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Le delizie dell’Informatica

 

una bella confusione

Le delizie dell’Informatica

 

Vincenzo Terreni

 

Non sono un millennial e ricordarmi che sono venuto alla luce alla fine della prima metà del secolo scorso, non mi scosta dalla sensazione che, oltre a me stesso, troppe altre cose sono profondamente peggiorate. Mi riferisco in particolare all'uso dei devices più vari che sembrano ormai strumenti dedicati a chi ha meno di 25 anni. Già riuscire a maneggiare uno smartphone è una attività che richiede allenamenti che comprendono frequenti flessioni per raccogliere lo strumento scivolato di mano, per fortuna sul tappeto, questa volta. La Brondi ha affidato la pubblicità di telefoni portatili semplificati con funzioni limitatissime a una bambina vestita da Cappuccetto Rosso che illustra con voce querula le fantasmagoriche caratteristiche di un oggetto che sembra un mattone verniciato a mano con numeri corpo 30. Il fatto di non poter leggere i numeri perché sono troppo piccoli è un fastidio generalizzato dai bugiardini ai tempi di cottura della pasta. Ma anche quello di digitare un numero di telefono, o peggio un messaggio, con i tasti così piccoli e ravvicinati è sempre un problema. E questo accade anche per le fotocamere (quasi tutte giapponesi o cinesi, gente piccina di suo) che divengono sempre più piccole e sofisticate, zeppe di funzioni complesse, affascinanti quanto difficili da gestire: far partire una funzione che dispone diverse immagini per una piccola pressione sul pulsante di scatto provoca risultati inattesi e spesso funesti come il riempimento improvviso di tutta la sim dovuto ad una marea di foto di tua zia Sofia che mangia la torta con la dentiera traballante. Vero, ci sono le istruzioni! Ora non più in stampa di carta perché costerebbero più della fotocamera: 500 pagine in tutte le lingue del globo, anche queste in corpi microscopici. Ora le istruzioni sono in pdf e si scaricano dalla rete, sono ben fatte e piene di dettagli che per un utilizzatore non professionale sono un ridondante esercizio di inutile autofrustrazione. Anche la parte hardware presenta difficoltà evitabili: i cavetti di raccordo per l'alimentazione dei telefoni e altri oggetti da collegare sono tutti diversi tra loro, ma malignamente simili: le conseguenze sono i cassetti pieni di cavetti che sembrano uguali e costringono all’esercizio della tecnica, antica e stupida, dei tentativi ed errori. Ora si parla di un cavetto unico in tutta Europa cui si è dovuta inchinare anche la Apple, speriamo! Sarebbe un gran passo in avanti.

Poco tempo fa ho dovuto acquistare un kit per la firma digitale. Il prezzo e la confezione erano ridondanti, una integrazione alla confezione consisteva nella raccomandazione di aprire un sito in grado di fornire assistenza: ebbene "Attenzione" si vede e si legge senza troppi sforzi perché in corpo ragionevole, l'indirizzo del sito, lungo non meno di 10 cm tra comandi, punteggiatura e separazioni offriva agli occhi un misero corpo 2. Scrivere un indirizzo con la lente in mano e una mano sulla tastiera è un sistema sicuro di sbagliare in qualsiasi centimetro della sofferenza di riportare l’URL in Chrome. Chiaramente i primi due tentativi non portano a niente e la trascrizione in corpo leggibile a mano su un altro pizzino consente l'apertura del sito. Ci sono altri trucchi per rendere impossibile una navigazione tranquilla: la lettura dipende non solo dalla giusta grandezza dei caratteri (si possono anche aumentare limitando la capacità dello schermo), ma anche dal contrasto tra un verdolino chiaro dello sfondo e un grigino spento del testo. È vero che ci sono esigenze di costruire una pagina gradevole, ma deve per prima cosa essere funzionale. Per l'accesso alle banche il token non si usa più: è il telefono che si dimostra indispensabile. Alla richiesta di accesso l'App della banca chiede il codice utente non è pratico né consigliabile tenerlo nel telefono nel telefono ci vuole un sistema utile per ogni occasione analoga: keypass è uno dei tanti. Ovviamente ci si accede con password: si cerca la banca, il codice utente, si copia e incolla nella casellina apposita, talora viene richiesta la digitazione di ogni numero separatamente, si passa quindi al livello successivo se non ci sono errori, ma anche se ci sono, lo dice alla fine che c'è un errore e occorre riprendere dall’inizio. Un altro passo nel percorso per l’accesso al sito è l'inserimento di una data speciale, certo non quella del titolare, quella della cresima della nonna va benissimo e anche questa deve essere conservata. Dopo un po' anche keypass diventa un guazzabuglio di numeri scritti e cancellati, segreti ripetuti e irrintracciabili che trasformano l'indispensabile bisogno di segretezza in un tormento di matriosche bravissime nel complicare la corsa fristrante per quel che ci interessa. Meglio vanno i comandi vocali, ormai diventati precisi e veloci e privi di quei divertentissimi errori della prim'ora che potevano trasformare un innocuo messaggio in un pericoloso equivoco. Peccato che siano disponibili di rado.

Insomma ormai le macchine sono accessibili, leggere e velocissime, ma ancora troppi programmi non rispettano le regole essenziali della comunicazione: semplicità, efficienza, facilità e univocità di comprensione.