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L’esplorazione floristica del Sudafrica
Il prof. Henry Harold Welch Pearson, fotografato nel 1913, l’anno di fondazione del giardino  

L’esplorazione floristica del Sudafrica

 

9. L’orto botanico nazionale di Kirstenbosch

 

L’orto botanico di Kirstenbosch è considerato uno dei più belli del mondo. Universalmente rinomato per la sua collezione di piante della flora del Capo, sorge in uno splendido scenario naturale sulle pendici orientali della Table Mountain. Fondato nel 1913, fu il primo orto botanico nazionale del Sudafrica, del resto costituito formalmente come dominion all’interno del Commonwealth con il nome Unione sudafricana pochi anni prima, ovvero nel 1909, al termine delle guerre anglo-boere.

Non era però il primo giardino botanico sudafricano in assoluto, anzi nel suo appello per l’istituzione di un orto botanico nazionale H. H. W. Pearson, il primo titolare della cattedra di botanica istituita grazie al mecenatismo di Harry Bolus, sottolineava che nel paese non mancavano giardini, designati variamente come pubblici, municipali o anche botanici; nella sola Provincia del Capo ce n’erano non meno di venti. Ma, continuava, pur assolvendo perfettamente la funzione di orti botanici municipali, nessuno era un vero orto botanico nazionale. Compreso l’Orto botanico governativo, fondato nell’aprile 1849, nonostante l’ottimo lavoro del fondatore Ludwig Pappe e del direttore Peter McOwan; a impedirglielo, da una parte lo scarso budget, che si era tradotto in “una lotta continua contro l’insolvibilità”, dall’altra l’infelice collocazione in uno spazio ristretto di appena 50 acri con suolo poco fertile.

 

La fondazione del giardino

Harold Pearson (1870-1916), un botanico inglese formato a Cambridge che aveva lavorato sia a Kew sia all’erbario dell’università di Cambridge, era arrivato in Sudafrica nel 1903 per assumere la cattedra di botanica al South African College; esplorando la flora del paese (era un notevole sistematico), aveva potuto rendersi conto delle minacce a quel magnifico ecosistema, tra cui – era uno dei primissimi a individuare il problema – l’introduzione incontrollata di specie aliene. Nel 1910 fu nominato presidente della South African Association for the Advancement of Science e approfittò del discorso presidenziale per rivolgere un accorato appello al pubblico e alle autorità per l’istituzione di un orto botanico nazionale; lo concepiva come un vero e proprio centro di ricerca, collegato ma indipendente dall’università, con un adeguato staff scientifico e laboratori di ricerca, un erbario nazionale, una biblioteca botanica, un museo di botanica economica, uffici amministrativi, cui affidava il compito di centralizzare la ricerca, lo studio e la conservazione della flora nativa. Indicò anche un modello nell’orto botanico di Bogor/ Buitenzorg, a Giava.

Quindi si mise alla ricerca di un’area adatta. Inizialmente pensò alla Groote Schuur Estate, una tenuta situata alle pendici del Picco del Diavolo nel quartiere di Rondebosch, dove stava sorgendo l’Università. Tuttavia il giovane giardiniere e botanico Neville Pillans gli suggerì una sede diversa: la tenuta di Kirstenbosch, appartenuta a Rhodes che l’aveva lasciata in eredità allo stato. Nel gennaio 1911 lo accompagnò a visitarla: si dice che, dopo una breve perlustrazione, Pearson abbia esclamato: «Questo è il posto».

Ora la battaglia per l’istituzione del giardino aveva un obiettivo preciso. Pearson riuscì a coinvolgere persone influenti, come il magnate Lionel Phillips, e nel 1912 ottenne un primo risultato con la nascita della Botanical Society e l’invio di una delegazione al primo ministro Botha; infine nel maggio 1913, il parlamento approvò la proposta di legge presentata da Phillips che decretava la fondazione dell’Orto botanico nazionale a Kirstenbosch e un contributo statale annuo di 1000 sterline. Il giardino fu affidato a un consiglio di amministrazione di cinque membri, tre nominati dal governo, uno dal comune di Città del Capo e uno dalla Botanical Society. Riunitosi per la prima volta il 16 giugno 1913, nominò Pearson direttore onorario, ovvero senza stipendio. Ad affiancarlo come curatore l’esperto giardiniere inglese Joseph William Mathews.

