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Sui quotidiani e periodici febbraio 2023

  # G.Remuzzi,La società dei Neanderthal # R.Manzocco,L’intelligenza artificiale farà scoperte scientifiche? # A.Li Vigni,Antropocene «quasi» al punto di non ritorno # C.Valerio,Il dovere di sostenre la scuola antifascista # N.Bertorelli,Caccia al Prof # B.Henri Lévy,La guerra vista sul campo # M.Gabanelli,M.Sideri,Ritorno al nucleare pulito e sicuro. Esiste? # S.Fiori,“La politica deve tingersi di verde” # A.Viola,La scienza è chiara sui rischi dell'alcol anche in Italia il cambiamento è iniziato # G. Lo Storto,Formazione e novità - La tecnologia è un'alleata dell'apprendimento. # I.Capua,Ora dobbiamo occuparci dell'aviaria  # M.Anelli,Dalla fuga dei cervelli alla circolazione, un passo per lo sviluppo del Paese # A.Palomba,Insegnanti a scuola di affidabilità emotiva # L.Tremolada,Quando lo smartphone entra nello zainetto di un minorenne # E.Morin,Il silenzio dell’Europa che non vuole la pace # A.Polito,I giovani e il lavoro di qualità # P.Caraveo,L’affannosa ricerca dell’ora esatta # C.Saraceno,Nell'istruzione c'è il nostro futuro non la si può lasciare a poteri locali #


“Corriere della Sera” - 26 febbraio 2023
La società dei Neanderthal
di Giuseppe Remuzzi
Archeologia Una ricerca tedesca cambia la percezione che abbiamo dei nostri parenti lontani. Sapevano organizzarsi in strutture complesse. Per esempio? La caccia agli elefanti

«Ragazzi, siamo tutti affamati, lo so, ma sapete che vi dico? Ci sarebbe un elefante non lontano da qui, potremmo catturarlo e mangiarcelo; siamo troppo pochi, però, dobbiamo organizzarci, quell’elefante è enorme, da soli non ce la facciamo, bisogna trovare qualcuno che venga con noi». Pare di vederli, quei Neanderthal, che in un piccolo gruppo progettavano una battuta di caccia «grossa».
Siamo nella Germania centro-orientale, dove intorno a 125 mila anni fa i Neanderthal si riunivano per cacciare e macellare elefanti davvero enormi (raggiungevano 4 metri di altezza alla spalla e non ce ne sono più, estinti, per via della caccia, appunto).

Con strumenti di pietra affilatissimi quegli ominidi riuscivano a ottenere da ogni elefante fino a 4 tonnellate di carne. Quanto ci voleva per portare a termine questa operazione? E in quanti dovevano essere quei cacciatori per riuscire a farlo? Non ne abbiamo la minima idea. 


"Il Sole 24 Ore" - 26 febbraio 2023
L’intelligenza artificiale farà scoperte scientifiche?
di Roberto Manzocco
Ricerca. Un team della Columbia University ha sviluppato un programma per osservare fenomeni fisici. Questo ci interroga sul futuro

E =mc². Tutti riconoscono l'iconica equazione sviluppata da Albert Einstein. Energia uguale a massa per velocità della luce (c) al quadrato. Tre sono le variabili che essa include, tre concetti fondamentali che però il fisico tedesco non si è inventato, ma ha ereditato dalla tradizione scientifica che lo ha preceduto. Senza variabili, la scienza moderna non sarebbe possibile. E se ci fossero altre variabili, ancora da scoprire? E se poi fosse possibile automatizzare la scoperta di variabili nuove, affidando tale operazione all'intelligenza artificiale? A chiederselo è stato un team di studiosi della Columbia University (New York), che ha sviluppato un programma di Ai in grado di osservare fenomeni fisici, identificando un set minimo di variabili che li descrivono.
Con una sorpresa: spesso le variabili – consistenti in numeri precisi, ma per il resto non identificate in altro modo – non corrispondevano a quelle della fisica conosciuta.


