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La sesta estinzione in massa
 

La sesta estinzione in massa

 

Piero Sagnibene

 

Entro qualche decennio il 75% delle specie viventi scomparirà dalla Terra, annientate dalla VI estinzione in massa che stiamo provocando. Una estinzione in massa avviene a causa di un sovvertimento dell’ecosistema planetario; il nostro pianeta ha già conosciuto ben 5 estinzioni in massa avvenute in altre ere geologiche, distanziate nel tempo da circa 69, 124, 71, 115 milioni di anni (ed altre 23 minori estinzioni in massa localizzate) durante le quali è scomparso un numero enorme di specie viventi. Le cinque estinzioni in massa derivarono da dinamiche naturali, mentre la sesta sta avvenendo a causa del riscaldamento globale, inquinamenti, deforestazioni, sfruttamento irrazionale dei mari e delle terre, specie invasive, crescita demografica incontrollata, ecc., tutte cause provocate dall’uso dissennato del pianeta da parte dell’uomo e che pregiudicano la stessa sopravvivenza della specie umana.

La scomparsa a ritmi vertiginosi delle specie viventiscrivevamo su questo sito - avanza con una velocità di impatto e di mortalità più totale e radicale delle precedenti estinzioni e ciò non avviene in una dimensione temporale geologica, ma è soggetta ad una accelerazione che la trasloca nei tempi umani, crescendo progressivamente di intensità, anno dopo anno. Le stesse basi biologiche della vita planetaria si avvicinano sempre più al punto-limite della loro resilienza....”(vedi:”Cronache della VI estinzione in massa”).

Le cause delle precedenti estinzioni massive furono diverse (vulcanismi, cause astronomiche, collisioni con altri corpi astrali, ecc.). I sopravvissuti a queste catastrofi riuscirono ogni volta, in tempi geologici, a realizzare nuove forme di vita sulla Terra, via via che si stabilizzavano nuove condizioni di vivibilità. La VI estinzione in massa in atto sembra escludere anche questa possibilità, almeno per quanto riguarda l’uomo ed altre forme di vita conosciute.

Dall'anno 1500 sono scomparse dal nostro pianeta tra il 7,5 e il 13 per cento delle 2 milioni di specie conosciute, un numero enorme, che significa che 150.000 a 260.000 specie animali e botaniche non esistono più (le piante soffrono di un tasso di estinzione maggiore rispetto agli animali terrestri). Questa ecatombe dei viventi si diffonde e si intensifica in dipendenza dell’aumento delle cause che la provocano e che sono tutte oggi riconducibili alle attività umane. La velocità con cui procede l’annientamento dei viventi è incomparabilmente superiore a quella delle estinzioni che l’hanno preceduta.

La prima grande estinzione in massa nella storia della Terra, ancora prima delle 5 estinzioni di cui parliamo, avvenne due miliardi e mezzo di anni fa, al confine tra l’era Archeana e quella Proteropaleozoica. Ad innescare la catastrofe furono i cianobatteri, i primi organismi in grado di produrre ossigeno con la loro fotosintesi, come sottoprodotto della reazione, e cancellò per sempre dalla Terra moltissime specie anaerobiche, per le quali l'ossigeno era tossico.

La più antica estinzione in massa, della quale abbiamo testimonianze, fu quella dell’ Ordoviciano-Siluriano (circa 450 milioni di anni fa), determinata da imponenti glaciazioni, che, in pochi milioni di anni, abbassarono il livello dei mari causando l’estinzione delle specie dei fondali bassi e delle acque calde. Scomparve l’85% delle specie allora esistenti e dei pesci primitivi. Depositi glaciali di quel periodo sono stati trovati persino in prossimità dell'Equatore e nel deserto del Sahara, suggerendo un drastico raffreddamento del clima mondiale.

 

 

Nel Devoniano superiore (circa 375 milioni di anni fa) scomparve circa l’82 % dei viventi; la causa sembra essere stata un forte deterioramento dello strato di ozono che protegge la Terra, innescato da un riscaldamento climatico globale, come attestano danni da radiazione ultravioletta nei fossili dell'epoca.

 

Nel Permiano-Triassico (circa 250 milioni di anni fa) si ebbe l’estinzione di massa più catastrofica; scomparve circa il 96% delle specie marine. Si pensa che l’estinzione si dovuta ad una causa complessa; una collisione con un asteroide enorme come sembra attestare il cratere della Terra di Wilkes di 450 Km di diametro, in Antartide. Ciò avrebbe provocato fenomeni di vulcanismo intenso, come attesta l’enorme colata di Noril’sk in Siberia, spessa 4 km ed ampia 2,5 milioni di Km2, e una anomalia gravitazionale terrestre al largo delle isole Falkland con l’ipotesi che vi sia un enorme cratere sottomarino di 250-300 Km di diametro. Il vulcanismo, inoltre, avrebbe aumentato la anidride carbonica in atmosfera oltre il valore limite di 1000 parti per milione e, di conseguenza, il chemioclino (cioè la zona di equilibrio tra acque sature d'acido carbonico e acque ricche d'ossigeno) avrebbe lambito la superficie oceanica, rendendo di fatto anossico il mare e liberando grandi quantità di idrogeno solforato e solfuri su tutto il pianeta, con effetti deleteri anche sullo scudo dell'ozono. Richiamo l’attenzione del lettore sul fatto che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, provocata dall’inquinamento dovuto all’uomo, è già prossima alla metà di quel valore (superiore alle 500 parti per milione) e già opera distruttivamente sulla vita della Terra.

