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Questo non è un “incontro”!

 

Il terrazzo di Luciana Bussotti

Questo non è un “incontro”!

 

Luciana Bussotti

 

 

 …ma un luogo di incontro tra un’umana e le piante che ha scelto di coltivare.

È un balcone pieno di fiori. La sua storia recente ha 6 anni, è nato con una fila ininterrotta di vaschette per evitare che la Micia ci si potesse avventurare pericolosamente. All’inizio aveva un ordine ed era molto carino: gerani, nasturzi (tropeoli), petunie dalle colorazioni insolite, portulache, i colori ben assortiti, una certa armonia insomma. È divenuto il luogo delle uscite, delle vacanze, dei progetti, visto che uscite, vacanze, progetti diversi non ce ne sarebbero stati praticamente più. Il luogo dove l’umana si sentiva e si sente di declinare i verbi al futuro: seminerò, pianterò i bulbi, spunteranno, fioriranno…

 

Chi sa sa, gli altri non importa che sappiano.

 

È diventato anche luogo di incontri zoologoci: bombi, api, xilocope, Macroglossum stillatarum (falena colibrì) d altre farfalle. Già, le farfalle e i loro bruchi: tra queste la terribile Cacyreus marshalli, l’unica “razza” clandestina che avrei voluto fosse rimpatriata in Africa, quella che, arrivata in Spagna, con la libera circolazione di Schengen, ha viaggiato fino a noi per rovinarci i nostri gerani. La bellezza non è mai senza scogli. E la voglia di bellezza (e di consolazione) non si ferma: bello, lo voglio, bello lo compro, bello, si fa a cambio? Bulimia di fiori e fioriture.

Alla fila ordinata si aggiunge una fila verso il muro di casa, una seconda fila addossata alla prima, qualche vaso più piccolo in collo alle vaschette e per ultimo la fila delle balconiere con altre piante. Non lo so quanti vasi ci sono, niente di pericoloso, ma un notevole affastellamento, non più ordine ma disordine interno che però produce in primavera ed estate un bel vedere anche dalla strada.

 

Ultimo capitolo: il balcone al tempo del Covid 19: canti dai terrazzi quando si credeva che saremmo riusciti ad avere lo zero come risultato, metto le lucine di Natale seguita da altri della via, ci salutiamo, abbiamo costruito una nuova rete di conoscenze. Poi i dati ci immergono nel dramma, togliamo le lucine, ci facciamo ciao con la mano, non cantiamo più. Ci sono bandiere italiane, il balcone ha visto il panno rosso con scritto 141 (l’anniversario della tragedia del Moby Prince a Livorno), un vessillo per il 25 aprile

Ma qualche incontro c’è stato ancora.

 

C’è chi ha l’amica di penna, io ho l’amica di balcone e ora di FB; mi ha chiesto consigli, le ho regalato talee. È lei, la mia dirimpettaia, che lo ha fotografato perché io potessi vedere “l’effetto che fa”. Il momento era buono, 4 giorni prima sarebbe anche stato migliore. Mai una foto sul mio profilo ha riscosso tanto successo. Evidentemente i fiori piacciono.

 

 

E torniamo agli incontri: persone con mascherina che passeggiano a piedi nell’ora d’aria alzano gli occhi e si accorgono della fioritura, mi fanno i complimenti e io ringrazio. A qualcuno ho pure lanciato talee.

Se ci rivedremo ci faremo ciao con la mano.

 

Storia di un terrazzo fiorito, disordinato, non progettato, che regala a me un motivo di resistenza e ad altri, quelli che stanno imparando ad osservare la città con occhi diversi, un po’ di bellezza

 

PS Ho sempre guardato altri balconi fioriti e ho sbirciato nei giardini, per mia soddisfazione.

 

“Mettete dei fiori nei vostri balconi…”