"Il Sole 24 Ore" - 26 febbraio 2023
Antropocene «quasi» al punto di non ritorno
di Anna Li Vigni
Il futuro della Terra

C’è un libro che andrebbe immediatamente adottato in tutte le scuole. Si tratta de Il giro del mondo nell’Antropocene di Telmo Pievani e Mauro Varotto, con un corredo di carte realizzato da Francesco Ferrarese. Insieme al suo “prequel”, Viaggio nell’Italia dell’Antropocene, dei medesimi autori, il volume risulterebbe assolutamente indispensabile all’insegnamento della geografia, spesso considerata un fanalino di coda del curricolo scolastico e che invece dovrebbe rappresentare il nuovo punto di partenza per una pedagogia il cui fine sia quello di formare individui capaci di immaginare un futuro sostenibile per il nostro pianeta. Alla geografia spetta il compito di diffondere una visione critica della realtà nella quale siamo immersi e, in una prospettiva evoluzionistica, anche di comprendere le nostre responsabilità. Sin dagli albori, la nostra presenza sulla Terra ha significato una trasformazione costante dell’ambiente, fino al punto di quasi non ritorno in cui ci troviamo: l’Antropocene.


"La Repubblica" - 24 febbraio 2023
Il dovere di sostenre la scuola antifascista
di Chiara Valerio

Il fatto si racconta in breve. Il giorno 20 febbraio, davanti al liceo Michelangiolo a Firenze in via della Colonna, sei militanti di Azione studentesca, organizzazione vicina a Fratelli d’Italia, aggrediscono due studenti del collettivo di sinistra. L’eco, nelle dichiarazioni degli esponenti della maggioranza di governo, è “Solo una rissa, solo una rissa, solo una rissa. La domanda “Ha senso parlare di fascismo, con la destra al governo?” ammette, mi pare, un’unica risposta ed è “Sì, se destra e fascismo non sono sinonimi”.
Il fascismo è un metodo. Il fascismo, che abbiamo processato solo sommariamente, è una attitudine mentale.  Schernire è fascista. Minacciare è fascista. Confondere l’insegnamento o appiattirlo sull’indottrinamento è fascista. Come avrebbe detto Forrest Gump “Fascista è chi il fascista fa”, anche quando dice di essere altro.


“La Stampa” - 24 febbraio 2023
Caccia al Prof
di Nicoletta Bertorelli

Umberto Gastaldi esteriormente è un insegnante di Filosofia e Storia, ha 82 anni ed è in pensione. Nel profondo della sua esistenza (e in quella di noi allievi) è tuttavia in piena attività, perché uno così non va in pensione: intensifica l'attività morale mentre il corpo organico si assottiglia. Non è un "facilitatore" o un "tutor": è uno che in-segna, "segna dentro".   In-segnamenti a lentissimo rilascio.
Dopo 45 anni, nel cervello risuonano ancora le formule, invariabilmente ripetute, delle indicazioni bibliografiche corrette; indimenticabili le citazioni in lingua originale e la traduzione italiana; a tratti riecheggiano anche intercalari di lieve, implacabile ironia: «Stiamo attenti, se non citiamo le fonti non si capisce niente!». Oppure «non banalizziamo».  I suoi allievi, qualche migliaio, sono legati intorno a lui, indissolubilmente. Non so se tutti abbiano chiaro il perché.


"La Repubblica" - 22 febbraio 2023
La guerra vista sul campo
di Bernard Henri Lévy
A un anno dall’invasione russa in Ucraina, il filosofo francese pubblica il suo racconto dal fronte. E spiega perché questo conflitto non si può paragonare ad altri.  Sento che qui c’è un avvenimento reale, un punto che sta spezzando in due l’ordine della Storia come si sviluppa giorno dopo giorno

Un anno di guerra. Un anno di incendi, rovine, chiese e scuole bombardate, crimini impuniti, desolazione, decadenza di corpi e anime, orrore. Un anno anche di resistenza, eroismo, grandezza omerica, di chi fa la guerra senza amarla e di una nuova grande guerra patriottica, un anno in cui semplici uomini e donne sono diventati un popolo in armi spinto dalla sola idea di non accettare l’inaccettabile.
Un anno di questo abominio e di questa non accettazione, un anno di questa geenna e di questa potenza di rifiuto e di vita, un anno di
febbre e di paura, di rabbia e di passione, un anno da Lucifero che ho vissuto, settimana dopo settimana, spesso giorno dopo giorno, a
contatto con i combattenti, sul terreno, nel caos.     È difficile da immaginare, un anno. È quasi inconcepibile in questa Europa irenica che pensava di aver chiuso con la Storia, con la tragedia, con il dramma. Eppure è così. 365 giorni di cenere. 365 volte 24 ore di paura, di odi incandescenti, di assassini a sangue freddo, di bambini spaventati, di innocenza perduta per sempre, di donne che vivono nelle cantine e che sono impazzite per questa vita, di corpi distrutti, di anime morenti.


