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Sulla formazione degli insegnanti di matematica: alcuni segnali di cambiamento

 

Matematica senza paura

Sulla formazione degli insegnanti di matematica:

 

alcuni segnali di cambiamento

 

 

 

Lucia Stelli

 

 

 

Condivido le preoccupazioni emerse dagli interventi di Fabio Fantini e Maria Castelli riguardo alla formazione in didattica della matematica dei docenti della scuola primaria, anche per aver lavorato per tanti anni a stretto contatto con maestre e maestri. Solo pochi, tra quelli che ho conosciuto, avevano scelto di insegnare matematica, altri erano stati costretti a farlo e si sentivano a disagio in questo ruolo, altri ancora, non di rado laureati in Lingue, si sentivano del tutto inadeguati. Insomma ho avuto spesso l’impressione che l’insegnamento della matematica rappresentasse un problema già prima che si prospettasse. Certamente non è il caso di generalizzare perché la sensibilità didattica e il grado di formazione sono prerogative individuali , ma da insegnante di scuola secondaria di primo grado ho purtroppo visto molte volte concretizzarsi il rischio di una visione rigida e prescrittiva della matematica, derivata probabilmente da un vissuto di difficoltà e insicurezze. Con tali presupposti si fa una gran fatica a convincere chi ha provato emozioni negative, quali paura e ansia, a vivere la matematica in modo sereno e a cambiare la visione negativa che si è stratificata e cementata in cinque anni di scuola. Spesso non ci si riesce. Non è casuale che la scelta di intraprendere studi di tipo umanistico sia spesso determinata dalla volontà di evitare il più possibile il confronto con questa materia.

Premetto che ho stima degli insegnanti della scuola primaria e che ho imparato proprio da loro a fare attenzione ai bisogni degli alunni e ad ascoltarli; frequentandoli ho però anche avuto la conferma di quanto la didattica tradizionale, pur resa motivante e inclusiva, non rispettasse la natura della disciplina. Basta sfogliare un libro di testo per accorgersi di quanto venga trasmessa una matematica densa di regole e stereotipi! Se vogliamo perseguire traguardi di competenze come: “Costruisce ragionamenti formulando ipotesi, sostenendo le proprie idee e confrontandosi con il punto di vista di altri” (1) abbiamo bisogno di non percorrere sensi unici, ma di risolvere problemi esplorando strade diverse e per questo servono competenze matematiche e nuovi strumenti di gestione della classe, in pratica una formazione professionale solida e al passo con i tempi. Chiunque ha bisogno di imparare ad affrontare il nuovo e le difficoltà che comporta, tanto più un docente, e ben sarebbe non aver paura di farlo insieme ai propri alunni !

Da insegnante che ha sempre ricercato occasioni di formazione a supporto del lavoro quotidiano, mi sento di affermare che è difficile fare formazione didattica, e che sono davvero poche le persone ‘esperte’.

Troppe volte dopo aver frequentato un corso che si prospettava molto “promettente” mi sono trovata a pensare: “ Che senso ha una lezione strettamente disciplinare di stampo universitario inserita nella formazione in ingresso, quando non so come rapportarmi a tutto il contesto? Che me ne faccio di una lezione che ignora le percezioni e le risposte degli alunni? Con un simile percorso didattico che punta così tanto all’astrazione come posso coinvolgere i ragazzi in difficoltà? Come far capire che non voglio ‘ricette’, ma orientamenti utili per aiutare i miei alunni a superare gli ostacoli che incontrano?

 

Tutto questo per dire che, a maggior ragione nella scuola primaria, la formazione ha bisogno di esperti che mettano i bambini al centro della loro ricerca e che non li perdano di vista per interagire con gli insegnanti.

Iniziative di formazione e proposte didattiche innovative, che pur ci sono state hanno purtroppo coinvolto solo gli insegnanti più motivati e volenterosi. Come mai sono state episodiche e non hanno avuto la ricaduta sperata? Certamente il Ministero dell’Istruzione non ha favorito la loro diffusione e non ne ha garantito la necessaria continuità.

Bisogna aspettare il 2015 affinché la formazione in servizio di tutti i docenti sia presa finalmente in considerazione. E’ certo rassicurante sapere che esiste un Piano ministeriale 2016-19 per il quale la formazione in servizio dei docenti di ruolo è obbligatoria, permanente e strutturale (legge 107 del 2015). Peccato che siano contemplati solo gli insegnanti di ruolo, quando per l’a.s. 2020-21 per le sole supplenze da “organico Covid 19” si stima un reclutamento di circa 200.000 docenti! Nello stesso Piano si sottolinea che l’efficacia dei percorsi formativi è indubbiamente uno dei fattori di maggiore complessità, si riconosce la bassa qualità dei percorsi formativi in termini di modelli e metodologie utilizzate e si ritiene fondamentale investire prioritariamente sulla formazione dei formatori. Riporto integralmente la conclusione del paragrafo 2.3 “Assicurare la qualità dei percorsi formativi“: La qualità dei percorsi formativi è quindi sostenuta da buoni contenuti e da buoni formatori la cui corretta identificazione e valorizzazione diventa essenziale. Occorre partire da una vera valorizzazione delle migliori risorse, già presenti nella scuola, integrandole, ove necessario, con autorevoli contributi. (2).

