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Talpe di terra, simboliche, profetiche e marxiste

 

Talpa

Talpe di terra, simboliche, profetiche e marxiste

 

Luciano Luciani

 

Formidabili quei denti! Una capace dentatura di 44 dentini sottili e taglienti arma la bocca della talpa, il mammifero insettivoro che conosce una diffusione estesa all’intero area del continente europeo. Essa se ne serve per cibarsi di insetti e vermi, ma, all’occasione, anche di piccoli vertebrati e perfino dei propri simili. La talpa privilegia i prati e i campi posti in pianura, ma la possiamo ritrovare anche sui monti ad altezze rilevanti. Il suo corpo, lungo sino a 17 centimetri, risulta piuttosto tozzo e robusto; il capo, insaccato tra le spalle, appare privo di collo e si prolunga in avanti in una specie di grugno aguzzo e mobile che al suo apice presenta le narici. Gli occhi sono rudimentali, di solito completamente nascosti sotto la pelle che di rado presenta un piccolo foro palpebrale. Le orecchie mancano di padiglione, ma il meato uditivo può venir chiuso da un’apposita piega cutanea. Il corpo è tutto coperta da un fitto e morbido pelo piuttosto corto, di color nero dai riflessi metallici. Brevissima, non più di 3 centimetri, la coda. Caratteristiche le estremità: brevi e fortissime le anteriori che terminano allargate e rotonde, rivolte in fuori, evidenti per il colore più chiaro con cinque dita armate da potenti unghie; le posteriori, invece, sono più strette e lunghe e poggiano con la pianta sul suolo: sempre cinque le dita, deboli le unghie. Mirabilmente adattata alla vita sotto terra, l’elemento in cui si apre con abilità e sveltezza la strada, la talpa s’avventura all’esterno solo di notte. Calda e riparata la sua dimora, organizzata in una serie di gallerie serpeggianti utili alla caccia, al cui interno essa si muove passando dall’una all’altra attraverso un sistema di cunicoli che possono estendersi anche per decine di metri. La dimora centrale è tappezzata di materiali morbidi dove l’animale riposa tranquillo difeso dai pericoli e dalle inondazioni. Qui alleva i suoi piccoli che crescono rapidamente e si disperdono presto. Nell’inverno non cade in letargo, ma tende ad approfondire le sue gallerie.

Si discute ancora circa la maggiore o minore utilità della talpa in rapporto alle attività agricole dell’uomo. A chi sottolinea l’azione di ripulitura che essa conduce nei confronti di insetti dannosi alle colture, si contrappongono quanti evidenziano come la talpa produca monticelli di terra che ostacolano il lavoro dei campi in occasione della falciatura, per non parlare delle aggressioni alle radici che ostacolano il suo sistema di gallerie: si pensa che anche la componente vegetale del suo nutrimento costituita da ortaggi possa risultare dannosa alle coltivazioni.

Animale ctonio, appartenente all’abisso, fin dalla notte dei tempi per la sua vita sotterranea la talpa è stato considerato dall’umanità un iniziatore ai misteri della morte e dell’al di là: una facoltà che, però, una volta acquisita tutela dai morbi e li sana. Compreso tra i culti agrari, questo piccolo mammifero si eleva sul piano spirituale sino a proporsi simbolicamente nel ruolo di maestro che guida l’anima attraverso il buio delle tenebre e i meandri dei labirinti sotterranei interpretati metaforicamente come i viluppi delle passioni e dei turbamenti morali. La credenza popolare nella debolezza del senso della vista fin quasi a sconfinare nella cecità, che la talpa divide con il gufo e la lucertola, diffusa dalla Spagna alla Francia, dalla Germania alla Russia, la si ritrova nel latino medievale talpa caecior e nel sarcastico talpae… oculos possidetis, polemicamente utilizzato da san Gerolamo.

Per Carlo Marx la talpa profetica della rivoluzione scava e scava, in profondità e in direzioni imprevedibili. Emergerà, forse, non si sa dove né quando, perché “la rivoluzione va fino al fondo delle cose. Sta ancora attraversando il purgatorio. Lavora con metodo. Finora non ha condotto a termine che la prima metà della sua preparazione; ora sta compiendo l’altra metà. […] E quando la rivoluzione avrà condotto a termine questa seconda metà del suo lavoro preparatorio, l’Europa balzerà dal suo seggio e griderà: Ben scavato, vecchia talpa!” (K. Marx, Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, dicembre 1851/marzo 1852)

Fate attenzione a dove mettete i piedi, compagni.

