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L'arte del nidificare
Valentina Vitali
Gli uccelli costruiscono nidi intrecciando materiale di varia natura per deporvi le uova. È un’informazione di cui tutti sono a conoscenza a partire dalla più giovane età e su cui quindi anche gli scienziati non pensano ci sia molto altro da aggiungere o da scoprire. Ma perché le forme e le strutture sono altamente diversificate? Perché non tutte le specie utilizzano gli stessi materiali e con quali criteri li scelgono? La morfologia del becco influisce sulla scelta dei materiali o viceversa? Oppure non ci sono legami? I punti interessanti e ancora sconosciuti sono al contrario numerosi e recentemente alcune ricerche hanno iniziato ad indagarli come quella pubblicata sulla rivista Philosophical Transactions of the Royal Society B (Beak shape and nest material use in birds, 2023): attraverso la creazione di un database che ha incluso 5924 specie diverse si è cercato di comprendere se esiste una correlazione tra il becco e i materiali scelti per il nido, suddivisi in 7 categorie, legante (fango o torba), fibra (piume, pelliccia o muschio), materiale filamentoso (erba, steli, alghe, viticci), foglie, minerali (conchiglie, ossa o ciottoli), seta e rami (legno, radici, corteccia, liane). I dati morfologici lineari considerati sono invece la lunghezza totale, la lunghezza dalle narici, la larghezza e la profondità alle narici del becco oltre alla massa corporea (per controllare l’allometria). La situazione è molto complessa dal momento che la morfologia del becco è chiaramente influenzata da una molteplicità di altri fattori quali la dieta e le strategie di foraggiamento, di conseguenza sono state considerate delle specifiche variabili come il livello trofico, la nicchia trofica e lo stile di vita trofico (aereo, acquatico, generalista…); d’altro canto pure la selezione dei materiali dipende anche dalla loro disponibilità in ambiente e per questo si sono valutate ulteriori variabili relative al tipo e alla complessità dell’habitat e alle capacità e abitudini di volo o migratorie delle specie (ragionevolmente chi copre maggiori distanze ha accesso a più materiali). Sono stati elaborati dei modelli che partendo dalla morfologia del becco e dalla massa corporea avrebbero dovuto permettere di prevedere quale materiale veniva utilizzato dalla specie; tali modelli hanno avuto un buon potere predittivo soprattutto con gli specialisti (uccelli che prediligono un solo materiale costruttivo), con oscillazioni tra il 59,8% e il 70% (tenendo conto delle variabili ecologiche e ambientali); inoltre si ha avuto più successo nel predire l’uso dell’erba (69,2%) e, per gli specialisti, l’uso della fibra (82,2%). Dall’analisi dei dati emerge poi che l’erba può essere scelta da specie con becchi anche molto diversi, la seta richiede un becco di piccole dimensioni mentre il legante viene usato soprattutto da chi possiede un becco voluminoso. Nonostante la complessità non consenta di dimostrare per ora una coevoluzione tra le morfologie del becco e i materiali usati per i nidi, emerge comunque un legame che merita di essere ulteriormente approfondito includendo anche dati come l’utilizzo sempre più significativo di elementi di origine antropica nelle costruzioni. Una review pubblicata sulla stessa rivista (Why do some bird species incorporate more anthropogenic materials into their nests than others?, 2023) ha considerato 35000 nidi appartenenti a 176 specie diverse osservando che i materiali antropici più utilizzati sono plastica (58,5%), stoffa e carta sottoforma principalmente di spago o corda, lamina, filo, oggetti in plastica dura, sacchetti, fogli, schiuma di poliuretano. Per quanto la prima segnalazione di questi componenti risalga al 1830 si può evidenziare un deciso incremento: dall’analisi di 893 nidi di specie australiane si è per esempio scoperto che il tasso di presenza dei materiali antropici è passato dal 4% nel 1832 al 30% nel 2018 (Use of anthropogenic-related nest material and nest parasite prevalence have increased over the past two centuries in Australian birds. Oecologia 196, 1207-1217). Le ipotesi che tentano di motivare tale comportamento sono molteplici. Potrebbe essere che gli uccelli semplicemente utilizzino i materiali più disponibili nell’ambiente, naturali o antropici che siano, e quelli di origine antropica sono in forte aumento e anche molto persistenti; questo permetterebbe inoltre di ridurre i tempi e le energie richiesti per la ricerca degli elementi costitutivi e di ottenere quindi un grande vantaggio. Oppure è possibile che le specie siano costrette a nidificare in ambienti sempre più modificati dall’uomo e che questo richieda tecniche costruttive, strutture e materiali nuovi. Addirittura è possibile che gli oggetti non naturali vengano introdotti come segnale onesto di qualità degli esemplari come osservato in alcune coppie di nibbio bruno (Raptor nest decorations are a reliable threat against conspecifics. Science 331, 2011): quelle che occupavano i migliori territori e che riuscivano a involare più prole avevano nidi con una maggiore quantità di plastica bianca ed eventuali oggetti inseriti dagli sperimentatori nei nidi delle coppie di minore successo venivano rimossi dagli esemplari dimostrando l’affidabilità del segnale. Sorprendentemente la presenza di elementi artificiali può addirittura garantire dei benefici agli uccelli che li utilizzano: l’acetato di cellulosa e la nicotina residua dei mozziconi di sigarette ricoprono un’efficace funzione antiparassitaria e quindi migliorano le condizioni di salute dei pulli, come è stato sperimentalmente dimostrato sui passeri domestici (Passer domesticus) e sui fringuelli domestici (Haemorhous mexicanus). Materiali come l’ovatta di poliestere o la schiuma in poliuretano hanno invece capacità di isolamento termico tali da consentire di mantenere i pulli ad una temperatura ottimale e ridurne il tasso di mortalità. Infine è plausibile che i materiali antropici come corde e spaghi di plastica o parti di piante finte rendano i nidi più resistenti e strutturati. Per quanto sia inatteso sembrerebbe che i rifiuti siano trasformati dalle specie ornitiche in risorse nella delicata fase di costruzione del nido e che abbiano ricadute positive sulla fitness. D’altro canto alcune ricerche hanno invece dimostrato i danni dell’inserimento di questi elementi che consistono soprattutto nell’elevato rischio per adulti e pulli di rimanere impigliati negli oggetti plastici oppure per la prole di ingerirli. Un monitoraggio su nidi di cicogna (Rubber band ingestion by a rubbish dump dweller, the white stork (Ciconia ciconia). Waterbirds, 2011) ha evidenziato che il 26% degli esemplari sottoposti ad analisi aveva ingerito elastici. Anche sulla scelta di optare per oggetti antropici e sul loro impatto, positivo o negativo, sulle specie c’è ancora molto da scoprire. L’unica certezza è che un comportamento considerato ovvio e banale, la costruzione del nido da parte degli uccelli, in verità banale non lo è affatto.