Al termine del Triassico (circa 200 milioni di anni fa) la temperatura salì di + 5°C e si estinse il 76% delle specie viventi; la causa sembra essere stata il rilascio di grandi quantità di metano dal fondo degli oceani, forse correlata alla divisione della Pangea. Richiamo l’attenzione del lettore sul fatto che il riscaldamento globale è molto prossimo a quel valore di crescita della temperatura e che la fusione del permafrost terrestre e marino può liberare un potenziale di molte centinaia di miliardi di tonnellate di anidride carbonica e metano (si tenga conto che il metano è 28 volte più dannoso dell’anidride carbonica per l’effetto serra).

Nel Cretaceo – Paleocene, al limite tra le ere Secondaria e Terziaria (circa 65 milioni di anni fa), si ebbe l’estinzione di circa il 75% delle specie viventi. In questa crisi scomparvero anche i grandi dinosauri non aviani. La causa fu il precipitare di un asteroide che avrebbe liberato un'energia pari a 10.000 volte a quella generabile da tutto l'arsenale nucleare mondiale. Un enorme cratere sotterraneo situato nella penisola dello Yucatan  ha portato alla conclusione che il meteorite che avrebbe colpito la Terra, alla velocità stimata di 30 kilometri al secondo, avrebbe avuto un diametro di almeno 10 km.

Se confrontiamo i dati delle precedenti estinzioni in massa con quelli dello stato di cose presenti, considerando l’andamento delle velocità di evoluzione dei guasti ambientali e l’effetto della retroazione climatica, un pericoloso circolo di complesse relazioni causa-effetto, in cui la causa scatenante di un determinato fenomeno (il riscaldamento globale) può essere amplificata dalle conseguenze che il fenomeno stesso induce, il destino dell’Antropocene, l’era dell’uomo, e dell’uomo stesso con essa, è il rapido precipitare in una crisi, già in atto, senza soluzione e senza sopravvissuti.

Il contenuto di calore dell’oceano fino a una profondità di 2 chilometri ha superato i massimi precedenti registrati. Il riscaldamento degli oceani ha un impatto diffuso sul sistema climatico e contribuisce a oltre il 30% dell’innalzamento del livello del mare per l’espansione termica dell’acqua di mare. Sta alterando le correnti oceaniche e alterando indirettamente i percorsi delle tempeste e sciogliendo i banchi di ghiaccio galleggianti. Insieme all’acidificazione e alla disossigenazione degli oceani, il riscaldamento degli oceani può portare a drammatici cambiamenti negli ecosistemi marini. La vita in mare dipende dalle correnti convettive che riportano in superfice i nutrienti per il plancton, e differenze di qualche grado di temperatura possono annullare questo fenomeno.

The State of the Global Climate” ha mostrato i cambiamenti e la loro progressione su scala planetaria, l’aumento del calore terrestre e oceanico, l’accelerazione dell’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacci e del permafrost, causati da livelli record di gas serra che intrappolano il calore. Lo scioglimento dei ghiacciai e l'innalzamento del livello del mare hanno raggiunto livelli record che continueranno per migliaia di anni. Il ghiaccio marino antartico è sceso al suo livello più basso mai registrato e lo scioglimento di alcuni ghiacciai europei è stato, letteralmente, fuori scala. I livelli del mare stanno aumentando a un ritmo crescente, in gran parte a causa dell’espansione termica dell’acqua di mare e dello scioglimento dei più grandi ghiacciai; oltre il 90% dell’energia in eccesso che si accumula nel sistema climatico, a seguito di maggiori concentrazioni di gas serra, va nell’oceano. Lo scioglimento dei ghiacciai, come in Groenlandia e in Antartide, mentre aumenta il livello del mare, comincia ad esporre le aree costiere e le isole a un maggior rischio di inondazioni e di sommersione delle aree basse. Siccità, inondazioni e ondate di calore hanno colpito comunità in ogni continente ed i cambiamenti nella distribuzione globale delle precipitazioni hanno avuto un impatto notevole su diversi paesi. Gli impatti degli eventi meteorologici e climatici sulle popolazioni ricadono sullo sviluppo socioeconomico, sulla salute umana, sulle migrazioni, sulla sicurezza alimentare e sugli ecosistemi terrestri e marini; sono oramai realtà in progressione. C’è da aggiungere che molti di questi fenomeni hanno già superato o vanno superando punti di non ritorno.

 

                                                    Temperature dei mari