 

 

 


 

Talpe di terra, simboliche, profetiche e marxiste

Luciano Luciani

 

Formidabili quei denti! Una capace dentatura di 44 dentini sottili e taglienti arma la bocca della talpa, il mammifero insettivoro che conosce una diffusione estesa all’intero area del continente europeo. Essa se ne serve per cibarsi di insetti e vermi, ma, all’occasione, anche di piccoli vertebrati e perfino dei propri simili. La talpa privilegia i prati e i campi posti in pianura, ma la possiamo ritrovare anche sui monti ad altezze rilevanti. Il suo corpo, lungo sino a 17 centimetri, risulta piuttosto tozzo e robusto; il capo, insaccato tra le spalle, appare privo di collo e si prolunga in avanti in una specie di grugno aguzzo e mobile che al suo apice presenta le narici. Gli occhi sono rudimentali, di solito completamente nascosti sotto la pelle che di rado presenta un piccolo foro palpebrale. Le orecchie mancano di padiglione, ma il meato uditivo può venir chiuso da un’apposita piega cutanea. Il corpo è tutto coperta da un fitto e morbido pelo piuttosto corto, di color nero dai riflessi metallici. Brevissima, non più di 3 centimetri, la coda. Caratteristiche le estremità: brevi e fortissime le anteriori che terminano allargate e rotonde, rivolte in fuori, evidenti per il colore più chiaro con cinque dita armate da potenti unghie; le posteriori, invece, sono più strette e lunghe e poggiano con la pianta sul suolo: sempre cinque le dita, deboli le unghie. Mirabilmente adattata alla vita sotto terra, l’elemento in cui si apre con abilità e sveltezza la strada, la talpa s’avventura all’esterno solo di notte. Calda e riparata la sua dimora, organizzata in una serie di gallerie serpeggianti utili alla caccia, al cui interno essa si muove passando dall’una all’altra attraverso un sistema di cunicoli che possono estendersi anche per decine di metri. La dimora centrale è tappezzata di materiali morbidi dove l’animale riposa tranquillo difeso dai pericoli e dalle inondazioni. Qui alleva i suoi piccoli che crescono rapidamente e si disperdono presto. Nell’inverno non cade in letargo, ma tende ad approfondire le sue gallerie.

Si discute ancora circa la maggiore o minore utilità della talpa in rapporto alle attività agricole dell’uomo. A chi sottolinea l’azione di ripulitura che essa conduce nei confronti di insetti dannosi alle colture, si contrappongono quanti evidenziano come la talpa produca monticelli di terra che ostacolano il lavoro dei campi in occasione della falciatura, per non parlare delle aggressioni alle radici che ostacolano il suo sistema di gallerie: si pensa che anche la componente vegetale del suo nutrimento costituita da ortaggi possa risultare dannosa alle coltivazioni.

Animale ctonio, appartenente all’abisso, fin dalla notte dei tempi per la sua vita sotterranea la talpa è stato considerato dall’umanità un iniziatore ai misteri della morte e dell’al di là: una facoltà che, però, una volta acquisita tutela dai morbi e li sana. Compreso tra i culti agrari, questo piccolo mammifero si eleva sul piano spirituale sino a proporsi simbolicamente nel ruolo di maestro che guida l’anima attraverso il buio delle tenebre e i meandri dei labirinti sotterranei interpretati metaforicamente come i viluppi delle passioni e dei turbamenti morali. La credenza popolare nella debolezza del senso della vista fin quasi a sconfinare nella cecità, che la talpa divide con il gufo e la lucertola, diffusa dalla Spagna alla Francia, dalla Germania alla Russia, la si ritrova nel latino medievale talpa caecior e nel sarcastico talpae… oculos possidetis, polemicamente utilizzato da san Gerolamo.

Per Carlo Marx la talpa profetica della rivoluzione scava e scava, in profondità e in direzioni imprevedibili. Emergerà, forse, non si sa dove né quando, perché “la rivoluzione va fino al fondo delle cose. Sta ancora attraversando il purgatorio. Lavora con metodo. Finora non ha condotto a termine che la prima metà della sua preparazione; ora sta compiendo l’altra metà. […] E quando la rivoluzione avrà condotto a termine questa seconda metà del suo lavoro preparatorio, l’Europa balzerà dal suo seggio e griderà: Ben scavato, vecchia talpa!” (K. Marx, Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, dicembre 1851/marzo 1852)

Fate attenzione a dove mettete i piedi, compagni.