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Le bizzarre analogie terapeutiche della segnatura

 

L'Euphrasia, usata per le infezioni agli occhi, essendo i suoi fiori somiglianti all'occhio  da Wiki 

Le bizzarre analogie terapeutiche della segnatura

 

Luciano Luciani

 

 

 

 

  Nessuna idea di superiorità dei moderni sugli antichi, nessuna boria intellettuale anima le note a seguire. L’ammirazione, invece, per chi, fin dalla notte dei tempi, di fronte ai misteri della vita e della morte, del declino fisico e della malattia, si è adoperato per cercare risposte non solo teoriche, ma pratiche, agli affanni, né piccoli né pochi, della condizione umana. Se taluni metodi e certe soluzioni proprie di un tempo lontano possono far sorridere una smagata contemporaneità, non si dimentichi che anche i nostri giorni sono popolati di discutibili personaggi portatori di convinzioni ancor più tali: accaniti antivaccinisti, no mask radicali, terrapiattisti, sostenitori di una Terra cava, complottisti che hanno capito tutto circa gli assetti reali del nuovo ordine mondiale, possessori di verità assolute intorno al controllo del clima… Etimologicamente degli imbecilli, al mio paese detti anche, con una punta di volgarità, “cazzari”, senza se e senza ma.

 

Bando, però, alle polemiche e introduciamo l’argomento della segnatura: ovvero una remota forma di conoscenza, elaborata a scopi terapeutici che si fondava sulla interpretazione dei connotati morfologici di molte sostanze appartenenti al mondo vegetale, animale e minerale. Siamo all’interno del principio ippocratico similia similibus già comunque diffuso da secoli nelle comunità umane e praticato da iniziati, sciamani, sacerdoti e più tardi applicato da famosi medici del mondo antico: Dioscoride Pedanio (40–90), botanico e medico greco vissuto a Roma nell’età neroniana; Plinio il Vecchio (23–79), scrittore enciclopedico autore della Naturalis Historia; il greco Galeno (129–201), le cui ricerche influenzarono l’arte medica fino al Rinascimento; il greco di Pergamo Oribasio (325–403), medico personale dell’imperatore Giuliano e precursore di una medicina razionale e scientifica. Tutti loro credettero nei dettami della segnatura e li misero in pratica. Per capirci meglio ecco alcuni esempi di facile comprensione: per i seguaci della segnatura era sensato per frenare un’emorragia utilizzare l’ematite, una pietra nera la cui lavorazione produce una polvere rossa da assumere o applicare variamente; la perdita di sangue poteva, però, essere curata anche da un’altra pietra, il diaspro rosso reso tale dalla presenza di ossido di ferro. Dal greco améthystos (non ebbro) l’ametista, invece, di color rosso vinoso, si pensava che contribuisse efficacemente a contrastare gli effetti dell’ubriachezza. Si poteva ricorrere alla pianta serpentaria (Dracunculus vulgaris), che ha il gambo chiazzato come la pelle di un serpente per combattere le complicanze di un morso di vipera, o riferirsi alla straordinaria abbondanza di semi della coloquintide (Citrullus colocynthis) per favorire maternità altrimenti difficili… Tutto chiaro? Ancora qualche esempio nella convinzione che il criterio della segnatura se può portare lontano contribuisce, però, a favorire non poche aberrazioni. Plinio, per esempio, abbondò nei medicamenti di origine animale: per combattere l’epilessia consigliava il cervello di cammello e le ovaie di iena in caso di sterilità femminile, mentre più di un millennio più tardi Alberto Magno (1193 - 1280), vescovo cattolico, filoso e scrittore ammirato da Dante che lo pone in Paradiso nel cielo del Sole, ovviava all’impotenza o alla caduta del desiderio maschile prescrivendo i testicoli di animali focosi in amore prima fatti seccare e poi sciolti nel vino.

 

La dottrina della segnatura raggiunse l’acme della sua diffusione negli anni del Rinascimento e della Controriforma praticata da medici, botanici, naturalisti, alchimisti, convinti della stretta corrispondenza ermetico-filosofica tra microcosmo e macrocosmo. Per il medico e alchimista tedesco Paracelso (1493-1541) che riteneva che “nessuna malattia può guarire per contrapposizione, ma solo grazie al suo simile”, era lecito l’utilizzo dei lombrichi, elastici e flessuosi, per curare le artrosi deformanti degli arti e prevedeva l’uso terapeutico della galattite, una pietra color cinerino da cui ricavare una polvere biancastra per accelerare e accrescere la montata lattea di puerpere e balie. Anche con l’erba eufrasia (Euphrasia officinalis) che presenta una corolla assomigliante a un occhio cigliato si può tentare la guarigione dei disturbi della vista, mentre le alterazioni mestruali possono trarre giovamento dall’erba lunaria. Seguace di Paracelso, il tedesco Osvaldo Crollio (1563-1609), cabalista e alchimista, perfezionò il sistema delle relazioni tra il mondo vegetale e il corpo umano. Per esempio, per lui erano palesi le relazioni tra la noce e la testa umana: se il guscio descriveva la scatola cranica, il gheriglio rappresentava il cervello con le sue circonvoluzioni e la pellicola che avviluppa il frutto corrispondente alle meningi… E così via, con la foglia della salvia apparentata alla lingua umana, il convolvolo alle anse intestinali, la fragola alle labbra umane fino alla composizione uno stranito, composito, bizzarro corpo umano degno della stravagante fantasia di un Arcimboldo.