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Olive di mare

 

 

"0live" di posidonia

Olive di mare

 

di Luciana Bussotti


Un piccolo racconto di un incontro vegetale.

Molto probabilmente primavera del 1994.

Avevo deciso di lasciare le dune, come studio di ambiente più o meno naturale, e portare gli studenti al mare, in senso didattico, sugli scogli. 
Avevo voglia di alghe, che a scuola si trattano veramente poco e con difficoltà, visto che son difficili a cominciare dalla definizione. Però, vivere e insegnare Scienze in una città di mare senza affrontare più seriamente questo argomento, solo perché erano ben poche le mie competenze, 
mi sembrava una mancanza imperdonabile. Un aiuto me l’hanno dato i libri di testo che riportavano, soprattutto nei disegni e nelle relative didascalie, la stratificazione delle alghe come un assoluto: nella fascia alta  e anche sulla terraferma- le Alghe Verdi; più in basso le Alghe Brune; al di sotto, fino a – 200m, l’habitat delle Alghe Rosse, tre livelli distinti e separati tra loro. Sarò stata poco competente, visto che conoscevo una quindicina di specie o poco più, ma al mare (di scoglio) ci andavo da una vita e come funziona la situazione l’avevo ben chiaro nella testa. Non è necessario essere un palombaro per incontrare un’alga rossa e se ti affacci alla spalletta del lungomare, quello che vedi è soprattutto un fiorire di vegetazione marrone.

Decisi quindi di partire da questo nodo didattico: far confrontare la realtà con l’informazione libresca, per trarne una conoscenza, diretta e corretta, con una semplice osservazione dai nostri scogli. La cosa piacque e i ragazzi decisero di conoscere meglio questo gruppo vegetale.

Aspettato un dopo libeccio, siamo andati a raccogliere materiale spiaggiato e con l’aiuto di libri specialistici abbiamo tentato la determinazione delle specie, tornando sugli scogli più volte per osservare la situazione reale. Intanto i cicli biologici assumevano una valenza didattica maggiore, visto che riguardavano entità reali: gametofito, sporofito, sporangi… e si accumulavano via via “scoperte” nuove, come quell’alga di un bel verde ceruleo che è in realtà una Feoficea (alga bruna), o quella sdrucciolevole marrone scuro che è una Rodoficea; oppure che quel che vediamo oggi sopra gli scogli, alla prossima visita sarà diverso, come diverso è un prato osservato in due successivi mesi dell’anno.

Sì, cominciammo a frequentare gli scogli con gli occhi dell’osservazione naturalistica. E quando parli di alghe e vai al mare non puoi fare a meno di soffermarti su Posidonia, con i suoi nastri verdi o marroni, per raccontare che alga non è, ma  un’angiosperma bell’e buona, con radici fusti e foglie, fiori e frutti.

Eravamo, di maggio, agli scogli di panchina della Terrazza Mascagni in un momento di bassa marea e mi lascio andare a una considerazione che allora mi pareva di valore “universale”: «è vero, fiorisce, ma chi li ha mai visti quei fiori se non i subacquei che vanno a scrufoliare tra le sue fronde, per di più in autunno, momento della fioritura?». Anche frutti e semi, questi sconosciuti, li ho visti solamente in fotografia. 

Edoardo si china, raccoglie dall’acqua un oggetto galleggiante e chiede: «Prof, questo cos’è?» Era un’“oliva di mare”, così viene chiamato il frutto della Posidonia, liscia e verde! Non mi ricordo se sono stata più felice del ritrovamento e del fatto che per la prima volta avevo in mano quell’oggetto fino ad allora misterioso, o imbarazzata dalla figura appena fatta con i miei ragazzi. La presero bene e condivisero con me lo stupore e il piacere dell’insolito ritrovamento, accordandomi fiducia e credibilità sulla parola, per aver dichiarato che l’evento era quanto meno raro. Dico che probabilmente era il 1994, perché con l’ANISN di Pisa ero riuscita ad organizzare un viaggio a Giannutri per il 5 di giugno: si scatenò la libecciata più violenta a cui io abbia assistito (le giovani mandorle che mi piace mangiare verdi sui miei alberi a Suvereto, a circa una ventina di km di distanza in linea d’aria - di libecci - dal mare, erano salate! Nella Cala del Leone seccarono le foglie dei lecci, ben abituati agli spruzzi del mare). Ovviamente non partì nessuna nave e la gita sfumò. Pochi giorni dopo il mare riversò sugli scogli di Livorno e sulle spiagge di Calambrone e Tirrenia  migliaia di oggetti ovoidali bruni, così tanti che se ne interessò la stampa locale.

 

frutto posidonia in vari stadi frutti di posidonia spiaggiati

      Frutto di posidonia

in vari stadi

       Frutti di posidonia

spiaggiati

 

Sul Tirreno (il giornale di massima diffusione in Toscana) sulla cronaca di Livorno comparve un articolo a titolo «A causa della violenta mareggiata nave perde carico di caffè»!

Feci appena in tempo a commentare con gli studenti, prima della fine della scuola. Poi per tutta l’estate ho incontrato frutti e semi di Posidonia, seguendone perfino la germinazione e l’attacco al substrato in una piccola baia vicino a Follonica, fotografandone gli stadi.  

Ora che le conosco bene, mi capita di incontrare ogni tanto le capsule aperte dopo qualche mareggiata anche di normale intensità. 

 

Per saperne di più: Posidonia oceanica Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.