Sicuramente i Dirigenti Scolastici sapranno riconoscere e valorizzare le migliori risorse, già presenti nella scuole, è invece più difficile riconoscere autorevoli contributi.

A questo riguardo non ho dubbi: basta volgere lo sguardo al settore della ricerca in didattica della matematica. Da qualche anno a questa parte ho potuto infatti constatare che in ambito universitario si investono energie e denaro in progetti sull’apprendimento della matematica a partire dalla scuola dell’infanzia e non c’è da meravigliarsi che abbiano una ricaduta sulla prassi scolastica. Molteplici segnali di cambiamento stanno infatti pervadendo la scuola, il web e anche l’editoria scolastica, segnali che promettono di diffondersi e di protrarsi nel tempo, proprio perché attraversano tutto ciò che gravita intorno alla figura del docente. I cambiamenti a cui mi riferiscono non sono quelli dettati dall’ emergenza Covid, che purtroppo non aiutano gli insegnanti a stare bene a scuola, ma quelli che possono rafforzare le loro competenze e farli sentire meno soli in un momento in cui tutte le passate sicurezze sono messe a dura prova.

Il primo di cui voglio parlare è di natura locale, ma mi appare come un cambiamento ‘epocale’ per la sua origine in ambito accademico. Si tratta dell’Istituzione del Corso di Scienze della Formazione Primaria a Pisa. L’introduzione di questo corso da appena tre anni, rappresenta un segno di cambiamento rispetto alla tradizione che lo vedeva monopolio di Firenze, ma non è questa a mio avviso la cosa maggiormente degna di nota, quanto il fatto che la spinta a istituirlo sia nata nel Dipartimento di Matematica, luogo in cui è maturata una qualificata esperienza di ricerca sulla didattica della matematica, in particolare sulle difficoltà apprendimento. Ciò ha portato a privilegiare nel Corso obiettivi importantissimi e complessi, che non riguardano solo i contenuti della matematica, ma includono lo sviluppo di competenze specifiche sulla loro trasposizione didattica, l’intervento rispetto alle difficoltà in matematica e la ricostruzione del rapporto con la matematica dei corsisti.

Un altro segnale significativo che mi fa piacere rilevare, proviene dalle iniziative degli ultimi anni della CIIM (Commissione Italiana per l’Insegnamento della Matematica), articolazione dell’ UMI (Unione Matematica Italiana), di cui faccio parte. Tale Commissione, oltre a esaminare i problemi riguardanti l’insegnamento matematico in Italia e tenere i rapporti con il mondo della scuola e dell’università, ha il compito di promuovere una didattica della matematica sempre più efficace per la formazione iniziale e in servizio dei docenti.

Ha al suo attivo 6 scuole estive residenziali e vari Convegni su temi riguardanti l’insegnamento della matematica, dalla scuola primaria a quella secondaria di 2^ grado, con laboratori e conferenze rivolte ai vari ordini di scuola (3). Nel corso degli anni si è discusso del valore formativo della matematica, delle sue criticità, di competenze e curricolo verticale, della ricerca di un equilibrio tra procedure e concetti, di problem solving, tanto per esemplificare alcune delle problematiche indagate. Indubbiamente sono stati contesti in cui le migliori risorse presenti nella scuola, hanno dialogato proficuamente.

Gli autorevoli contributi sono stati davvero autorevoli in quanto provenienti in larga misura dall’AIRDM (Associazione Italiana di Ricerca in Didattica della Matematica) che attualmente collabora strettamente con La CIIM nell’organizzazione delle scuole estive e in quella di eventi online (4). A questo proposito segnalo l’iniziativa del maggio scorso degli “AperiAIRDM: incontri con la Didattica della Matematica”, quattro incontri in streaming dedicati all’insegnamento e apprendimento della matematica dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado. I quattro incontri, rintracciabili sul sito dell’ AIRDM, ciascuno dedicato a uno specifico livello scolare, hanno affrontato temi cruciali per l’insegnamento-apprendimento della matematica, sia in presenza che a distanza. Sono attualmente in preparazione altre proposte simili con cadenza mensile a partire dalla fine di ottobre.

