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Botanici del Rinascimento: Gli erbari incunaboli di Magonza

 

 

 

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Botanici del Rinascimento: Gli erbari incunaboli di Magonza

 

Silvia Fogliato

 

Lasciamo l’Italia rinascimentale per spostarci in Germania, dove, più o meno negli stessi anni in cui gli umanisti sono impegnati nella riscoperta dei testi antichi nella loro veste originale, fa i suoi esordi un’invenzione destinata ad influire profondamente anche sullo studio delle piante: la stampa a caratteri mobili. Come è noto, il primo libro a stampa è la Bibbia di Gutenberg, stampata a Magonza tra il 1453 e il 1455. I primi libri – i cosiddetti incunaboli – sono in oltre metà dei casi testi religiosi, seguiti dai classici, ma c’è già una certa attenzione alla medicina e alla farmacologia. Nel 1470 a Basilea compare il primo libro a stampa che si occupi anche di piante: è il Liber proprietatum rerum di Bartolomeo Anglico, una enciclopedia del mondo naturale risalente al XIII secolo, il cui XVII libro elenca alberi e piante con una succinta descrizione e le loro proprietà terapeutiche. La prima edizione di Materia medica di Dioscoride, nella traduzione latina di Pietro da Abano, viene invece stampata in Italia, a Colle Val d’Elsa, nel 1478.

Più importante nella storia della stampa botanica è l’edizione di Augusta (1475) di Das buch der Natur (“Il libro della natura”) di Konrad von Megenberg, un altro manoscritto medievale scritto intorno al 1450, a sua volta un rifacimento del più antico Liber de rerum natura di Tommaso de Cantimpré (1201-1272). La sua importanza risiede nel fatto che i testi sono accompagnati da xilografie che non hanno più solo funzione decorativa, ma esplicativa.

 

Il primo erbario figurato fu pubblicato a Magonza dal calligrafo, incisore e tipografo Peter Schöffer (1425 circa-1503), il braccio destro di Gutenberg. Durante il processo intentato a Gutenberg dal suo finanziatore Johann Fust, Schöffer testimoniò a favore di quest’ultimo; i due si associarono e nel 1457 crearono l’officina tipografica Schöffer e Fust, che esordì con il Psalterium latinum, il primo libro in cui compare un marchio tipografico. Nel 1466, dopo la morte di Fust, di cui aveva sposato la figlia, Schöffer continuò l’attività in proprio, dimostrando di essere un tipografo innovativo (sperimentò tra l’altro la stampa con inchiostri colorati) e un imprenditore avveduto, con un notevole senso degli affari. Piuttosto colto (tra l’altro, aveva studiato teologia alla Sorbona), possedeva una vasta collezione di manoscritti da cui attingere per i suoi libri.

Tra questi ultimi c’era probabilmente anche un certo numero di erbari figurati, con testo latino e immagini miniate. Anche grazie ai suoi contatti con i farmacisti della città, Schöffer capì che c’era un pubblico per un erbario figurato a stampa e nel 1484 produsse il cosiddetto Herbarius latinus, anche noto come Herbarius moguntinus o, con le prime righe del testo, come Rogatu plurimorum inopum nummorum egentium appotecas refutantium occasione illa. Si trattava di un’operazione editoriale a basso costo, che potremmo definire un ballon d’essai. Schöffer scelse infatti l’economico formato in quarto piccolo e incaricò un anonimo redattore di confezionare i testi, traendoli dalla tradizione manoscritta. Anche le incisioni su matrici di legno, piuttosto rozze, vennero tratte da manoscritti medievali, soprattutto dal trattato di erboristeria noto come Circa instans attribuito a Matteo Plateario, un maestro della scuola salernitana. È solo una delle numerose fonti del testo, un centone tratto da fonti latine, arabe e medievali, le principali delle quali sono lo Speculum naturale di Vincenzo di Beauvais e il Liber pandectarum medicinae di Matteo Silvatico, un altro esponente della scuola salernitana.

 

Herbarius-moguntinus  

Il volume comprende 174 carte (quindi 384 pagine) ed è diviso in due parti: la prima presenta 150 piante officinali, quasi tutte native della Germania, la seconda 96 ricette di medicinali comunemente presenti nelle farmacie; la trattazione di ciascuna pianta occupa due pagine, con un format ricorrente: in alto una xilografia stilizzata, quindi il nome latino accompagnato da quello tedesco, poi trenta righe di testo con una succinta descrizione e le virtù terapeutiche; la seconda parte è priva di figure. Si tratta dunque di un testo agile e maneggevole, destinato soprattutto ai farmacisti, che vi ritrovavano, a un costo molto più basso, i contenuti e il formato degli erbari manoscritti. La grande novità non sta dunque nei testi, copiati e ricopiati, ma proprio nell’uso della stampa.

