida por la Real Sociedad Económica de Amigos del País de las Palmas de Gran Canaria, Imprenta de la Verdad, Las Palmas

VIERA Y CLAVIJO (2001), J. de, La flora de Canarias: catálogo de las plantas peculiares del país, Leoncio Rodríguez, Santa Cruz de Tenerife

VIERA Y CLAVIJO, J. de (2014), Tratado sobre la barrilla. Catálogo de los géneros y especies de plantas singulares de las Islas Canarias, a cura di M. A. Puig-Samper, M. de Paz Sánchez, Ediciones Idea, Santa Cruz de Tenerife

VIERA Y CLAVIJO, J. de (2016), Historia de Canarias. Edición, introducción y notas de Manuel de Paz Sánchez, Ediciones Idea, Santa Cruz de Tenerife.

 

Illustrazioni

 

Fig. 1 Ritratto di Viera y Clavijo in vecchiaia; in basso, libri ed esemplari naturali alludono ai suoi poliedrici interessi, mentre la maschera e Cupido stanno a rappresentare le sue opere teatrali e poetiche

Fig. 2 Il frontespizio del primo volume della grande opera di Viera y Clavijo sulla storia delle Canarie

Fig. 3 Facsimile di una pagina del manoscritto del Diccionario de historia natural

Fig. 4 In un’illustrazione coeva, Echium giganteum, una delle tre specie di taginaste descritte nel dizionario

Fig. 5 Il barbusano, specie simbolo della ricchezza vegetale delle Canarie minacciata, in un disegno di Eric Sventenius