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Classificare le piante 6: Conrad Gessner

 

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Classificare le piante 6: Conrad Gessner

 

La biblioteca universale della natura

 

Silvia Fogliato

 

Anche per il Rinascimento, un’epoca che coltivò più di ogni altra l’aspirazione all’uomo universale, lo svizzero Conrad Gessner (1516-1565) fu una personalità d’eccezione. Per definire quelli come lui, la lingua inglese usa il termine polymath, che indica qualcuno le cui conoscenze spaziano nei campi più diversi. Fu umanista e filologo, insegnante, linguista e lessicografo, teologo, bibliografo, medico, naturalista. È considerato il padre di due discipline tante diverse come la bibliografia e la zoologia, ma fu un precursore anche in altri campi altrettanto lontani, come la linguistica comparata e lo studio dei fossili (termine che è stato coniato proprio da lui). Nei suoi ponderosi volumi, si fondono le due grandi correnti della cultura rinascimentale: da una parte, lo studio erudito dei testi classici, dall’altro l’indagine diretta della natura.

Gessner era nato a Zurigo, in una famiglia povera, e visse in uno dei periodi più turbolenti della storia svizzera, segnato dalle guerre di religione. Il padre, un pellicciaio di fede riformata, morì a fianco di Zwingli nella battaglia di Kappel quando Conrad era adolescente. Grazie ad alcuni protettori e alla stessa città di Zurigo, il geniale ragazzo poté continuare a studiare prima le lingue classiche (aveva un talento naturale per le lingue antiche e moderne), poi medicina, spostandosi a Strasburgo, Bourges, Parigi, Losanna, Montpellier, Basilea. Ritornato a Zurigo, sempre afflitto da problemi economici, affiancò alla professione medica l’insegnamento universitario di varie materie, dalla filosofia alle scienze naturali. Intanto pubblicava traduzioni, curava l’edizione di libri altrui, intratteneva rapporti epistolari con un’estesa rete di studiosi europei. E scriveva, scriveva.

Le sue sono opere di sintesi, in cui si proponeva di presentare (e preservare) l’intero patrimonio di conoscenze ereditato dall’antichità insieme all’apporto dei contemporanei. La prima, e forse la più nota, è Bibliotheca universalis, ovvero, per usare le sue parole, un catalogo completo di tutte le opere "esistenti o no, antiche o più recenti fino ai giorni nostri, dotte o no, pubblicate o conservate manoscritte nelle biblioteche". Dopo tre anni di ricerche, che egli stesso definì "un labirinto", il grandioso catalogo uscì infine a Zurigo nel 1545. È la prima bibliografia dell'età moderna. Nel 1548, l'erudito svizzero la completò con le Pandectae, un indice tematico in cui i testi sono catalogati in 19 materie e 3000 voci; potremmo definirlo il primo motore di ricerca della storia.

Subito dopo, Gessner si imbarcò in un’impresa ancora più temeraria: catalogare non più solo i libri, ma l’intero mondo naturale. Nella sua concezione, anche la natura è una biblioteca, anzi una biblioteca universale, i cui libri sono gli oggetti naturali, disposti in un ordine dettato dalla saggezza divina (Gessner era profondamente religioso e scrisse anche di teologia). Compito dell’uomo è indagare e riscoprire quest’ordine, e deve farlo sia riunendo e preservando ciò che è già stato scritto, sia spingendo oltre le frontiere della conoscenza indagando il non noto e il non scritto.

Il primo capitolo di questa progettata enciclopedia della natura è Historia animalium, una grandiosa opera in cinque volumi: il primo uscì nel 1551, l'ultimo nel 1587, ventidue anni dopo la morte dell'autore. L'intento di Gessner era presentare tutti gli animali conosciuti, nonché una bibliografia e una sintesi di tutte le opere loro dedicate a partire dall'antichità. In mancanza di un criterio di classificazione globale soddisfacente, gli animali, divisi in quadrupedi (I volume), ovipari (II volume), uccelli (III volume), pesci e animali acquatici (IV volume), serpenti e scorpioni (V volume), compaiono in ordine alfabetico; tuttavia alcune grandi categorie sono raggruppate insieme: ad esempio, tutti i bovini sono trattati sotto la voce Bos e tutte le scimmie sotto la voce Simia.

