raccolte cd
timberland euro, timberland uomo 6 inch stivali, timberland uomo barca stivali, timberland uomo earthkeepers, timberland uomo euro hiker stivali, timberland uomo nellie chukka, timberland uomo rotolo top stivali, timberland uomo scarpe da spiaggia, timberland donna 6 inch stivali
Due anni a Castelluccio di Norcia

Due anni a Castelluccio di Norcia

Di Luciana Bussotti e Roberto Nannoni

 

 

Castelluccio

Per essere precisi, non 365 giorni x 2, ma un breve soggiorno in anni consecutivi a Castelluccio di Norcia (PG), piccolissimo paese posto a 1452 m di altezza nei Monti Sibillini, nel periodo della fioritura.

L’idea matura tra gli operativi del Gruppo Botanico Livornese su suggerimento di Luciana che è stata ripetutamente a Castelluccio, con la neve, col disgelo, a settembre, ma mai nel periodo fatidico della fioritura dei campi di lenticchie e ne sente particolarmente il desiderio, dopo che sul posto le hanno assicurato che quelle foto dei calendari, così colorate, non sono trucchi: “Prima viene il giallo, poi il rosso dei papaveri, per ultimo l’azzurro dei fiordalisi”! Fiordalisi! E chi li ha più visti i fiordalisi, da anni! Seguendo i tempi di semina, non necessariamente simultanei, nel passaggio dal culmine di una fioritura all’altra, le specie si mescolano creando strisce policrome. 

 

papaveri papaveri e fiordalisi a strisce

 

Per di più un altro socio, nativo di quelle zone, ci porta un po’ di foto sue… eppoi, se fai parte di un Gruppo Botanico, i fiori ti piacciono! 

2010. Partono Mairo, il Presidente, con Rossella; Viviano e Ughetta; Luciana e Roberto (il meno botanico, ma appassionato dei Sibillini e attratto dal programma di salire sul Vettore, meta rimasta a metà la volta precedente, essendo arrivato solo al Vettoretto).

Un camper e due macchine; venerdì, sabato, domenica, lunedì. Conoscevamo un albergo dove eravamo stati assai bene per mangiare, un po’ meno per dormire (ma con un bagno così panoramico!), ma era momento di tutto esaurito. Con i numeri che riesco a trovare su internet rimedio un appartamento per noi  (R e L); gli altri 4 in camper, con domenica notte finalmente in agriturismo per V e U. Abbiamo privilegiato la fioritura dei papaveri, ottenendo per telefono informazioni quanto mai contrastanti, da interpretare più alla luce della disponibilità di camere che da valutazioni oggettive. Mettendo insieme le risposte e i dati che è possibile seguire su un sito che nei mesi di giugno e luglio aggiorna, settimana per settimana, lo stato delle fioriture, dipendenti dall’andamento della stagione, siamo partiti il 2 luglio, separatamente.

R e L scelgono l’arrivo dalle Marche e durante il trasferimento ripassano il paese di Visso, sempre piacevole. Il ritrovo è nell’area Camper del Pian Grande, la grande depressione, ex lago con componente carsica, una ellisse leggo di 13 x 9 km, posta circa 200 m più in basso di Castelluccio, coltivata a lenticchie lungo i suoi bordi inclinati. Ci permettiamo quindi già un primo assaggio passeggiando ai lati di grandi distese di fiori: senapine gialle, margherite bianche, qua e là specchio di Venere, siepi di Vicia viola e papaveri, papaveri, e ancora papaveri, con frammisti già i fiordalisi. Sotto, le piccole piantine di lenticchie non si vedono neppure.

Anche Roberto, che di norma fa il rude geologo, comincia a fotografare fiori e fiori. Nel giro individuo un campo seminato a roveja, o rubillo, tutta fiorita. Non sto nella pelle, ho da poco scoperto che sui Sibillini si coltiva ancora una forma semiselvatica di Pisum: il fiore è colorato come nel pisello selvatico, i semi però sono grandi come nella varietà orticola, ma tenaci e di colore vario, dal senape, al bruno, al rossiccio. Se ne ricava una farina alimentare, oppure si consumano interi dopo una buona cottura.

