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Europa al tramonto

 

 

Europa al tramonto

 

Alfonso Maurizio Iacono

 

La vittoria di Trump negli USA ha segnato l’affermarsi di una cruda verità per l’Europa. Questa si è costruita sotto l’egida americana e ha voluto pensarsi Europa solo sulla base di un neoliberismo economico e politico garantito dalla forza militare della NATO, cioè degli Stati Uniti, ma anche da una concezione della società e della democrazia basata sull’individualismo che ha le sue radici più forti proprio al di là dell’Atlantico.

Questa verità affermata dai padroni ricchi e potenti Trump e Musk comporta la fine dell’illusione portata avanti, spesso ipocritamente, dalla sinistra occidentale contemporanea, e in particolare quella europea che ha buttato a mare anni di lotte politiche e sindacali dei lavoratori, sulla compatibilità tra capitalismo, democrazia, ecologia e uguaglianza. Compatibilità quasi mai dichiarata esplicitamente, ma praticata ideologicamente mentre la lotta, sacrosanta, per i diritti civili fu separata dalla lotta per i diritti sociali. Siamo arrivati al paradosso che la CGIL ha promosso dei referendum, che peraltro non hanno raggiunto il quorum, per abrogare il famigerato Job’s Act che era stato approvato dal governo Renzi allora del PD.

Oggi domina l’egemonia della cultura aziendalista secondo cui le donne e gli uomini devono essere educati ad essere imprenditrici e imprenditori di sé stesse e di sé stessi. Inoltre il modello aziendalista opera nella sanità, nella scuola, nell’università. La democrazia, vanto dell’Occidente e dell’Europa, è stata sempre più svuotata per la scarsa partecipazione, l’ignoranza pubblica, l’apatia politica, ma grazie a ciò le forze politiche ed economiche possono governare con il potere dei mass media attraverso quel sistema della circolazione delle élites (in chiave odierna alternanza) già teorizzato da Vilfredo Pareto e da Gaetano Mosca.

Alle masse resta l’identificazione con l’ideologia capitalistica. E ciò avviene tutti i giorni. E’ stata esaltata la flessibilità del lavoro e invece è stata affermata la precarietà più conveniente per gli imprenditori che possono così comandare con maggiore agio il mercato del lavoro. Inoltre, essi sono stati aiutati da un mutamento della concezione della vita basata oggi su un’eterna adolescenza e giovinezza, il cui costo è la subordinazione. Con il lavoro precario si può rinviare sine die il confronto con sé stessi e accettare la subordinazione come una condizione naturale dell’esistenza.

Il capitalismo è incompatibile con l’ecologia. E’ vero, oggi non c’è pubblicità che non parli di prodotto sostenibile, compatibile con l’ambiente ecc., ma la verità è che, per il modo in cui deve muoversi e crescere il capitale, esso non può prescindere da ciò che nel XVII secolo affermava già Descartes: la natura è al servizio degli uomini, i quali ne sono i signori e i padroni e Dio l’ha data loro perché possano sfruttarla a piacimento.

In modo prima non confessato e oggi persino urlato da Trump le cose per il capitale, nonostante i movimenti di lotta e una mutata sensibilità di massa, stanno sostanzialmente ancora così.
Le diseguaglianze aumentano in Europa e nel mondo. L’arricchimento dei pochi trascina con sé l’impoverimento dei molti.
Oggi in Europa e in Italia sentiamo intellettuali (più o meno) ‘democratici e di sinistra’ affermare senza rossore che solo noi abbiamo la storia, che solo noi abbiamo Shakespeare e Pirandello (toh!), che i giovani di oggi sono “imbelli” perché troppo abituati alla pace e dunque solo la forza e la guerra li forgerebbe!
Nel frattempo, la destra avanza pericolosamente e molta sinistra europea, dopo che Trump ha scaricato l’Europa, che si muove per il riarmo mentre assiste, indifferente e complice, allo sterminio dei Palestinesi (mentre noi disquisiamo sulla liceità dell’uso o meno della parola genocidio) e alla distruzione e eliminazione della Palestina. E pensare che quando il filosofo ebreo Hans Jonas si chiese quale Dio poté volere Auschwitz, evocò la morte di bambini innocenti nei lager e si rispose che non fu il loro Dio a volerlo, ma gli uomini. Ma ora di fronte ai bambini palestinesi uccisi quale è la risposta? La stessa.
L’Europa, di fatto, non vuole la pace in Ucraina né vuole arrendersi all’evidenza di una guerra senza sbocchi. La Germania inoltre intende convertire in armi la sua industria in crisi mentre l’AFD, partito di estrema destra, è la seconda forza politica e per di più in crescita. L’Europa, divorata dal suo falso sé, sta scherzando con il fuoco, aggrappata com’è a un mondo che non c’è più, un mondo (falsamente) protetto dagli USA e fondato sull’ideologia neoliberista.

L’Europa di oggi è questa! Sempre più privatizzazioni, sempre meno servizi sociali pubblici, riarmo, democrazia a brandelli, inconsistenza nello scenario mondiale.

Se avessimo pensato l’Europa come uno Stato confederale unificando sanità, scuola, università, servizi sociali, invece che puntare tutto sul mercato, forse non ci troveremmo in questa situazione senza futuro e senza domani.

Del resto, quando la Signora Thatcher disse: “There is no alternative” e trovò gli europei tanto stupidi da crederci, fu allora che il tramonto s’infoscò e le nuvole da rosse diventarono nere.