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Crociere

 

Loxia curvirostra  

Crociere

 

Valentina Vitali

 

Se si ha la fortuna di incontrarlo prima si rimane colpiti dall’acceso piumaggio, dalla strana posizione a testa in giù in cui lo si è sorpreso e poi l’attenzione cade sul becco e ci si chiede se non sia un gioco di luce a ingannare la vista facendolo sembrare storto. Il becco del crociere (genere Loxia) invece è proprio incrociato poiché la mascella, curvata verso destra, e la mandibola, a sinistra, hanno gli estremi sfasati a formare una X. Questa peculiarità, che si sono procurati togliendo i chiodi dalla croce di Cristo secondo la leggenda, è un esempio di adattamento morfologico ad una dieta altamente specializzata: questi Fringillidi si nutrono quasi esclusivamente di pinoli che estraggono con la lingua dopo aver divaricato le squame degli strobili talvolta aiutandosi con le zampe o fissando le pigne nella corteccia. Alla nascita i pulli, nati da coppie monogame, hanno un becco perfettamente dritto che inizia ad incurvarsi tra le due e le quattro settimane e ancora non si sa attraverso quale meccanismo di regolazione. I crocieri però sono particolarmente interessanti anche perché rappresentativi di un processo di radiazione adattativa coevolutiva che sta conducendo ad una speciazione secondo l’articolo “Mediterranean Crossbills Loxia curvirostra sensu lato (Aves, Passeriformes): new data and directions for future research”, pubblicato sulla Rivista Italiana di Ornitologia. Lo studio, che ha incluso dati morfometrici, fenologici, bioacustici ed ecologici, è stato condotto su varie popolazioni di crocieri e sono state evidenziate importanti differenze tra quelle che vivono nelle aree mediterranee come in Calabria e in Sicilia ed altre più settentrionali, che abitano le Alpi (considerando solo i dati degli areali italiani mentre lo studio si riferisce pure a Nord Africa, Cipro e Baleari). Gli individui settentrionali ad esempio hanno una colorazione più accesa (rosso-arancione i maschi e giallo-verde le femmine) rispetto a quelli del sud, spesso affetti da xantocromia cioè una pigmentazione giallastra dovuta probabilmente ad una carenza di carotenoidi (legata quindi alla dieta). Soprattutto però ad essere diverso è il becco, più massiccio nelle popolazioni mediterranee perché adattato all’apertura delle pigne di pini, in particolare il pino d’Aleppo, più sottile nelle centro-europee che si cibano di abeti rossi e larici. Questa diversità nelle specie di conifere alla base della dieta spiega pure la sedentarietà degli individui del sud Italia, che hanno a disposizione pinoli per tutto l’anno poiché i coni del pino d’Aleppo si aprono a settembre ma anche in altri periodi se stimolati da incendi o da essiccamento, e il nomadismo di chi vive sulle Alpi ed è costretto a spostarsi inseguendo i picchi di produttività dei boschi di abeti; dovendo affrontare grandi spostamenti queste popolazioni presentano anche una maggiore lunghezza dell’ala. Pure la nascita dei pulli è temporalmente sfasata perché in inverno al sud e in aprile-giugno sulle Alpi. Da tutti questi dati si può dedurre che questi piccoli e strani uccelli danno l’occasione di osservare le tappe intermedie di un processo di accumulo di differenze sempre più marcate che nel tempo bloccheranno (o hanno già bloccato? I confini non sono mai netti) il flusso genetico e daranno vita a specie diverse sulla base di un adattamento alimentare sempre più specifico. Tanta complessità per dei semplici pinoli.