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Arrivano gli e-book

Adozioni in formato e-book

Siamo proprio sicuri che sia questa la strada giusta?

di Vincenzo Terreni - maggio 2009

 

In Inghilterra fa discutere la proposta di un nuovo curriculum che fa esplicito riferimento allo sviluppo di competenze nel campo dei social media: durante i cinque anni di educazione primaria, i bambini dovranno acquistare familiarità con podcastingblogging e saper utilizzare Wikipedia e Twitter come fonti di informazione. Inoltre dovranno essere fluenti nella scrittura al computer così come nell’utilizzo di software di spelling e auto-correzione, oltre che nell’utilizzo di strumenti come Facebook e altri social network.

Gli esperti e i politici sono convinti che, se non si avvia un vasto programma di “alfabetizzazione digitale”, si rischia una divisione profonda tra chi sa utilizzare i moderni strumenti di informazione e comunicazione e chi rimane escluso da una cittadinanza attiva.

È chiaro che si è scatenata la polemica, ma è probabile che leterna ingessatura della scuola spartita in materie fisse e immutabili sia definitivamente arrivata al capolinea in buona parte del mondo civilizzato. Ma la storia, la letteratura, le conoscenze di base, come si farà ad acquisirle se i ragazzi staranno sempre a “giocare” con il pc? I ragazzi staranno sempre a giocare se non ci sarà una strategia fondata su solide conoscenze e chiara volontà di mostrare a che cosa realmente serve un pc! Certo, può essere anche uno strumento di svago, ma fondamentalmente è la strada più veloce e potente per la diffusione della conoscenza e questo la scuola, la nostra in particolare, non sempre è riuscita a farlo capire e praticare. In Italia poi l’informatica è diventata in breve un’altra materia chiusa in sé, che non ha quasi niente a che vedere con l’uso della macchina come strumento di conoscenza, ma che spesso è riuscita a disorientare i ragazzi stessi che hanno dovuto faticare per trasformare, grazie a complicati programmi, il calcolatore in una calcolatrice.

Sarebbe utile fare un sondaggio tra gli insegnanti per sapere quanti di loro sanno cosa sono e come si usano strumenti come Wikipedia, Twitter, e blog. Inoltre sarebbe interessante conoscere quanti di loro leggono quotidiani direttamente in rete, svolgono le loro relazioni utilizzando il pc e comunicano con la scuola via email. E naturalmente sapere quanti dirigenti usano quel PC che fa bella mostra di sé sulla loro scrivania.

Le statistiche non dicono quanti PC ci sono per famiglia e soprattutto non dicono a cosa servono queste macchine, da chi sono usate e per fare che cosa. In treno si vedono molti portatili aperti su fogli elettronici, ma moltissimi anche utilizzati come riproduttori video: forse sono gli stessi che guardano un film dopo aver lavorato durante il viaggio. Ma quante famiglie hanno acquistato il PC proprio per il figlio che studia senza che i genitori sappiano realmente come fare ad usarlo e si fidano del settaggio automatico per impedire l’accesso ai siti sconsigliati ai ragazzi?

I ragazzi, se sono un minimo svegli, dopo poco saltano ogni ostacolo senza che i genitori siano in grado di controllare proprio niente.

Allora tanto vale dirci che “Il re è nudo”! Che la scuola non è in grado di guidare la formazione, ma solo di riproporre stancamente quello che la tradizione ha tramandato: le materie e la trasmissione orale della spiegazione dell’insegnante (anche quello di Informatica).

 

Dopo anni di discussioni sottotraccia si comincia a discutere apertamente sulle caratteristiche dle nosto unico strumento di studio: il libro di testo per concludere che:

a) i libri sono carissimi e tutti gli anni aumentano di prezzo;

b) tutti gli anni escono nuove edizioni dello stesso libro con una permutazione in classe “n” degli “n” capitoli con conseguente impossibilità di raccapezzarsi in quello che il fratello aveva adoprato l’anno prima;

c) il rapporto testo/illustrazioni tende a zero fino a far diventare i libri scolastici sempre più vicini ai fumetti;

d) gli insegnanti continuano a: dettare/fotocopiare/consentire-consigliare la libera circolazione di appunti sostitutivi del libro che pertanto - in molte occasioni - rimane a casa;

e) gli zaini, in grado di contenere tutta l’attrezzatura necessaria per una scalata in solitaria sulle più alte vette dell’Himalaia, vengono sistematicamente riempiti dai giovani virgulti con ogni genere di accessori di sopravvivenza, tra cui perfino alcuni libri, rendendo l’insieme talmente pesante da trasformare la colonna da una “s” a una “z”.

 

Quest’anno il Ministero ha emanato una circolare (Circolare n. 16 Roma, 10 febbraio 2009 MIURAOODGOS prot. n. 1236 /R.U./U) con qualche novità che rimette in discussione l’esistenza stessa del libro di testo tradizionale. Nei paragrafi 1, 2 e 3 ci sono considerazioni sulle novità necessarie nei libri di testo e il riferimento ad un accordo con l’AIE (Associazione Italiana Editori) che merita di essere conosciuto.