Historia animalium è indubbiamente un'opera contraddittoria, con un piede nel passato e uno nel futuro. Da una parte è una compilazione erudita, in cui si riversa il patrimonio di conoscenze zoologiche ereditato dall'antichità o anche dal folklore, tanto che, accanto agli animali reali, non mancano quelli fantastici. Dall'altra parte, Gessner cerca di distinguere i fatti dai miti, e spesso si basa sull'osservazione diretta degli animali e delle loro abitudini; inoltre introduce informazioni sugli animali esotici recentemente conosciuti nelle Americhe o nelle Indie orientali. Di grande rilevanza è poi l'apparato iconografico, con oltre 1500 tavole spesso di grande precisione e realismo. Tra gli autori delle xilografie, va ricordato Albrecht Dürer.

 

Gessner malva - malvone

Alla ricerca di una chiave per classificare le piante

Figlio di un pellicciaio, Gessner conosceva e amava gli animali fin da bambino. Ma la sua passione più profonda andava al secondo regno della natura, quello delle piante. Aveva imparato a conoscerle da ragazzo, quando, dopo la morte del padre, era stato accolto da uno zio che coltivava piante medicinali, che poi come medico gli sarebbero divenute familiari.  Ma il suo interesse per la botanica andava oltre. Negli anni in cui visse a Losanna si innamorò delle piante alpine del Vallese. Negli anni in cui scriveva le grandi opere erudite, continuava a raccogliere e studiare piante: nei suoi viaggi ne scoprì almeno 200 specie. Corrispondeva con molti colleghi, con cui scambiava esemplari e osservazioni e talvolta polemizzava, nonostante il carattere mite e conciliante (celebre è la controversia con Mattioli sull'identificazione dell'Aconitum primum di Dioscoride).

Negli anni cinquanta diede alle stampe una serie di brevi opere botaniche, talvolta in forma di lettera, tra cui De raris et admirandis herbis, quae sive quod noctu luceant, sive alias ob causas, Lunariae nominantur (1556) in cui si occupa del fenomeno della luminescenza e espone le sue osservazioni sulle differenze tra alcune piante con nomi simili. All'inizio del decennio successivo risale De hortis Germaniae (1561), che contiene la descrizione di vari giardini botanici tedeschi, svizzeri, polacchi, francesi e italiani, incluso quello dello stesso Gessner a Zurigo, piccolo ma ricco di piante particolari; seguono indicazioni per la scelta e la coltivazione delle piante e una lista di piante coltivate in ordine alfabetico. È interessante sottolineare che non si tratta solo di specie officinali o utilitarie, ma anche ornamentali.

Terminata la stesura di Historia animalium (anche se la pubblicazione, come abbiamo già visto, si protrasse per decenni oltre la sua morte), Gessner decise che era venuto il tempo di dedicarsi interamente alle piante. Gli ultimi dieci anni della sua vita furono così consacrati alle ricerche e alla scrittura di un'altrettanto enciclopedica Historia plantarum. Fu un lavoro febbrile, una lotta contro il tempo: da sempre di salute cagionevole, miope e con la vista compromessa dallo studio e dall’uso di lenti di ingrandimento, il grande naturalista temeva che la sua vita non sarebbe durata abbastanza per consentirgli di portare a termine l'impresa. E purtroppo non si sbagliava. 

