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M. Bellucci, F. Civile, B. Danesi “Unità d’Italia - 150 anni Qualcosa da ricordare 1861 - 1915”

Maria Bellucci - Francesca Civile - Brunella Danesi

Unità d’Italia - 150 anni

Qualcosa da ricordare 1861 - 1915

Collana “NATURALMENTE scienza” ETS editore - Pisa 2011

recensioni: M. Sichi, P. Gallo (se il pdf è lento, leggi la recensione sul sito xlatangente.it)
presentazioni: Pontedera Casciana Terme

 

150 anni qualcosa da ricordare

Premessa

L’occasione della presente pubblicazione è data dalla ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Il periodo prescelto è quello che va dal 1861 al 1915: dalla nascita dello Stato unitario fino all’intervento italiano nella prima guerra mondiale. Gli articoli intendono ricordare i contributi offerti alla costruzione del nuovo Stato da alcuni scienziati, politici, uomini di cultura e illustrare alcuni aspetti della società del tempo. I problemi affrontati dall’élite liberale furono molteplici e di natura non facile; alterni i risultati: moderno avanzamento in alcune parti d’Italia, stagnazione in altre. Di ciò i testi qui raccolti rendono testimonianza. Non si intende peraltro entrare nel merito delle analisi storiografiche complessive sull’argomento, se non per insistere con due precisazioni. 

La prima serve a ricordare che, oltre ad un Settecento riformatore, molto enfatizzato, c’è stato in Italia un Ottocento liberale, altrettanto riformatore ed altrettanto grande: nella seconda metà del secolo, ad esempio, esso ha mostrato i volti, proprio a livello ministeriale, di personaggi sulla cui onestà d’intenti non è dato eccepire: siano sufficienti i nomi di Cesare Matteucci, Giuseppe Zanardelli e Luigi Luzzatti.

La seconda riguarda la cultura scientifica in Italia che, in quel medesimo periodo e fino al 1915, fu di alto livello, apprezzata su scala europea e internazionale, specialmente nei campi della matematica, dell’astronomia e della biologia. Alla prima generazione, che ebbe la funzione di traghettare gli ideali risorgimentali nelle pieghe dello Stato unitario, appartengono Quintino Sella, Enrico Betti, Francesco Brioschi, Stanislao Cannizzaro, Pietro Blaserna, Virginio Schiaparelli; della seconda fanno parte Vito Volterra, Luigi Cremona, Giovanni Celoria, Giovan Battista Grassi, Camillo Golgi, Angelo Celli, Augusto Righi, Guido Baccelli, Federigo Enriques, Tullio Levi-Civita, Guido Castelnuovo, Eugenio Rignano.

La costituzione della Società per il Progresso della Scienza, la nascita della rivista “Scientia” e le vicende della nascente editoria scientifica arricchiscono ulteriormente questo panorama.

Questi elementi, se, da un lato, spazzano via le riserve di “provincialismo” - tanto ansiose quanto improprie - rivolte, in generale, al mondo culturale del tempo dagli autori che scrivevano sulle riviste fiorentine del primo Novecento, dall’altro, fanno cogliere nel “movimentismo” delle medesime riviste, a indirizzo politicamente anti-giolittiano, un’insofferenza - questa sì molto reale - a misurarsi in forme oneste e serie sui problemi e sulle contraddizioni di una società in trasformazione, com’era quella italiana agli inizi del secolo. è noto che poi, sulla scienza italiana e sulla conoscenza scientifica, planò la filosofia neo-idealista, che - nel caso di Gentile anche con il supporto della dittatura fascista - ne bloccò le potenzialità e le aspirazioni a diventare asse formativo, nella scuola e nella società, com’era negli intendimenti e nei programmi di Matteucci, di Volterra e di Enriques. 

Oggi che le analisi storiche si sono fatte più attente e circostanziate, conosciamo meglio qual è stato il valore della cultura scientifica nel periodo preso in considerazione nella presente pubblicazione, ciò che essa ha rappresentato nell’avvio del paese verso la modernità e, dunque, ciò che è stato perduto. Le ricorrenze, se rettamente interpretate, possono essere utili a capire, appunto.
 

 

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