 

strisce colorate roveja

 

Siamo tutti contenti. M e R avevano fatto una breve visita in solitaria l’anno precedente, ma erano rimasti un po’ delusi (le piogge scarse avevano limitato lo sviluppo delle specie sinantropiche). R, il geologo, col fatto della digitale (la macchina fotografica, non la pianta), spara foto a raffica senza brontolare alle mie richieste.

Ceniamo tutti in camper gustando la ricotta locale che è… assolutamente da assaggiare, completamente diversa.

Al mattino R e L lasciano l’appartamento in paese - non prima di essersi goduti da un punto panoramico il Piano Grande, totalmente riempito di nebbia, dentro la quale hanno dormito gli amici - per fare colazione al relativo agriturismo (3 minuti a piedi), all’aperto, su una terrazza affacciata sul Piano Perduto (Castelluccio è spartiacque tra i due Piani): torte dolci, di forno industriale ma buone, a volontà, pane e affettati locali per chi ama il salato.

 

 

con la nebbia cielo grigio e papaveri

 

Il sabato mattina, sbocciati altri fiori, i campi dei papaveri ci sembrano ancora più spettacolari. Procede il programma della salita al Monte Vettore per gli uomini, con breve tentativo delle donne di andare un po’ verso l’alto, che finisce presto, tra dolori alle caviglie, ai ginocchi (già rotti), mancanza di fiato… in una sosta al passo Forca di Presta. La vetta viene conquistata solo da R, perché M e V si perdono dietro ogni piantina, fiore, foglia, fotografano tutti i particolari: si tratta di flora di montagna - appenninica - nuova e molto interessante per esperti soprattutto di Macchia Mediterranea e flora delle Alpi Apuane (ricordo, tra gli altri, le stelle alpine dell’Appennino, qui abbondanti).

Per fortuna la salita non è troppo impegnativa e sul sentiero ci sono altri escursionisti. 

 

genziane stella alpina

 

Bella la vista del Lago di Pilato dove vive il chirocefalo del Marchesoni, piccolo crostaceo endemico.

 

lago Pilato cartello

 

Nel pomeriggio il tempo si guasta, un po’ di tuoni e un grande acquazzone fan tornare tutti sui loro passi. La cena comunitaria è a un ristorante dove ci servono un gran vino (che scopriamo il giorno dopo non essere stato messo nel conto, che ci aveva gradevolmente sorpresi) e i piatti tipici: zuppa di lenticchie, zuppetta di farro, agnello con i vìolatri* di contorno e un assaggio di farecchiata, la polenta di farina di roveja servita con acciuga sottosale. Il tempo (maglione e impermeabile) ci concede la visita in notturna del paese.

La domenica pensiamo di trovare tutti i papaveri sciupati dall’acquazzone; invece la pioggia è come se li avesse rigonfiati, rendendoli ancora più grandi e ancora più splendenti. Ancora foto. Ci avviciniamo a quello che io ho chiamato un “lenzuolo immenso” di papaveri.

 

strisce colorate

 

Mi trovo accanto una signora che viene dalla Lombardia: siamo per un po’ senza parole, poi ci comunichiamo il rispettivo stupore (eccessivi: non ce la fai a farli tuoi tanto sono troppi, giganti, luminosi…).

Partiti M e R col camper; V e U si trasferiscono nell’appartamentino (molto ben arredato)  con vista sul Piano Perduto, cenando con ciauscolo, pecorino e altre prelibatezze acquistate in paese; R e L provano il ristorante, su consiglio di M e R, che era occupato la sera prima, ma lo ritengono un po’ inferiore al precedente. Comunque buona la frittata con la ricotta. Il dolce tipico è ricotta, miele e noci.

Il lunedì V e U si dimenticano di essere dei tipi mattinieri, poi tutti e 4 facciamo colazione con comodo, e acquisti diversi: la carta del luogo (perché vogliamo tornare!), il farro, le lenticchie, la farina di roveja; poi chiacchiere con i gestori, orecchie tese al racconto di cosa succede al disgelo nella piana, quali sono le fioriture che si susseguono quando la neve lascia il posto ad un terreno acquitrinoso.