Non me ne vogliano tutte le altre associazioni professionali che propongono percorsi formativi on line con l’intento di far acquisire ai corsisti conoscenze e competenze sugli aspetti critici del processo di insegnamento/apprendimento della matematica, sono veramente tante e offrono senz’altro contributi di qualità, ma ho preferito limitarmi alla ricerca universitaria anche perché è in quell’ambito che ho assistito a un cambio di mentalità. Finalmente occuparsi di educazione matematica nei nidi e nelle scuole dell’infanzia non è cosa di scarsa rilevanza!

Ho conosciuto molti giovani ricercatori in didattica della matematica che lavorano presso varie Università italiane: Torino, Pavia, Modena, Pisa, Salerno, Bari, Napoli, e ne ho apprezzato il valore. Il loro impegno di ricerca contempla tutto l’ iter scolastico, da 0 a 19 anni, e la rete di relazioni che hanno creato, li mette in condizione di diventare i migliori interlocutori degli insegnanti, visto anche che il bisogno di rinnovare la didattica è pure considerato una priorità dal mondo della politica.

L’ultimo segnale di cambiamento che secondo me merita di essere conosciuto proviene dal progetto “Problemi al centro. Matematica senza paura”, proposto agli insegnanti della scuola primaria dalla casa editrice Giunti sotto la direzione scientifica di Pietro Di Martino e Rosetta Zan (5).

Iscrivendosi al progetto, l’insegnante riceve gratuitamente un Kit composto 10 flashcard con problemi e indicazioni metodologiche, pensati appositamente per il livello della sua classe e una guida per accompagnare gli alunni nell’acquisizione delle competenze di problem solving. Mettere i problemi al centro della pratica didattica, significa prima di tutto rispondere alle Indicazioni nazionali ministeriali con azioni coerenti con la seguente raccomandazione: “Caratteristica della pratica matematica è la risoluzione di problemi, che devono essere intesi come questioni autentiche e significative, legate alla vita quotidiana, e non solo esercizi a carattere ripetitivo o quesiti ai quali si risponde semplicemente ricordando una definizione o una regola”

Il progetto propone al docente, innanzitutto problemi ‘veri’, vale a dire situazioni nuove che richiedono di utilizzare le conoscenze matematiche e i saperi dei bambini per mettere in atto processi decisionali. Niente a che vedere con i ‘falsi’ problemi appartenenti alla tradizione: caramelle da spartire, mamme che comprano uova al mercato, fiaschi di vino da riempire, libri da leggere un tot di pagine al giorno... Sono invece, oltre che problemi significativi dal punto di vista dei concetti matematici, problemi non stereotipati, costruiti con l’intento di renderli comprensibili e percepibili come ‘veri’. Sicuramente problemi più aderenti al vissuto dei bambini e utili nella costruzione di un rapporto non ansioso o conflittuale con la matematica.

La buona notizia è che alcuni di questi problemi sono entrati nei sussidiari e che la casa editrice ha espresso la volontà di dare un taglio nuovo ai percorsi tradizionalmente dedicati ai problemi.

Forse questi segnali di cambiamento appaiono piccola cosa, ma dopo tanti anni di immobilità rappresentano strade che i docenti incroceranno e percorreranno sempre più nella loro frequentazione della rete. Riguardo alla formazione a distanza c’è da dire che, se da una parte toglie l’interazione diretta con chi ascolta e fa rimpiangere la comunicazione diretta con tutti i suoi propri segnali visivi, dall’altra permette a moltissime persone di assistere contemporaneamente all’evento formativo e il grande numero di docenti coinvolti è un acceleratore di cambiamenti enorme.

Il fatto che l’attuale pandemia abbia messo la scuola al centro della politica può avere un significato enorme. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel suo messaggio al mondo della scuola alla vigilia dell’apertura dell’anno scolastico , ha fatto presente che "La scuola è il cuore pulsante del Paese...Nella scuola ci sono tutti i progetti per un futuro migliore”, l’augurio è che lo sia davvero. Si spera che tra i progetti che guardano al futuro ci sia quello di una formazione che oltre a curare e consolidare le competenze e i saperi di base, consideri l’insegnamento della matematica una palestra per imparare ad affrontare la complessità, prendere decisioni valutandone le conseguenze e assumendosene la responsabilità. Un bel contributo a esercitare una cittadinanza attiva e responsabile!

 

Note

 

1. http://www.indicazioninazionali.it/2018/08/26/indicazioni-2012/

2. https://www.istruzione.it/allegati/2016/Piano_Formazione_3ott.pdf

3. https://umi.dm.unibo.it/attivita-della-ciim/

4. https://www.airdm.org/aperiairdm-incontri-con-la-didattica-della-matematica/

5. https://www.giuntiscuola.it/progetto-problemi-al-centro/