“Corriere della Sera” - 22 febbraio 2023
Ritorno al nucleare pulito e sicuro. Esiste?
di Milena Gabanelli e Massimo Sideri
Gli impianti di quarta generazione ancora non ci sono e l'uranio, materia prima essenziale, si esaurirà in 120 anni l'Italia non è riuscita a smantellare le vecchie centrali.

È in atto un ritorno all’energia nucleare civile? In Italia l’ipotesi è presente nel programma della coalizione di centrodestra salita nel frattempo al governo: «Ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro». In altri Paesi, come il Giappone, la svolta è già in fase operativa.

La Cina è il Paese che ci crede di più: sono stati attivati 40 nuovi reattori negli ultimi 20 anni. Ma cosa significa «produzione di energia da fissione nucleare di ultima generazione, pulita e sicura»?


"La Repubblica" - 22 febbraio 2023
“La politica deve tingersi di verde”
di Simonetta Fiori
La cura dell’ambiente inserita nella Costituzione, il disinteresse del governo e l’appello per i giovani.  Giuliano Amato, ex presidente della Consulta, interviene a un anno dalla modifica dell’articolo 9

«Povero articolo 9, sei arrivato nel momento sbagliato. E nel posto sbagliato».
Così Giuliano Amato,ex presidentedella Consulta,a un anno dalla riforma che ha introdotto per la prima volta nella Carta Costituzionale la tutela dell’ambiente e della biodiversità (l’articolo 9, appunto).   L’occasione per parlarne è il convegno su ambiente e democrazia promosso dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. «L’articolo 9 riformato, con il richiamo esplicito “all’interesse delle future generazioni”, ci mette in guardia:badate, la tutela dell’ambiente potrà richiedere grandi sacrifici, ma sarebbe sbagliato e anche illegittimo non affrontarli perché faremmo un danno enorme a chi verrà dopo di noi.


“La Stampa” - 19 febbraio 2023
La scienza è chiara sui rischi dell'alcol anche in Italia il cambiamento è iniziato
di Antonella Viola

Quando un mese fa una giornalista mi chiese un commento al volo sulla decisione dell'Irlanda di apporre sulle bottiglie di alcolici avvertenze circa i danni alla salute provocati dal consumo di alcol, non mi sarei mai aspettata che le mie dichiarazioni sollevassero tanto rumore. Avevo detto qualcosa che la comunità scientifica sa bene da tempo, esplicitamente dichiarata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), supportata da numerosi studi e pubblicazioni raccolti negli anni.

Un po' come dire che le sigarette fanno male alla salute: semplicemente una non-notizia. Sebbene il giornale in questione avesse optato per un titolo sensazionalistico, scegliendo, tra la lunga lista di effetti negativi che avevo elencato, le dimensioni del cervello – entrambi, dimensioni e cervello, argomenti evidentemente molto sensibili per alcuni – sarebbe bastato, a chiunque avesse un po' di dimestichezza con l'inglese, verificare tutte le mie affermazioni nella letteratura scientifica, per chiudere la questione con una rinnovata attenzione verso le proprie abitudini alimentari o con una semplice scrollata di spalle.


“Corriere della Sera” - 19 febbraio 2023
Formazione e novità - La tecnologia è un'alleata dell'apprendimento.
di Giovanni Lo Storto Direttore generale Luiss Guido Carli
Ogni progresso, dalla stampa a caratteri mobili ai telai meccanici, dal telefono alle automobili, è stato dapprima visto come pericolo potenziale da cui difendersi

«Lo scolaro ha le orecchie sulla schiena. Perché ti ascolti, infatti, è lì che devi colpirlo»: questo stravagante consiglio educativo ci è stato tramandato grazie a uno degli antichi papiri egiziani risalente al XIII secolo A.C. che Giovanni Anastasi, un mercante che aveva fatto fortuna al seguito di Napoleone, vendette al British Museum nel 1839. Pbes, l’autore del papiro, si riferiva alla formazione dei giovani scribi che trascorrevano lunghe ore chini a copiare e memorizzare migliaia di geroglifici, di cui si componeva la scrittura egizia, sotto le bastonate del maestro quando sbagliavano.  La paura come stimolo all’apprendimento ha costituito un baluardo nei sistemi educativi, nel nostro Paese le punizioni corporali a scuola sono state ammesse fino al 1928, ma tollerate per un lungo periodo.


