Pomodori caldi caldi
In quel di Maccastorna (LO), 45 metri sul livello del mare, 69 abitanti
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” (Fabrizio De André, Via del Campo)
E dai pomodori, o meglio dai loro scarti, cosa può venire fuori?
Presto detto: energia rinnovabile per abitazioni e uffici a impatto zero, in una parola bioriscaldamento.
Lo dimostra l’esperienza in corso d’opera in quel di Maccastorna, il più piccolo Comune della provincia di Lodi, appena 69 abitanti.
Dove, un’industria conserviera, la Solana Spa, fedele al motto “qui non si butta via niente” ha scelto di mettere a frutto l’enorme potenziale energetico rappresentato dai residui della lavorazione di oltre 200.000 tonnellate annue di pomodori: questi scarti, miscelati con i liquami dei bovini da carne e da latte che costituiscono ancora la principale risorsa del territorio e il trinciato del mais coltivato in questi fertilissimi terreni del Lodigiano per nutrire appunto il bestiame, sono diventati il carburante di un nuovo impianto che, durante i rigidi inverni padani, scalderà le case private dei maccastornesi (si chiamano proprio così!) e gli uffici comunali, senza dimenticare la duecentesca chiesa parrocchiale di San Giorgio, vanto della minuscola comunità.
Un progetto innovativo che, nato dalla collaborazione tra agricoltura, industria e municipalità, diventerà operante nell’inverno del 2012, quando una rete di distribuzione collegherà tutti gli edifici di Maccastorna: così, i suoi lungimiranti abitanti potranno salutare per sempre le vecchie caldaie e iniziare a risparmiare sugli altrimenti sempre più proibitivi costi di riscaldamento. Insomma, bollette più leggere nel territorio di questa piccolissimo Comune situato sulla sponda destra dell’Adda poco a monte della sua confluenza col Po in mezzo a terreni fertilissimi.
Un esempio forse ancora limitato, ma capace di far comprendere nella sua concretezza le straordinarie risorse offerte dagli scarti agricoli e alimentari per produrre energie pulite e spendere meno. Certo, occorre conoscere la tecnologia, essere aggiornati sulle normative e saper cogliere per tempo le opportunità quando si presentano, ma soprattutto sono necessari un po’ di curiosità per il nuovo e qualche gusto per la sperimentazione.