Il compito che li attendeva era gigantesco. Gli edifici erano in rovina e la tenuta era il regno di orde di maiali selvatici, erbacce e piante aliene. I primi anni furono dunque dedicati a sradicare le une e ripulire le altre, nonché a costruire sentieri, ponticelli rustici, casette per il personale, la casa del direttore Kirstenbosch Manor); venne anche creata una piccola diga per raccogliere l’acqua del torrente Bath.

Il giardino di Kirstenbosch con in primo piano l’anfiteatro delle Cycadaceae voluto dal prof. Pearson  

I lavori si concentrarono nell’area chiamata Dell (“conca”), dove venne anche allestito il primo vivaio, destinato inizialmente soprattutto alle piante utilitarie. Le più importanti realizzazioni di questo primo periodo ancora oggi visibili, oltre allo stesso Dell, un’area ombrosa con alti alberi e un sottobosco di felci e altre piante amanti dell’ombra, furono il prato principale (Main Lawn) con al centro uno stagno lungo le cui rive crescono piante acquatiche come Crinum campanulatum; l’anfiteatro delle Cycadaceae, che fu la prima collezione tematica del giardino e oggi ospita 29 diverse specie, incluso i rari Encephalartos woodii, E. latifrons e E. transvenosus; il Koppie (“collinetta”), uno sperone roccioso assolato e ben drenato, che inizialmente accolse un gruppo di Aloe, mentre oggi è dedicato ai Pelargonium e ad altre Geraniaceae.

Nel 1916, appena quarantaseienne, Pearson morì di polmonite. Oltre che l’ideatore del giardino e l’entusiastico animatore della sua realizzazione, era stato un importante tassonomista con studi sui generi Welwitschia e Gnetum; particolarmente interessato alla flora desertica dell’Africa sudoccidentale, oltre che in Sudafrica, aveva fatto spedizioni in Namibia e in Angola. Un altro dei suoi interessi principali andava alle Cycadaceae, di cui esplorò le aree di crescita nella Provincia orientale del Capo. È ricordato dal genere Pearsonia (Fabaceae), endemico del Madagascar e dell’Africa sud-orientale e dall’eponimo di numerose specie tra cui Aloe pearsonii, Phylica pearsonii, Stapelia pearsonii e Albuca pearsonii. Porta il suo nome anche la cattedra di botanica dell’Università di Città del Capo, occupata per statuto dal direttore di Kirstenbosch. Fu sepolto nell’amato giardino; sulla sua tomba la lapide recita: «Se cercate il suo monumento, guardatevi intorno».

 

Il capo giardiniere Mathews orgoglioso del suo giardino roccioso con le succulente del Capo  

Cent’anni di vita di un giardino speciale

La precoce scomparsa di Pearson fu un grave colpo per il giardino, anche se a continuare la sua opera c’era l’abile Joseph William «Jimmy» Mathews (1871-1949). Formatosi ai Kew Gardens, era emigrato in Sudafrica nel 1895 e, prima di essere assunto a Kirstenbosch, aveva lavorato per i giardini pubblici di Città del Capo e gestito un vivaio e un negozio di fiori, vincendo numerosi premi. A partire dal 1919, collaborò attivamente con il nuovo direttore, Robert Harold Compton (1886-1979). Come Pearson, era inglese e si era formato a Cambridge; alla vigilia della Prima guerra mondiale, aveva partecipato a una spedizione in Nuova Caledonia e nell’Isola dei Pini nel Pacifico. Arrivò in Sudafrica nel marzo del 1919, per succedere a Pearson sia come professore all’Università del Capo sia come direttore di Kirstenbosch; avrebbe mantenuto entrambi gli incarichi fino al pensionamento nel 1953.

Mathews rimase al suo fianco fino al 1936, quando a sua volta andò in pensione. Egli è considerato uno dei padri fondatori dell’orticultura e del giardinaggio sudafricani: introdusse in coltivazione molte piante native e, anche attraverso numerosi articoli pubblicati sulla rivista della Botanical Society, incoraggiò i suoi colleghi a preferirle alle piante esotiche. Era un grande appassionato di bulbose e di piante non succulente, cui dedicò anche un libro, The Cultivation of Non-Succulent South African Plants, pubblicato poco dopo il pensionamento. È ricordato dagli eponimi di Geissorhiza mathewsii e Crocosmia mathewsiana. Il suo maggiore contributo a Kirstenbosch è il giardino roccioso, noto come Mathews’ Rockery, costruito negli anni ’20 e ’30 con pietre calcaree locali. È un labirinto di sentieri e rocce tra cui cresce una miriade di piante xerofile, dominato da due imponenti Euphorbia ingens, piantate da Mathews nel 1922. Oltre a molte altre euforbie, ci sono molte specie di Aloe e di Crassula.

