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La formica, il pesce spada e Darwin in viaggio per mare

 

 

Tommy Darwin e formica

La formica, il pesce spada e Darwin in viaggio per mare

 

di Giambattista Bello (Darwin)

 

È opportuno premettere che qui non si narra di un palpitante incontro con un animale nel pieno della vita, ma di un incontro con un esserino – una formica – ormai morto che, date le circostanze, mi sbalordì e, poi, ha continuato a sconcertarmi per più di un quarto di secolo.

Quasi sempre, quando dico a qualcuno che, per studiare la dieta degli animali marini, apro i loro stomaci e ci guardo dentro, ho per risposta versi come “iiiih, oooh, uaaah”, tutti emessi con un senso di disgusto. Ma tali reazioni mi fanno sorridere, giacché l’esame dei contenuti stomacali – così si dice in gergo tecnico – è sempre prodigo di una gran quantità di informazioni fondamentali per conoscere sia il predatore, sia le sue prede. E poi, posso ben dirmi fortunato rispetto a coloro che studiano le feci degli animali e tra esse sondano e selezionano.

Tra diversi cetacei, pesci cartilaginei e ossei, crostacei, stelle di mare e cefalopodi, l’essere che più mi ha affascinato sotto il profilo del comportamento alimentare è stato il pesce spada, un pesce straordinario per tanti aspetti. Ad esempio, conoscete un altro pesce che affetti le sue prede prima di ingerirle? Questo possente teleosteo, infatti, usa il rostro, cioè la spada, come arma da taglio per uccidere o menomare, prima di ingurgitarli, gli organismi di cui intende cibarsi. A tal proposito, non vi nascondo la mia sorpresa nello scoprire, all’interno del primo stomaco di pesce spada da me esaminato, un totano fatto a pezzi con tagli molto netti; all’epoca, la peculiarità “affettatoria” del nostro pesce non era ancora riferita in alcun testo scientifico. La spada è usata anche di punta, come difesa, per infilzare i potenziali nemici che dovessero avvicinarsi troppo; ma questa è un’altra storia.

Ben presto, esaminando i contenuti stomacali di esemplari catturati nell’Adriatico meridionale e nell’alto Ionio, imparai che “lo spada” (così lo chiamano i pescatori) è capace di predare cefalopodi pelagici, viventi a mezz’acqua, spaziando dai totani più grossi ai sepiolidi grandi solo pochi centimetri, oltre a pesci e qualche crostaceo. In questa ricerca, le sorprese non mi sono mai mancate. Come nel caso di quell’esemplare magro magro, che aveva nello stomaco un amo di 10 cm, tutto avvolto da una sostanza mucosa. Evidentemente, era riuscito a sfuggire a una prima cattura spezzando la lenza, ma non alla seconda; nel frattempo si era debilitato a causa di quell’amo nello stomaco. O come nel caso del polletto. Sì, un polletto intero, già spennato, decapitato e apparecchiato per la cucina, proprio come quelli che si comprano in polleria.

Dopo la sorpresa, la facile spiegazione: con tutta probabilità, l’ex-pennuto era stato gettato via (oppure era caduto in mare accidentalmente) da qualche imbarcazione in transito.

 

La sorpresa delle sorprese fu però la formica, anzi il formicone, uno di quelli grossi, tutto nero e lucido e con tutte le zampette al loro posto. L’integrità dell’animaletto, cioè la mancata aggressione da parte dei processi digestivi, mi fece subito pensare che la sua ingurgitazone da parte del pesce spada fosse avvenuta a bordo dell’imbarcazione, subito dopo la cattura del pesce. Non è insolito, infatti, incontrare qualche insetto sulle barche da pesca. Tale spiegazione, però, non mi aveva mai convinto. Le due fondamentali alternative da me intraviste, il pesce spada morente sulla tolda della barca che si impegna a catturare e ingoiare la formica oppure la stessa formica che spontaneamente gli si va a infilare in bocca e poi attraversa l’esofago fino allo stomaco, erano entrambe inconsistenti. Talora, chiacchierando di cose di mare con amici e conoscenti, vengono fuori le avvincenti storie del pesce spada, tra le quali quella del polletto e quella della formica. Mentre la soluzione del mistero del polletto, dopo un momento di perplessità, viene accolta con soddisfazione, il mio tentativo di chiarimento relativo al formicone risulta poco convincente, anche perché la faccenda è sempre stata poco chiara a me stesso. Dirò di più, in qualche caso, proprio l’aneddoto del formicone mi ha fatto reputare da altri uno scherzoso inventore di fole.

Qualche mese fa, leggendo il Viaggio della Beagle di Charles Darwin, m’imbattei nella seguente pagina del capitolo IX: “Una sera, mentre eravamo a circa dieci miglia dalla Baia di San Blas [Argentina], vaste quantità di farfalle, in sciami di miriadi incalcolabili, si estendevano fin dove arrivava la vista. Anche con l’aiuto di un cannocchiale non si riusciva a vedere uno spazio libero da farfalle. I marinai esclamavano «piovono farfalle» e proprio così sembrava. Vi erano più entità specifiche; quella più abbondante apparteneva a una specie simile, ma non identica, a Colias edusa, comune in Inghilterra. Alcune falene e alcuni imenotteri accompagnavano le farfalle […] La giornata era stata bella e calma e altrettanto era stata quella precedente, con venti lievi e di direzione variabile. Pertanto non possiamo supporre che gli insetti fossero stati sospinti da venti da terra, ma dobbiamo concludere che essi si fossero spontaneamente messi in volo. I grandi sciami di Colias davano l’impressione che la farfalla fosse in fase migratoria, come avviene per Vanessa cardui, ma la presenza di altri insetti rendeva il caso diverso e non facilmente comprensibile.” E l’illustre naturalista continua con ulteriori e approfondite considerazioni su insetti e ragni in mare trovati a grande distanza dalla costa.

Ma di farfalle, coleotteri e ragni poco m’importò nel leggere il capitolo, giacché la parola che mi era saltata all’occhio e rimbalzata nella mente era stata imenotteri, vale a dire api, vespe e, soprattutto, formiche! Allora, vuol dire che questi esserini sono capaci di volare anche a grande distanza dalla costa. Ecco, finalmente, dipanato l’enigma, disvelato il mistero: uno sciame di formiche che vola sul mare e si posa sulla sua superficie e un pesce spada, avido anche di piccole prede galleggianti, che si avventa su quel gruppo di punti scuri inghiottendone qualcuno. Così, dopo più di un quarto di secolo dall’incontro con la formica nello stomaco del pesce spada, il suo arcano veniva svelato grazie all’incontro con quella pagina del Viaggio della Beagle.

Accetta, Darwin, dopo i riconoscimenti universali per la tua grande teoria dell’evoluzione dei viventi, il mio umile ringraziamento per la minuzia della narrazione degli insetti in mare.

 

L’Autore del disegno di Darwin è Tommaso Eppesteingher, è stato tratto dal numero 84 del dicembre 2009 di NATURALMENTE