“Corriere della Sera” - 16 febbraio 2023
Ora dobbiamo occuparci dell'aviaria
di Ilaria Capua

Ormai le brutte notizie, quelle vere, sembrano averci anestetizzati. Siamo reduci dalla pandemia più accelerata della storia, stiamo per compiere un anno di guerra, le catastrofi naturali assumono caratteristiche di devastazione assoluta e tutto ciò spesso a causa dei comportamenti di Homo sapiens che sono concentrati sull’oggi piuttosto che sul domani e men che meno sul dopodomani. E adesso nell’aria c’è pure dell’altro che preoccupa le autorità sanitarie, e su cui voi vi tappereste le orecchie pur di non sentire più storie di questi
virus che fanno lo spillover e rischiano di innescare un’altra pandemia. Ma, ahimè, quello che sta accadendo con l’influenza aviaria, benché sullo sfondo della pila delle brutture di questi anni ’20, è il risultato di 25 anni di incapacità a gestire un problema che affonda le
radici nella necessità di allevare sempre più animali a basso costo: a livello mondiale siamo passati dall’allevare ogni anno 13,9 miliardi di polli da carne nel 2000 a 25,8 miliardi nel 2021.


"Il Sole 24 Ore" - 15 febbraio 2023
Dalla fuga dei cervelli alla circolazione, un passo per lo sviluppo del Paese
di Massimo Anelli
Formazione

Sempre più giovani lasciano il nostro Paese. Secondo gli ultimi numeri pre-Covid, nel 2019 gli italiani che si sono iscritti all’Anagrafe degli emigrati (Aire) sono stati 122mila.
Considerando che gli espatri effettivi di italiani si stima siano 2,6 volte superiori a quelli ufficialmente registrati da Aire, questi flussi equivalgono alla perdita ogni anno di una città delle dimensioni di Bari. Una Bari composta prevalentemente da giovani con istruzione universitaria e capitale imprenditoriale. Per fornire un’immagine chiara di questa emergenza migratoria, se gli italiani partissero per l’estero su “barconi”, nel 2019 avremmo visto ogni settimana 61 barche con 100 italiani salpare dai nostri porti.
Come termine di paragone, nello stesso anno solo poco più di 2 barche con 100 immigrati a settimana hanno attraversato il Mediterraneo e sono sbarcate sulle coste italiane.


"Il Sole 24 Ore" - 13 febbraio 2023
Insegnanti a scuola di affidabilità emotiva
di Alfredo Palomba
L'analisi

Sono in sala docenti e una mia collega di lingue sta piangendo a dirotto. Vive con la madre ammalata e ha una passione per il veganesimo militante, oltre che un evidente esaurimento nervoso in corso.

Gli studenti di una classe che condivido con lei mi hanno confidato di sue insostenibili prosopopee sulla necessità di convertirsi all’alimentazione vegana; una volta, a un gruppetto di irriducibili di terza che rivendicavano la libertà di mangiare al fast food il sabato sera, ha risposto: «Siete degli assassini», poi ha avuto un crollo nervoso.


"Il Sole 24 Ore" - 12 febbraio 2023
Quando lo smartphone entra nello zainetto di un minorenne
di Luca Tremolada
Infanzia e tech. Quasi un bambino su due dai sei ai dieci anni ha nello zainetto un telefonino con il quale navigare, giocare ed entrare nei social. Oltre ai contenuti inappropriati c’è il rischio della privacy

Partiamo da un dato, indiscutibile e ineluttabile: il tempo. Secondo l'ultima indagine dal titolo “Tra realtà e Metaverso. Adolescenti e genitori nel mondo digitale” elaborata da Telefono Azzurro, il 50% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni passa dalle due alle tre ore al giorno sui social e chattando. La prima domanda che è lecito porsi è: sono tante o poche? La risposta è dipende, in primis dal contesto. Se uno vive in attesa di potere giocare ai videogiochi, guardare una serie tv o scorrere post e video sui social allora anche dieci minuti possono essere tantissimi. Se infatti approfondiamo le risposte ottenute su un campione di 804 interviste a genitori di ragazzi tra i 12 ed i 18 anni scopriamo che il 14% passa sui social dalle quattro alle sei ore al giorno, il 4% più di sei ore al giorno e il 3% è sempre connesso.