Nella circolare si fanno considerazioni sui libri di testo e sulla possibilità che questi diventino uno strumento che «senza sminuire la funzione del tradizionale volume cartaceo, possa tuttavia integrarla in un processo di sinergia virtuosa: tanto più che si tratta di strumenti con i quali le nuove generazioni hanno un crescente rapporto di familiarità o addirittura di empatia». Poco più avanti: «Sono infine ormai sempre più diffuse presso le istituzioni scolastiche le buone pratiche di offrire nei propri siti ufficiali appositi spazi nei quali i docenti mettono a disposizione degli allievi testi di riferimento, dispense, commenti, questionari ecc. (oltre l’80% delle scuole utilizza, occasionalmente o sistematicamente, il collegamento alla rete internet per la didattica)».

Tra i criteri di scelta dei libri di testo occorre tenere presente: il peso eccessivo e, per la secondaria, un equilibrio ponderato tra qualità e costo. Le adozioni sono bloccate cinque anni per la primaria e sei per la secondaria.

La novità assoluta è la «progressiva transizione ai libri di testo on line o in versione mista a partire dalle adozioni relative all’anno scolastico 2009/2010 in relazione alla disponibilità di proposte editoriali. A partire dall’anno scolastico 2011-2012, il collegio dei docenti adotta esclusivamente libri utilizzabili nelle versioni on line scaricabili da internet o mista.»

La successiva considerazione merita una riflessione: «... è opportuno considerare che - come sottolineano autorevoli studi - il rapporto con la realtà e l’approccio alla conoscenza dei cosiddetti nativi digitali, ovvero i nostri piccoli e grandi studenti, sono ormai significativamente diversi da quelli dei figli di Gutenberg». Ovvero la competenza nell’utilizzazione del pc si respira, è una sorta di contaminazione ambientale, un virus che si annida, come l’Herpes, e sblocca la rete neuronale che funge da interfaccia digitale ogni volta che il fanciullo si siede di fronte a un pc.

E mentre i figli di Gutenberg sanno d’istinto come si fa a sfogliare un libro e a scorrere rapidamente le pagine senza arrivare neppure a sospettare cosa c’è scritto, così i nativi digitali, come moderni pellerossa, cavalcano i bit come fossero Mustang. Questo anche se non possiedono un pc a casa e se a scuola non lo usano mai e anche quando lo vedono usare dagli insegnanti non traggono grandi insegnamenti.

 

 

Non ho mai avuto un bambino...
...ma se ho capito bene...
Ci vogliono nove mesi per completare il download!
No! Tu sei nato, non ti ho scaricato da internet!

 

 

I nostri libri digitali sono ancora da costruire, come è ancora da affrontare il modo di costruirli dal momento che le proposte che si trovano in rete non sono proprio figlie dell’era digitale.

A chiusura della circolare si rende noto che: «L’INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) nell’analisi di sistema potrà considerare l’impatto delle scelte innovative che si vanno compiendo sulla funzionalità delle scuole e sulla qualità degli apprendimenti. L’ANSAS (Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica, ora INDIRE) potrà curare un Rapporto annuale sulla prima esperienza di adozione di libri di testo non solo nella versione a stampa.» Questo almeno ci fa stare tranquilli sul “monitoraggio” di questa svolta storica.

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) ha contestato all’AIE l’esistenza di un accordo tra le molte case editrici di testi scolastici per ostacolare la possibile introduzione di novità, l’offerta di strumenti didattici innovativi come supporti informatici e multimediali, l’attività di noleggio dei libri in adozione (iniziative di amministrazioni pubbliche tese al contenimento della spesa per la dotazione libraria, in particolare quella relativa alla scuola secondaria). Molte case editrici, che coprono circa il 94 % del mercato italiano del settore (che complessivamente fattura circa 600 milioni di euro all’anno), hanno sottoscritto una dichiarazione di intenti al fine di respingere le accuse formulate dal Garante e chiarire le loro prospettive editoriali. Innanzi tutto si impegnano a mettere a disposizione dei docenti un database relativo alle adozioni annuali dei testi scolastici con la possibilità di valutare l’intera offerta sul mercato entro il mese di aprile di ogni anno. Inoltre nessuna Casa editrice si dichiara contraria pregiudizialmente al noleggio, fatta salva la tutela dei diritti d’autore. Infine nessuna Casa editrice si dichiara contraria all’uso del web e degli strumenti informatici.

Alla fine di marzo è stata diffusa una nota (per posta prioritaria, va detto) di una casa editrice molto attiva e presente in tutte le fiere per offrire proposte editoriali in formato e-book. I vantaggi sono evidenti: «un catalogo completo di più di 40 nuovi libri in formato digitale scaricabile da internet ad un costo per libro inferiore ai 10 euro, consultabili da qualsiasi pc e stampabili per intero o per le pagine che servono».

 

Facciamoci due conti.