 

Schöffer aveva visto giusto e l’operazione commerciale ebbe pieno successo: il volume divenne così popolare che già l’anno successivo Petri di Passau ne pubblicò un’edizione pirata (Herbarius latinus Pataviae, Petri, Passau 1485) e entro il secolo ne uscirono undici edizioni, inclusa una pubblicata nei Paesi Bassi con i nomi delle piante in olandese, una in Francia con le denominazioni in francese e due in Italia con i nomi solo in latino, che evidentemente nella penisola era più comprensibile e noto.

Visto l’ottimo esito, nel 1485 Schöffer alzò il tiro stampando Gart des Gusendheit (ovvero “Giardino della salute”), un ambizioso in folio di 360 carte, che contiene la trattazione di 382 piante, 25 semplici di origine animale e 28 di origine minerale. A volere, e probabilmente a finanziare, l’opera «per la gloria di Dio e l’utilità dell’umanità a delizia dei sani e per la fede e la speranza dei malati» fu il canonico Bernhard von Breydenbach (ca. 1440-1497), che era appena rientrato da un pellegrinaggio a Gerusalemme e aveva affiato a Schöffer la pubblicazione del resoconto Peregrinatio in Terram Sanctam, con le illustrazioni di uno dei suoi compagni di viaggio, il pittore olandese Erhard Reuwich. Durante il viaggio, quest’ultimo disegnò dal vivo piante mediterranee sconosciute in Germania; 65 incisioni tratte da questi disegni (su un totale di 379) furono incluse in Gart des Gusendheit, mentre le rimanenti furono riprese dall’Herbarius latinus o tratte dalla tradizione manoscritta.

 

 

Il realismo delle illustrazioni di Reuwich è la prima grande novità di Gart des Gusendheit; la seconda è ovviamente di essere scritto in tedesco, una scelta che allarga il pubblico anche agli “illetterati”, ovvero a coloro che non leggevano il

latino. L’autore del testo è il medico della città di Magonza, Johann Wonnecke von Kaub (1430-1503/4), anche noto con il nome latinizzato Johannes de Cuba.

Gart des Gusendheit Gart-Gensundheit-Peonia    

Pure il suo lavoro è sostanzialmente compilatorio e si avvale di fonti sia tedesche sia latine. Anche Gart des Gusendheit fu una riuscita impresa editoriale: dopo appena cinque mesi fu ristampato dall’editore Schönsperger di Augusta, che ne pubblicò altre sei edizioni, una delle quali in basso tedesco. Continuò poi a essere ripreso e ristampato sotto varie forme fino alla metà del XVIII secolo.


L’esempio di Schöffer fu imitato da un altro tipografo di Magonza, Jacob Meydenbach, che nel 1491 pubblicò Hortus Sanitatis, una vasta enciclopedia di storia naturale anonima che, oltre a 530 capitoli sulle erbe, comprende capitoli sugli animali terrestri, gli uccelli, i pesci e i minerali e un’appendice sull’esame dell’urina. Le illustrazioni sono più di mille. La parte sulle erbe è sostanzialmente ripresa da Gart des Gusendheit. Rispetto ai due volumi editi da Schöffer è decisamente più “medievale”, sia per il carattere enciclopedico, sia per l’inclusione di esseri leggendari, come il mirmicoleone e lo zitiron. Di gusto decisamente gotico sono anche le incisioni, che includono una piacevole serie dedicata ai mestieri.

Insieme, i tre testi sono noti come gli “erbari incunaboli di Magonza” e, nonostante i loro limiti, hanno avuto l’importanza storica, da una parte, di divulgare l’interesse per le piante medicinali, dall’altra di dimostrare le potenzialità della stampa e dell’incisione in ambito naturalistico.

 

 

 

 

 

hortus-sanitatis Herbarius-Brionia

 

 

Fonti

 

Rogatu plurimorum inopum nummorum egentium appotecas refutantium occasione illa, Peter Schöffer, Magonza 1484.

Johannes de Cuba, Gart von Gensundheit, Schöffer, Mainz 1485.

Hortus sanitatis, Jacob Meydenbach, Mainz 1491.

 

Bibliografia

 

Arber, A. (2010), Herbals: Their Origin and Evolution: A Chapter in the History of Botany, 1470-1670, Cambridge University Press, Cambridge

Baumann, H. – Baumann, B. (2010), Die Mainzer Kräuterbuch-Inkunabeln, Anton Hiersemann Verlag, Stuttgard

Duffin, C. (2020), Some notes on the Gart der Gesundheit, 1485, in «Pharmaceutical historian», 50(3), agosto 2020), pp. 91-96

Elliott, B. (2011), The world of the Renaissance herbal, in «Renaissance Studies», Vol. 25, No. 1, Gardens and horticulture in early modern Europe (February 2011), pp. 24-41.

Milano, E. (1994), In foliis folia. Erbari nelle carte estensi, a cura di A. Battini e M. Bini, Il Bulino, Modena.

Swan, C., Illustrated natural history, in Early Modern Europe, a cura di S. Dackerman, Harvard University Press, Cambrigde MA, pp. 186-91