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Gould J.F. e C., Costruire con la seta

Queste pagine di Gould sono un bell’ esempio dell’ingegnosa rete di relazioni dalla quale dipende la sopravvivenza di animali e vegetali.

 

COSTRUIRE CON LA SETA

Filamenti, processioni, coperture

Quando pensiamo a ciò che gli animali realizzano con la se­ta, le prime costruzioni che di solito ci vengono in mente sono tele di ragno e bozzoli. Tuttavia, un qualsiasi cortile alberato offre un gran numero di esempi in più. In primavera, per esempio, quando le foglie appena spuntate sono morbide e giovani, la maggior parte degli alberi ospita decine di migliaia di bruchi impegnati a masticare. La pioggia di deiezioni, gli escrementi di bruco, che cade dalla volta di rami e foglie ce lo ricorda di continuo. Dal momento che costituiscono fonte di cibo per molte specie di uccelli nidificatori, anche i bruchi, a loro volta, riforniscono un innumerevole stuolo di pulcini con nutrienti fondamentali.

I saccheggi operati dai volatili, però, sono nulla in confron­to a quelli compiuti dalle vespe affamate. Le vespe rappresen­tano una minaccia in costante aumento: dal momento che le loro colonie crescono in modo esponenziale col trascorrere di primavera ed estate, questi insetti necessitano di un flusso co­stante di bruchi per nutrire i giovani individui. Quando sono alla ricerca di questo cibo, perlustrano da vicino la pagina in­feriore di ogni foglia. Mentre i bruchi si nutrono, però, alcune varietà vegetali emettono dai margini fogliari danneggiati aro­mi odorosi che attraggono vivacemente le vespe predatrici. Oltre al danno, la beffa!

La sopravvivenza dei bruchi è legata alla seta. La strategia più semplice che questi animali mettono in atto è sorprenden­temente efficace: quando viene disturbata, la larva dell'insetto cade dalla foglia su cui si trovava. Fattori di disturbo quali un uccello che si posa su un ramoscello vicino, o le vibrazioni ae­ree indotte da una vespa che si libra in volo si intromettono nell’ altrimenti silenzioso mondo dei bruchi, e istintivamente segnalano il pericolo. Il bruco, tuttavia, non si limita a lanciar­si nel vuoto: obbedendo a quello che è il suo programma mo­torio predisposto in origine, secerne dietro di sé un filamento sericeo e vi si appende, sostenuto da questa sua invisibile cor­da elasticizzata. Col tempo, decide se continuare il suo viaggio atterrando sul suolo, o se risalire sulla foglia.

Per poter fare un uso immediato di questo stratagemma di bungee jumping, i bruchi devono "sapere" in che modo tenersi ancorati alla foglia in ogni istante. Solitamente, il cavo di trazio­ne è attaccato alla base della foglia su cui si trova il bruco, pron­to per essere usato all'istante. In generale, la larva avanza proce­dendo dall'estremità fogliare verso la base, riattaccando il fila­mento quando si trasferisce su una nuova foglia. Nel loro viag­gio di trasferimento verso il sito in cui si alimentano altre specie, molte delle quali prive della vista, dispiegano guide sericee in un punto più basso dell'albero su cui soggiornano; il rientro di­venta così un semplice viaggio a ritroso in stile Pollicino.

Alcune specie di bruchi "pendolari" si cibano di notte, quando i predatori stanno nei loro nidi. Le larve trascorrono le ore diurne celandosi nella corteccia, sotto i rami o, per quanto riguarda il bombice dispari {Lymantria dispar L.), sul terreno. Quando cala l'oscurità questi insetti escono dal nascondiglio e risalgono arrampicandosi, usando un filamento di seta a guisa di traccia, lasciando spesso un nuovo filamento sopra il prece­dente. In una fase più avanzata dell'anno, a uno spettatore che osservasse da vicino la scena nell'istante in cui la luce ha la giu­sta incidenza, potrebbe capitare di vedere uno strato assai po­co organizzato di filamenti sottili che si incrociano, di solito al­lineati verticalmente. Tuttavia, anche gli insetti che si nutrono di giorno traggono vantaggio dalla tattica del filamento-guida: poiché le foglie più vecchie possono essere difficili da digerire, in modo simile a quel che fanno le mucche, mettono in atto la loro strategia più efficace che consiste nell'alternare periodi in cui si cibano intensamente a periodi in cui elaborano ciò che hanno ingerito. È più sicuro abbandonare la foglia per una so­sta dedicata alla digestione, che attendere in loco dove i preda­tori stanno guardando.

Anche se nessuno di questi comportamenti sembra troppo impegnativo dal punto di vista cognitivo, faremmo bene a chiederci se queste creature posseggano una sorta di "quadro generale" dei loro percorsi, o della disposizione spaziale dei rami su cui si cibano. Qualche indizio al riguardo ci viene dai bruchi della processionaria. Le processionarie usano la seta in due modi diversi. Queste creature vivono in comunità, in un rifugio costruito con la collaborazione di tutti: un involucro di seta impermeabile e a prova di predatore, sospeso a un albero. Qui una comunità può riposare al sicuro, arrischiandosi a uscire per nutrirsi (il che avviene, di solito, la notte). Il primo bruco che esce lascia una traccia di seta che viene seguita dal secondo, il quale deposita il suo filamento sopra il primo. Nel momento in cui l'ultimo individuo esce dal rifugio, può esser­ci una scia argentea visibile che si diparte dalla tana: un vero e proprio sentiero che i bruchi useranno più tardi quando fa­ranno ritorno al nido.

Inizialmente, il gruppo di individui in cerca di cibo si dirige verso l'alto: il capofila si arrampica lungo il ramo principale e sceglie un ramoscello laterale, lasciando dietro di sé un fila­mento che gli altri possono seguire. Alcune specie, in realtà, procedono in formazione testa-coda a mano a mano che la colonna esce dal rifugio. Quando i ramoscelli diventano più sot­tili i bruchi sanno che si devono sparpagliare, ripartendosi uno o due per foglia. Il ritorno al nido è semplice: si tratta solo di seguire a ritroso il sentiero argentato.

 

James L.Gould, Carol Grant Gould, L’architettura degli animali - Nidi, tane, alveari, Raffaello Cortina ed., Milano, 2008, pag.25- 28