"La Repubblica" - 10 febbraio 2023
Il silenzio dell’Europa che non vuole la pace
di Edgar Morin

L’errore e l’illusione, molto spesso, hanno regnato nelle menti dei governanti e dei governati. Ci fu un decennio di sonnambulismo collettivo dal 1930 al 1940, e ci fu l’impossibilità di credere all’occupazione della Francia e a una Seconda guerra mondiale. Nel corso dei cosiddetti “Trenta gloriosi” di sviluppo economico in direzione di una società dei consumi, fu impensabile immaginare che le stesse basi della nostra civiltà sarebbero state scosse e che lo sviluppo tecno-economico avrebbe condotto non solo al sottosviluppo etico-politico, ma anche a gigantesche crisi planetarie.
Nello stesso tempo fu ignorata e occultata la degradazione della biosfera che ingloba l’antroposfera, riconosciuta dal 1970 dai pionieri scientifici dell’ecologia. E la coscienza ecologica, rimossa per mezzo secolo, resta ancora insufficiente.


“Corriere della Sera” -  7 febbraio 2023
I giovani e il lavoro di qualità
di Antonio Polito

A Brescia tra gli imprenditori gira una storiella. Dice che mentre un tempo i colloqui per le assunzioni si concludevano con un «grazie, le faremo sapere» dell’azienda al candidato, ora finiscono con un «grazie, vi farò sapere» del candidato all’azienda. E il presidente della Camera di Commercio, Roberto Saccone, mi assicura che non è una battuta: sempre più spesso le cose vanno proprio così.
Un po’ in tutt’Italia le imprese lamentano una crescente carenza di manodopera. L’aneddotica è ricca, e non risparmia neanche le aree più industriose e le comunità più permeate da un’antica cultura del lavoro, come appunto Brescia e la sua provincia (non a caso la
prossima Futura Expo delle imprese bresciane metterà questo tema tra gli obiettivi di sostenibilità, al pari di energia e ambiente).


"Il Sole 24 Ore" -  5 febbraio 2023
L’affannosa ricerca dell’ora esatta
di Patrizia Caraveo
Misurare il tempo. Quello scandito dall’orologio atomico non è esattamente allineato con la rotazione della Terra. Per correggere lo sfasamento (verificatosi per 27 volte dal 1972) è stato deciso di aggiungere il secondo «saltellante»

La nostra vita è scandita dallo scorrere del tempo. Se ci diamo appuntamento, sappiamo che dobbiamo vederci in un certo posto ad una certa ora. Questo implica che abbiamo modo di misurare il tempo e, per millenni, questo compito è stato legato alla rotazione della Terra. Il secondo era definito come la 86.400esima parte della durata del giorno che è fatto da 24 ore di 60 minuti ognuno dei quali è composto da 60 secondi. Ma, tornando al nostro appuntamento, se ci vogliamo incontrare, il mio tempo deve essere uguale al tuo, cioè i nostri orologi devono essere sincronizzati, e questo deve valere ovunque, su tutta la Terra. Un compito tutt’altro che banale che le varie nazioni avevano affrontato già nell’800 dotandosi di laboratori di metrologia dedicati, tra l’altro, alla misura del tempo.


“La Stampa” -  2 febbraio 2023
Nell'istruzione c'è il nostro futuro non la si può lasciare a poteri locali
di Chiara Saraceno

Il processo verso l'autonomia differenziata è iniziato, con conseguenze sull'unità e coesione del paese, e lo stesso ruolo dello stato, imprevedibili. In teoria, infatti, il menù di possibili richieste da parte delle regioni includono pressoché tutte le politiche pubbliche, dalla sanità alla scuola, dall'ambiente ai trasporti, dal lavoro alla ricerca.
Nessuno ha nostalgia di un centralismo che spesso si è dimostrato incapace di garantire omogenei diritti e condizioni di cittadinanza su tutto il territorio, lasciando il passo a quello che diversi anni fa avevo definito regionalismo e municipalismo selvaggio, ove le differenziazioni locali non dipendono dalle differenziazioni dei bisogni e dalle specificità dei contesti, ma dalla casualità delle scelte politiche e/o dalla diseguaglianza di risorse. Si pensi solo alla sanità, ma anche alla disponibilità di servizi per l'infanzia, di scuole attrezzate adeguatamente, di servizi sociali, di trasporti adeguati.