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Classificare le piante: 10. Pitton de Tournefort

 

Pitton de Tournefort barbuto

Classificare le piante: 10. Pitton de Tournefort

 

Silvia Fogliato

 

A concludere il nostro percorso sulla classificazione delle piante prima di Linneo, parliamo finalmente del sistema più noto e più diffuso: fu creato allo spirare del Seicento dal botanico francese Joseph Pitton de Tournefort. Di una generazione più giovane di John Ray, rappresenta un modo tutto diverso di portare ordine nel caos della botanica: l’inglese, da buon esponente dell’empirismo, è alla ricerca di un metodo “naturale”, il francese, ammiratore di Cartesio, crea un metodo razionale e funzionale, nonché consapevolmente artificiale. I due sono molto diversi anche dal punto di vista sociologico: Ray era un teologo e un insegnante di lingue classiche, quindi un naturalista autodidatta sostenuto da amici e mecenati; Tournefort, anche se aveva studiato medicina, è forse il primo botanico professionista della storia, alla testa del maggior orto botanico d’Europa. Eppure proprio a questa coppia impossibile si deve la definitiva codifica delle due categorie di base della classificazione dei viventi: la specie, grazie a Ray; il genere, grazie a Tournefort.

 

La vita avventurosa del primo botanico di professione

 

Joseph Pitton de Tournefort (1656-1708) dovette essere un personaggio singolare anche sul piano biografico. Basta osservare i suoi ritratti per capire che ci troviamo di fronte a uno spirito anticonformista. In un'epoca in cui il re Sole aveva imposto a cortigiani e funzionari pompose parrucche e abolito barba e baffi, egli ostenta corti capelli ricciuti, baffi e una barba che, in alcune versioni che lo ritraggono al ritorno del viaggio in Levante, si allunga a ventaglio fino a metà petto. Del resto, nel corso della sua vita (purtroppo breve, come vedremo) non ebbe paura di sfidare le convenzioni, come non esitò ad affrontare la verga paterna, i banditi dei Pirenei o i disagi di un viaggio dal porto di Marsiglia alle pendici dell'Ararat. 
Come cadetto di una famiglia della nobiltà di toga di scarse fortune, il padre lo destina al sacerdozio. Tuttavia, alle lezioni di latino e teologia impartite nel seminario dei gesuiti di Aix, sua città natale, Joseph preferisce di gran lunga la botanica, cui è stato iniziato dal farmacista Jacques Daumas. Grazie a quest'ultimo, trova un compagno di avventure in un altro allievo del collegio, di poco più giovane, Pierre Garidel. Da solo o con l'amico, sfidando le punizioni paterne, marina le lezioni per battere la campagna alla ricerca di nuove piante, senza farsi intimorire da recinzioni, staccionate e muri. Un bel giorno il nostro Giamburrasca della botanica, scambiato per un ladro mentre scavalca il muro di un frutteto, viene preso a sassate dai contadini. Altrettanto proibita è la sua passione per Cartesio, un autore considerato poco ortodosso, che il ragazzo studia di straforo nella biblioteca paterna.
Quando ha vent’anni, nel 1676, la morte del padre lo libera da una carriera ecclesiastica senza vocazione. Ma prima di iniziare studi seri, per festeggiare la liberazione, parte con Garidel per la prima delle sue lunghe scorribande botaniche. Sul loro cammino incontrano un altro appassionato, il frate minimo Charles Plumier, che diverrà ben presto il loro mentore e li accompagnerà sulle montagne del Delfinato e in Savoia. Nel 1679 Tournefort va a studiare medicina, anatomia e botanica a Montpellier, dove rimane due anni e si lega con Pierre Magnol. Ma non si laurea: allo studio libresco preferisce l'esplorazione sul campo: percorre la Linguadoca, poi i Pirenei e la Spagna, che visiterà a più riprese tra il 1681 e il 1689.

Nel corso di questi viaggi, compiuti ora da solo, ora con altri studiosi spagnoli e francesi, affronta disagi e pericoli di ogni tipo: rimane sepolto dal crollo del tetto di una baita, prima di essere tratto in salvo dai valligiani; più volte, incontra i banditi che infestano la regione. Per non farsi derubare, nasconde il poco denaro che porta con sé in una pagnotta di pane nero, rustico e ben poco appetibile: in seguito dirà che il cibo pessimo era stato una prova peggiore dei briganti di strada.
Ma intanto la sua fama di botanico ha raggiunto Parigi, e Guy Fagon, all'epoca medico della regina, lo chiama nella capitale ad assumere la cattedra di botanica al Jardin du Roi (il glorioso orto botanico parigino, antesignano del Jardin des Plantes). Diventa subito un insegnante carismatico, che richiama allievi non solo dalla Francia, ma dall'intera Europa; tra di essi, i britannici Hans Sloane e William Sherard. Non per questo cessa di viaggiare: nei mesi estivi torna in Spagna, va in Portogallo, poi in Olanda (qui gli viene offerta una cattedra alla prestigiosa università di Leida, che rifiuta) e in Inghilterra. Viaggia per studio, ma anche per incarico del re, che, impressionato dalla sua sapienza botanica, gli chiede di raccogliere esemplari per arricchire l’Orto botanico.
Intanto Tournefort progetta la stesura di una Histoire naturelles des plantes, catalogo monumentale di tutte le specie conosciute: in sé, non è un’impresa nuova, che può ricordare le grandi rassegne di Clusius o dei fratelli Bauhin. Per incoraggiarlo in questo intento, il cancelliere Pontchartrain e suo nipote, l'abate Bignon, ne favoriscono la nomina all'Accademia delle scienze (1690); è la prima volta che questo onore tocca a un botanico, per altro privo della prescritta laurea in medicina. Per evitare di creare un precedente, Tournefort ritorna sui banchi e in due anni consegue la laurea.