Prendiamo, per esempio, un libro di Biologia, ricco di illustrazioni, di circa 500 pagine che per evitare confusione vengano tutte stampate e, magari, si facciano rilegare anche, per evitare che 2,5 kg di coriandoli formato A4 decidano di prendere il volo tutti insieme. Si può tentare di usare la stampante di casa (di solito una a getto d’inchiostro che con una carica di inchiostro al costo medio di 50 euro fa al massimo 100 copie) e poi portare in legatoria. Una stima prudente porta a queste conclusioni: ci vogliono circa 5 set di toner (50 euro a set = 250 euro) più una decina di euro di legatoria, 4 euro di carta e un po’ meno di 10 del pdf. Un bel vantaggio non c’è dubbio: il libro peserà più del doppio, in compenso costerà quasi quanto tutti gli altri libri messi insieme, stampati dall’editore in tipografia. Allora si porta il pdf in copisteria e, se va bene, con appena 100 euro ci passa la paura! Se qualcuno ne ha voglia può anche provare a calcolare il tempo che ci vorrebbe per fare un’operazione del genere per una ventina di libri di testo o le file davanti alle copisterie quando inizia la scuola.

 

 

Comparazione del costi e dei pesi del medesimo testo di Biologia acquistato dalleditore e fatto stampare da un file pdf in casa o in copisteria. I prezzi (a parte quello di copertina) sono indicativi (e molto ottimistici).
(°) Stima per sola stampante laser in bianco e nero. Non viene riportata la stima dei costi per stampanti a getto di inchiostro perché ritenuti improponibili.

 

 

Ma no, non importa stamparli, si possono leggere direttamente dal pc! Allora ogni studente dovrà essere dotato di un pc portatile (al prezzo di non meno di 300 euro, che si porterà dietro come il telefonino e che per funzionare tutta la mattina avrà bisogno di una presa di corrente = 30 fili per ogni classe, uno per banco attaccati al muro per la gioia dei prof che amano passeggiare e si troveranno in breve catturati dalla rete, non di internet, ma dei cavi di alimentazione annodati tra loro.

I produttori di hardware cercano di piazzare oggetti che somigliano a libri (per esempio Kindle), ma che in realtà sono dei pc portatili senza tastiera (o con tastiere da telefonino), in compenso costano quanto o più di un portatile e ancora non sono riusciti a convincere che siano più pratici di un libro.

Oppure, a scuola gli studenti porteranno solo lo zaino con la merenda e un paio di mazzi di carte per ogni evenienza.

Meglio evitare ironie, visto che questi libri digitali si possono adottare già da questo anno, per cui andiamo a vedere che cosa viene offerto.

Cerco “e-book Zanichelli” e su Google trovo la solita esagerazione di indirizzi, vado sul quarto e trovo http://www.zanichelli.it/libriditesto/index.html (n.d.R., la pagina non esiste più, vedere: http://scuola.zanichelli.it/il-libro-zanichelli/interactive-e-book/ per le offerte e-book di Zanichelli) una pagina che andrebbe riportata per intero per la chiarezza espositiva e la correttezza dei contenuti, invito solo a leggerla e, per incuriosire, copio e incollo solo l’ultima frase: “Chi legge ha accesso alla conoscenza, chi non ha libri è probabile che ne sia escluso: il libro scolastico ha ancora un’importante funzione democratica.”

Ho scelto Zanichelli per partire nella ricerca, perché questo editore ha una produzione di libri scolastici per le Scienze (non potendo fare un’indagine comparata tra tutte le discipline ho scelto quella che credo di conoscere un po’ meglio) molto ampia, attenta alle novità, alla didattica e alle sollecitazioni delle prove OCSE-Pisa.

Ho proseguito la ricerca per molti degli editori che hanno firmato l’intesa con IEA per il contenimento della spesa, l’uso di strumenti informatici per gli aggiornamenti ed integrazione ai libri di testo, ma pochissimi hanno un’offerta significativa di testi che possano sostituire o essere confrontabili con quelli attuali, fatta eccezione per la Garamond, che offre un catalogo di diverse decine di libri digitali. Quelli di Scienze sono molto sobri, al limite del disadorno, non presentano link (se non per riferimenti a Wikipedia o giù di lì) e hanno un’impostazione di tipo trasmissivo.

I libri di testo sono tradizionalmente prodotti, in misura quasi totale, da insegnanti in servizio che si dedicano a questa attività sottraendo il tempo al riposo e alla famiglia per motivi di interesse personale o di necessità economiche (o tutte e due le cose). Di solito questi Autori sono anche ottimi docenti perché costantemente aggiornati sia sul piano dei contenuti che della didattica (cosa rara), ma sono anche cronicamente al limite delle possibilità di conciliare le esigenze produttive dell’editore con quelle di sopravvivenza familiare. Che cosa accadrà quando a questi Autori verrà richiesto anche di occuparsi della parte informatica, oppure di accettare una drastica riduzione delle loro extra entrate? È facile prevedere che le integrazioni digitali richieste dal Ministro e dal mercato saranno comunque introdotte con conseguente erosione e stravolgimento dell’attuale parco-autori.

 

Estratto dal numero di maggio 2009 di NATURALMENTE