Prima i crochi, poi “i narcisi che profumano l’aria, frammisti a quei fiori gialli e un po’ rossi di fuori” (tulipani selvatici! li ho avvistate nelle cartoline)… e poi le peonie in alto… Un loro cliente, negli 8 anni di gestione, non ha saltato un appuntamento, cambiando però il periodo ogni anno! Rientro a Livorno (con la testa alla  prossima visita), facendo del turismo lungo la via; i luoghi lo meritano, come lAbbazia di SantEutizio.

 

Santuario di S. Eutezio
Abbazia di SantEutizio

 

2011, vogliamo i fiordalisi! Quindi ci spingiamo in luglio più inoltrato, circa una settimana dopo, sempre seguendo le indicazioni del sito.

I racconti sull’anno precedente sono convincenti e a Roberto e Luciana si aggregano Iolanda e Fabio, botanici - orchideologi per la precisione - e Franco e Rossana, già passati con scarso entusiasmo da Castelluccio. Ma per Franco c’è la promessa della salita su Cima del Lago di fronte al Vettore. Anche questa volta un camper e due auto; viaggiamo separati, ognuno coi suoi tempi e le sue soste. R e L sul lago Trasimeno, dove, per raccogliere conchiglie di Anodonta, R affonda in una sorta si sabbie mobili (così abbiamo capito cosa ci faceva il nastro bianco-rosso alla base di una scaletta di pietra!).

 

Questa volta l’arrivo è dalla parte umbra, da Norcia attraverso il passo Forche, o Forca, Canapine. 

Devo citare una negatività: l’arrivo di domenica pomeriggio sul Pian Grande, con il raduno dei motociclisti al passo, con i domenicali ancora spaparanzati tra le roulotte e i camper, in costume da bagno, radio accese, con l’odore delle salsicce alla brace ancora nell’aria, alcuni in doverosa visitina tra i fiori di cui raccolgono dei gran mazzi, pestando le piante di lenticchie, … ci hanno shockato, spoetizzato. Mai più: ci piace viaggiare la domenica senza camion e arrivare quando gli altri partono. Miglioreremo: quando gli altri sono già partiti.
Il camper ci ha già preceduti dalla sera del sabato; lo troviamo parcheggiato nel piazzale antistante il paese. I suoi abitanti, F e R, hanno modo così di fraternizzare con i gestori delle bancarelle di prodotti tipici, acquisiscono dati e nozioni sul luogo, come numero di abitanti d’estate e d’inverno, quanti alunni c’erano alle classi elementari negli anni tot; riescono insomma a capire un po’ dell’anima del paese e delle cause del suo spopolamento (non ultimo il ripetersi di terremoti); cercano anche di comprare il latte fresco, che non c’è, non c’è la farmacia (e Norcia non è dietro l’angolo), ma stavolta il luogo li conquista.

La sistemazione delle altre coppie quest’anno è in un diverso agriturismo, con mezza pensione (al prezzo dell’appartamentino del 2010). Al secondo anno di gestione - invisibili su internet l’anno precedente - i proprietari si danno da fare con l’accoglienza. Otteniamo le camere con vista sul Pian Grande; i piatti sono buoni, abbondanti: zuppa di lenticchie, di farro, carni, farecchiata diversa da quella assaggiata al ristorante buonissima, molto particolare. Dalla cucina escono invitanti torte dolci diverse di cui ci possiamo servire a volontà, anche a colazione. Consigliamo la Moretta, al cioccolato e panna, e una brisée con ricotta e marmellata di fragole locali. I panini per il pranzo, preparati direttamente, si rivelano molto comodi oltre che buoni. Il mattino dopo, tra l’aria fresca (con le notizie del caldo a Livorno), le torte, la bella dormita, lo shock è passato e ci dirigiamo in basso nel Piano a vedere come si deve e in santa pace i campi fioriti. R e L fanno i confronti con l’anno precedente: effettivamente prevale l’azzurro dei fiordalisi, il rosso dei papaveri è ridotto, anche se ne persistono grandi macchie. Lo spettacolo prosegue, rinnovato. Divisione del gruppo: Franco e Roberto subito in montagna, gli altri con la macchina lasciano la zona per visitare i dintorni, si fermano a mangiare sotto i faggi e trovano la sorpresa dei gigli martagon e dei gigli rossi fioriti, e poi… orchidee per F e I. Visita al paese di Arquata del Tronto. La sera, tutti all’agriturismo dove le torte per gli amici F e R, ospiti, sono offerte dalla casa! Giorno successivo alle fonti della Nera, visitando altri paesi.