Tra i compiti di Compton, ci fu l’istituzione del primo degli orti botanici sussidiari. In effetti, in un grande paese come il Sudafrica caratterizzato da regioni con climi e caratteristiche ecologiche molto diversificate, un unico orto botanico nazionale è insufficiente. Per la sede di questo secondo giardino nazionale, dedicato alla flora semidesertica del Karoo, venne scelto un terreno di una ventina di ettari situato lungo la ferrovia a White Hill nei pressi di Matjiesfontein. Rivelatosi inadatto per la carenza d’acqua, nel 1945 fu spostato nella sede attuale, nei pressi di Worcester. Dal 2001 porta il nome di Karoo Desert National Botanical Garden.

Le foglie argentee di Leucadendron argentum in un quadro di Marianne North  

Gli anni ’30, con la depressione economica, furono difficili anche per Kirstenbosch, costringendo Compton e Mathews a fare i conti con la cronica mancanza di fondi. Oltre al complemento del giardino roccioso, il progetto principale del decennio fu la salvaguardia della foresta di Leucadendron argenteum, una rara proteacea endemica della Penisola del Capo la cui principale popolazione cresce sulla Table Mountain alle spalle di Kirstenbosch; per raccogliere fondi, tra l’altro nel 1934 fu allestita nel giardino una rappresentazione del Sogno di una notte di mezza estate.

Un’importante novità, in seguito al trasferimento dell’erbario Bolus a Rondebosch (come abbiamo visto nell’articolo precedente, fu ospitato a Kirstenbosch dal 1924 al 1938), fu la creazione di un erbario specifico, che a partire dal 1937 divenne l’impegno prioritario del direttore, egli stesso un prolifico raccoglitore con all’attivo più di 35.000 esemplari. Ad affiancarlo Winsome Fanny Barker (1907-1994), già in precedenza assistente botanica all’erbario Bolus e dal 1940 direttrice dell’erbario di Kirstenbosch. Nel 1956 vennero trasferiti a Kirstenbosch gli storici erbari governativo e del Museo africano; l’anno successo, dalla fusione dei tre erbari venne istituito il Compton Herbarium, oggi il secondo per numero di esemplari del Sudafrica (oltre 750.000). Compton, che dopo il pensionamento si trasferì nello Swaziland iniziando anche una ricognizione botanica del suo territorio, è ricordato anche dai generi Comptonella (Rutaceae) e Comptonanthus (Asteraceae, oggi sinonimo di Ifloga) e da varie decine di eponimi.

Dopo il pensionamento di Compton, dal 1954 Kirstenbosch ebbe il primo direttore nato in Sudafrica, il prof. Hedley Brian Rycroft (1918-1990), che lo diresse per 31 anni. Per formazione era un ecologo, con esperienze sul campo nelle foreste del Natal e nel fynbos del Capo occidentale. Durante la sua gestione, egli consolidò il giardino, con la costruzione di varie strutture, come una sala da tè, una sala conferenze e un nuovo parcheggio per far fronte al maggiore afflusso di visitatori, e la creazione di nuovi allestimenti tra cui un discusso orologio floreale, giudicato fuori stile, e una roccera che riproduceva la forma della penisola del Capo e ne ospitava le piante.  Forse il più grande successo di Rycroft fu essere riuscito a bloccare il progetto del Municipio di Città del Capo che aveva deciso di costruire un’autostrada soprelevata di sei corsie a ridosso dell’orto botanico. La battaglia continuò per tutti gli anni ’70 e si concluse solo a metà degli anni ’80 quando Kirstenbosch fu dichiarato monumento nazionale.

La gestione di Rycroft coincise in gran parte con il buio periodo dell’apartheid. Anche se il giardino si pretendeva un’istituzione apolitica, la politica non rimaneva affatto fuori dai suoi cancelli. Negli anni ’60, il governo decise di espellere i neri dal centro di Città del Capo e da vari distretti residenziali; il provvedimento colpì anche le famiglie dei lavoratori neri del giardino, che furono cacciati dal Protea Village, adiacente al giardino stesso, obbligati a trasferirsi nei lontani Cape Flats e costretti a un lungo viaggio quotidiano per raggiungere il posto di lavoro. Inoltre, come sottolinea Melanie Boehi, che parla di “diplomazia botanica”, il governo dell’apartheid utilizzò la bellezza e il prestigio scientifico internazionale del giardino per presentare all’estero un Sudafrica dal volto umano, all’avanguardia nella difesa ambientale. Fondamentale in questo senso fu la ripetuta partecipazione al Chelsea Flower Show, a partire dal 1976, con installazioni spettacolari e pluripremiate.