 

 

Nella sua casa, che già da tempo era un piccolo museo naturalistico, incominciarono ad ammassarsi fogli di erbario inviati da amici (come Daléchamps e l'allievo Jean Bauhin, che divenne piuttosto nervoso quando il maestro li trattenne molto oltre le promesse), testi di altri botanici con le pagine fitte di annotazioni di mano di Gessner, e soprattutto disegni su disegni. Le oltre 1500 illustrazioni riunite in vita della pubblicazione, in gran parte disegnate da lui stesso (era un disegnatore di grande talento) o affidate a collaboratori sotto la sua supervisione, erano diventate il suo principale strumento di lavoro, un modo per fissare sulla carta e rendere evidenti i particolari anatomici di ciascuna specie: ogni pianta era "fotografata" in tutti gli stadi di sviluppo, con tutti gli organi disegnati con la massima precisione e gli ingrandimenti di particolari significativi come i petali, gli organi riproduttivi, il sacco pollinico, i frutti e i semi. Attorno ai disegni, una ragnatela di annotazioni in una scrittura minutissima, con osservazioni sulla località di crescita, le forme di sviluppo, i particolari morfologici, le caratteristiche distintive.

 

Gessner-hemerocallis 

Attraverso queste osservazioni e questi disegni, Gessner stava cercando di scoprire una chiave di classificazione del vasto mondo vegetale, i cui confini non facevano che allargarsi con l'afflusso di sempre nuove specie da altri continenti. Una fatica di Sisifo e un fallimento annunciato. Anche se da nessuna parte Gessner ha esposto le sue conclusioni e in Historia plantarum le piante sono effettivamente raggruppate in modo incoerente ed empirico, dai particolari su cui insiste nei disegni e da alcune lettere possiamo ricavare chiaramente che aveva capito l'importanza dei fiori, dei frutti e dei semi per classificare le piante. Inoltre fu tra i primi a distinguere con una certa chiarezza i concetti di genere e specie, scrivendo tra l'altro: "Non esiste quasi pianta che costituisca un genere che non possa essere diviso in due o tre specie. Gli antichi descrissero una specie di genziana. Io ne conosco dieci o più". 
Historia plantarum rimase incompleta ed inedita. Gessner infatti morì di peste a solo 49 anni. Alla sua morte i disegni furono acquistati da Camerario il Giovane che ne utilizzò una quarantina per il suo Hortus medicus (1588); il manoscritto passò per varie mani e fu parzialmente riscoperto da Trew, che lo pubblicò sotto il titolo Opera botanica tra il 1753 e il 1759, quando ormai era troppo datato per influire sugli sviluppi della scienza botanica. Circa 150 disegni furono scoperti nel 1927 nella Biblioteca di Erlangen; il terzo volume dell'opera, che si credeva perduto, è stato ritrovato solo nel 2013 nella biblioteca dell'Università di Tartu.

 

Anche se la sua opera maggiore rimase così a lungo inedita, Gessner era ben noto e stimato dai botanici delle generazioni successive. A testimoniarlo è anche la dedica del genere Gesneria da parte di Plumier, poi ufficializzata da Linneo in Species plantarum. Originarie soprattutto delle Antille e dell’America centrali, le Gesneriae sono erbacee perenni e arbusti legati alle foreste tropicali di media montagna, con esigenze di coltivazioni così specifiche che è raro vederle al di fuori degli orti botanici. Tuttavia è proprio questo genere a dare il nome alla famiglia Gesneriaceae, cui appartengono piante molto note e coltivate per le vistose fioriture, come Achimenes, Gloxinia,  SinningiaStreptocarpus Saintpaulia.

 

 

 

Bibliografia

 

 

M.C. Flannery, “Conrad Gessner: Image and Text”, Herbarium World, https://herbariumworld.wordpress.com/tag/conrad-gessner/

 

S. Kusakawa, “Gessner and the Making of the Historia Plantarum”, in Picturing the book of nature. Image, text and argument in Sixteenth-century humanl anathomy and medical botany, Chicago Scholarship Online, 2013

 

U. Leu, P. Opitz, Die Renaissance der Wissenschaften/The Renaissance of Learning, De Gruyter 2019

 

A. Pavord, The naming of names, Bloombsbury USA 2005