A Castelsantangelo sul Nera (MC) troviamo un accompagnatore spontaneo che ci fa aprire la cappella del convento di suore per ammirare gli affreschi (poi ci invita nella sua casa e ci propone l’affitto!). Ci spingiamo fino all’altipiano dove sorge la Collegiata di Santa Maria a Macereto, che purtroppo non è visitabile all’interno (informarsi su quale è il giorno di apertura, perché merita). F e I sono tornati invece sui passi del giorno prima per rifotografare alcune orchidee. Arriva il giorno della separazione: F e I si tratterranno ancora una notte (a cena farecchiata e moretta fresca!); R e F col camper proseguono per un giro nelle Marche; R e L tornano a casa. Prima si fermano nella zona del Piano Perduto, dove sulla sinistra, si apre un lago azzurro!

 

un lago di fiordalisi

 

 

Dedicano a questo luogo un bel po’ di tempo, di foto, di stupore: è un campo assoluto di fiordalisi (qualche ettaro, per capirci).

Ancora non avevamo visto niente! C’è solo un’altra signora che fotografa e dichiara che, abitando abbastanza vicino, non resiste a venire qua ogni volta che può. Non ne dubito, farei lo stesso.

 

 

fiordalisi e papaveri fiordalisi fiordalisi

 

Quando facciamo vedere le foto direttamente dalla macchina fotografica, spieghiamo che quel celeste che riempie l’immagine non è un lago: è il nostro campo di fiordalisi.
Una nota tecnica: con le nostre digitali, se si fotografano i fiordalisi da vicino, l’immagine cattura il tipico colore azzurro-fiordaliso, appunto; man a mano che si allarga l’immagine, i fiori si sommano, ma il colore si attenua. Per ritrovare quello che hanno visto gli occhi occorre un po’ di Photoshop. 
Rientro a casa con sosta a Bevagna, che meriterebbe una visita più lunga, ma, lasciate le alture, il caldo si fa sentire.
Ci sono bastati due anni a Castelluccio, per le fioriture? (ricordo che io e Roberto abbiamo già effettuato altre 3 visite: la prima, antecedente al terremoto, ci ha stregati e legati fortemente a questo paesaggio). R, il geologo, è stato sulle due cime, è soddisfatto; ma io cerco compagni botanici, o semplici appassionati, per un altro appuntamento, quello della fioritura della flora spontanea del Pian Grande, il cui fondo è solo parzialmente coltivato, al momento dei  narcisi e dei tulipani (perché sono tante le fioriture che si susseguono), e peonie sui rilievi (fine aprile-inizio maggio, secondo le indicazioni). E non disdegnerò di tornare a luglio per le fioriture classiche, se la compagnia merita!

 

Alcune note sparse

Il Piano Grande è quello botanicamente più ricco: il fondo, al naturale o sottoposto al pascolo delle pecore, presenta un susseguirsi di fioriture spontanee, dal disgelo per tutta la primavera; è coltivato sui margini prevalentemente a lenticchie, che offrono asilo alle specie sinantropiche, quelle che hanno seguito l’uomo e le sue sementi alimentari, inquinandole, rendendole meno produttive (adesso, si vedono dovunque campi di grano ormai puri, monospecie) ma a Castelluccio rivelatisi un’ottima fonte di guadagno aggiuntivo per il turismo che ne è derivato. In inverno è meta ideale per lo sci di fondo; stazione europea, nelle altre stagioni, per il parapendio (non è difficile, durante una ascensione, venir superati e guardati dall’alto dai parapendisti). 