Fin dalla fondazione, l’Orto botanico nazionale dovette fare i conti con un budget limitato, soprattutto se paragonato ai fondi assegnati al Botanical Research Institute (BRI), con sede a Pretoria. Nel 1989 si produsse quello che Huntley ha definito «il cambiamento più drammatico nella storia istituzionale della botanica sudafricana»: il giardino di Kirstenbosch, che dal 1983 era diretto da Kobus Elof, insieme agli altri orti botanici nazionali (oggi sono dieci), fu unito al BRI per formare il National Botanical Institute (NBI) che nel 2004 si è trasformato nel South African National Biodiversity Institute (SANBI), a sottolineare il compito primario di salvaguardia della biodiversità.

La spettacolare Strelitzia reginae ‘Mandela’ Gold’, quasi un simbolo di riconciliazione nazionale  

La fine dell’apartheid e la nuova stagione politica hanno dato nuovo slancio al giardino, facendone quasi un simbolo della riconciliazione nazionale. Significativa fu la visita, nel settembre 1996, del Presidente Mandela; per ricordarla degnamente, una rara cultivar di Strelitzia reginae creata nel giardino e commercializzata come ‘Kirstenbosch Gold’ fu ribattezzata ‘Mandela’s Gold’. A partire dalla fine degli anni ’90, è stato migliorato il sistema di irrigazione, sono state costruite numerose nuove strutture, tra cui la serra, il ristorante, il centro dei visitatori e un padiglione per le mostre; è stata creata una serie di giardini tematici, dedicati tra gli altri alla vegetazione del Fynbos, alle piante utili tradizionali, al giardino delle fragranze. Nel 2013, in occasione del centenario, è stato costruito il Boomslang (albero-serpente), una passerella lunga 130 metri che si muove sinuosamente in mezzo alle chiome degli alberi dell’Arboretum.

Per assicurare l’indipendenza finanziaria di Kirstenbosch, che è stata raggiunta per la prima volta nel 2006, sebbene proprio quell’anno quaranta ettari del giardino siano stati devastati da un incendio, si sono  moltiplicate le iniziative, dalle mostre d’arte alla mostra floricola annuale, dai concerti alle visite guidate; nel Garden Centre annesso al giardino è posta in vendita una grande varietà di piante native coltivate nel vivaio di Kirstenbosch, incluse cultivar e ibridi selezionati e creati nel giardino, come lo splendido Plectranthus ‘Mona Lavender’. Kirstenbosch è anche una galleria d’arte all’aperto, con sculture e installazioni. All’avanguardia nella conservazione delle piante native, inclusa la loro reintroduzione nell’ambiente naturale, lo staff del giardino è molto attivo anche nella divulgazione. Un esempio è l’eccellente sito PlantZAfrica, aperto nel luglio 2000 dal SANBI, di cui i botanici di Kirstenbosch curano la pubblicazione di una nuova pianta ogni settimana.

Visitatori di Kirstenbosch percorrono il Boomslang  

 

Bibliografia e sitografia

Biografie dei botanici citati in S2A3 Biographical Database of Southern African Science, https://www.s2a3.org.za/bio/Main.php

A National Botanic Garden for South Africa, «Bulletin of Miscellaneous Information» (Royal Botanic Gardens, Kew), Vol. 1910, N. 10 (1910), pp. 372-380.

Boehi, M., Radical Stories in the Kirstenbosch National Botanical Garden: Emergent Ecologies’ Challenges to Colonial Narratives and Western Epistemologies, «Environmental Humanities», 2021, n. 13 (1), pp. 66–92.

Carruthers, J., Trouble in the garden: South African botanical politics ca.1870–1950, «South African Journal of Botany», Vol. 77-2, 2011, pp. 258-267.

Kirstenbosch, https://www.sanbi.org/gardens/kirstenbosch/

Huntley, B. J., Kirstenbosch: The most beautiful garden in Africa, Random House Struik, Cape Town 2012

McCracken, D.P. – McCracken, E.M., The Way to Kirstenbosch, National Botanic Gardens, Cape Town 1988.

PlantZAfrica, South African National Biodiversity Institute SANBI, http://pza.sanbi.org/

Reynolds, K. M., Cape Town’s garden of good and evil, «New Frame», 11 Jun 2020, https://www.newframe.com/long-read-cape-towns-garden-of-good-and-evil/