 

parapendio cerchi misteriosi Roccione calcareo fra Cima del redentore e Cima del lago sopra la grande faglia

 

Merita una visita il solco di erosione delle acque della dolina, il Fosso dei Mergani, che finisce nell’inghiottitoio. Didatticamente irreprensibile! Belli i mucchi di terra provocati dalle talpe che vedemmo una volta, a Pasqua, con la neve ancora tutta attorno sui rilievi. Sui fianchi, nei pascoli vicini ai faggi, curiosi i grandi “cerchi delle fate” provocati dallo spuntare dei corpi fruttiferi dei funghi “turini”, Agaricus macrosporus, prataioli che raggiungono dimensioni ragguardevoli.

Il Piano Perduto, più intensamente coltivato, ha meno fioriture legate alle lenticchie, ma con le sue linee dolci dominate dal fianco ovest della catena montuosa è quanto mai suggestivo. Nei dintorni, oltre alla bella vetta del Vettore, con  le  vette sorelle, il Lago di Pilato, il passo di Forca di Presta con vista sul territorio ascolano; Norcia, per la sua architettura e i suoi prodotti alimentari, il Piano di S. Scolastica con le “marcite”; Visso, e il suo museo; il borgo di Ussita con vista sulla parete “dolomitica” del Monte Bove; gli altopiani di Santa Maria a Macereto con la Collegiata, e poi… le Marche da un lato, l’Umbria dall’altro!

 

Le specie tipiche del periodo

Sinapis arvensis, gialla; Papaver rhoeas, rosso; Cyanus segetum, azzurro, oltre a Anthemis arvensis, Leucanthemum vulgare, Legousia speculum-veneris, Consolida regalis, Viccia cracca, Agrostemma githago (trovato sulla strada per Forca di Presca; non lo avevo ritrovato da anni!) Lens culinaris, Pisum sativum subsp elatius. 

 

Agrostemma githago

 

*Violatri è il nome locale, assieme a olabri, dello spinacio selvatico Chenopodium bonus-henricus

Qualche indirizzo
Hotel La Sibilla, col bagno panoramico, zuppetta di farro e frittatina tartufata (odore di tartufo e probabile presenza di “trombette di morto”, il tartufo dei poveri, buona). Attualmente serve a colazione marmellata di sambuco; queste piante sono diffuse in paese e fioriscono tra di giugno e luglio.
 

Agriturismi

La valle delle Aquile, affacciato sul Piano Perduto, con appartamentini che hanno nomi di animali selvatici, molto carini, ottime colazioni (scelta del 2010, anche se a R e L era toccato  un appartamento sostitutivo in paese, comodo, ma dietro gli unici alberi “finti”, piantati nel luogo più sbagliato, a nascondere la vista sul Piano Grande).

Monte Veletta, camere con vista, invece (chiedere specificatamente perché qualcuna non ce l’ha), arredate con amore e ottime condizioni di mezza pensione, caffè e torte a volontà (scelta del 2011). Suggeriamo di fare gli intenditori e chiedere la farecchiata (qui tagliata bassa e ripassata in padella con acciughe salate e servita calda).
Comunque l’offerta va via via aumentando; ma per i fine settimana è opportuno prenotare con largo anticipo, il che non è ben conciliabile con le fioriture, che fanno a modo loro.
Gli agriturismi sono veri: ricavati dalla ricostruzione dopo il terremoto, con ampliamenti e seguendo criteri antisismici, di strutture agricole e forse anche di vecchi ricoveri per le pecore, servono piatti effettivamente ottenuti con prodotti del lavoro dell’azienda: farro, lenticchie, roveja, che vendono anche in confezioni piccole. I prezzi di questi prodotti sono convenienti rispetto a quanto si può trovare nei mercati delle nostre città. Le piccole lenticchie sono veramente insuperabili (attenersi alla ricetta locale, semplice, essenziale – nessun  ammollo, cipolla e sedano, senza pomodoro - che esalta al meglio il sapore di questo legume).

 

Letture consigliate
Il giardino della Sibilla di Massimo Dell’Orso, Alessandro Rossetti, Tescarollo Paolo. Testo botanico, con molte informazioni, bellissime le numerose foto. Ottimo rapporto qualità/prezzo.
Castelluccio di Norcia - Il tetto dellUmbria di Romano Cordella, Paolo LolliniIl volume raccoglie le ricette tipiche della zona.
Alla Pro loco si può trovare un altro piccolo libro di cucina locale.

 

Ricette