 

 

Institutions Rei Herbariae

Il sistema di Tournefort

 

Nel 1694 l'Accademia abbandona il costoso progetto dell'Histoire naturelle; Tournefort ripiega su un'opera più breve, destinata ai suoi studenti: Elemens de botanique ou méthode pour connaitre les plantes; proprio come l'ammirato Discours de la méthode di Cartesio (ricordato anche nel titolo), è scritto in francese, con una scelta rivoluzionaria che allarga il pubblico anche ai semplici appassionati. Corredata da 451 ottime tavole disegnate da Claude Aubriet e caratterizzata da uno stile limpido, veramente cartesiano, l'opera ottiene un enorme successo, che spinge Tournefort a tradurla egli stesso in latino per metterla a disposizione degli studiosi europei; con il titolo Institutiones rei herbariae l'edizione latina esce a partire dal 1700.
In queste opere Tournefort espone il suo sistema di classificazione delle piante, che come ho anticipato diverrà il più diffuso prima di quello linneano. Proprio come quest'ultimo, si tratta di un sistema artificiale, che non pretende di ricostruire l'ordine naturale del mondo vegetale (cui mirava il contemporaneo John Ray, che del sistema di Tournefort fu uno dei maggiori critici) ma si ripromette di offrire un metodo "chiaro e distinto" per riconoscere e classificare le piante. Assumendo come criterio di classificazione principalmente la struttura della corolla e del frutto, il botanico provenzale descrive più di 10.000 piante, raggruppandole in 22 "classi" e in 698 generi.

Proprio la precisa definizione di genere (un concetto non nuovo, ma fino ad allora mai utilizzato in modo così chiaro e sistematico) è il maggiore merito di un sistema che, comunque, per la sua chiarezza e semplicità ottenne grande successo, imponendosi anche in altri paesi. Grandissimo conoscitore delle piante, dotato di spirito di osservazione e di “occhio diagnostico”, Tournefort distingue generi e specie con sicurezza, tanto che quasi tutti i generi da lui stabiliti e tanto chiaramente definiti, sono tuttora validi, compresi molti di quelli espunti da Linneo, recuperati da botanici successivi. 
Nello stesso 1694, Tournefort, che ormai è il vero direttore scientifico del Jardin du Roi (Fagon, ora divenuto primo medico del re e intendente dell’Orto botanico, gli lascia mano libera), fa ripiantare le parcelle didattiche in base al proprio sistema: rimarrà in uso fino al 1773, ovvero ancora vent'anni dopo l'uscita di Species plantarum di Linneo. 
Ormai il destino dell'irrequieto botanico viaggiatore sembrerebbe quello di un tranquillo accademico: ma nel 1700, su proposta di Pontchartrain, riceve l'ordine del re di partire per il Levante. Ha 44 anni, una solida posizione accademica, ma come potrebbe rifiutare un ordine del re, tanto più che risponde ai suoi più profondi desideri? E così si rimette in viaggio. Saranno due anni avventurosi che lo porteranno a Creta, nell’arcipelago greco, a Costantinopoli, quindi ad attraversare l’Impero ottomano, a visitare la Georgia e a scalare l’Ararat.

Il viaggio frutta un immenso bottino, di cui Tournefort dà conto nel supplemento agli Elemens: la pubblicazione delle piante raccolte in Levante è una conferma del suo sistema, perché le nuove specie vanno tutte a inserirsi nei generi già determinati. Nel 1706 il botanico ottiene la cattedra di medicina e botanica al Collège royal; intanto attende alla revisione del resoconto del viaggio in Levante (Relation d’un voyage du Levant, fait par orde du Roy, uno dei libri di viaggio più belli e tuttora appassionanti del secolo). Ma dopo tanti viaggi, tante avventure, il destino lo attende a pochi passi dal Jardin du Roi: mentre vi si reca, viene urtato violentemente da un carretto che lo schiaccia contro un muro; perde moltissimo sangue e, dopo qualche mese di sofferenza, si spegne a 52 anni.

 

 

Tournefortia hirsutissima 

La sfuggente Tournefortia 

 


Nel 1700, in Institutiones rei herbariae, Tournefort aveva reso omaggio all'amico e maestro Plumier dedicandogli il genere Plumeria. Nel 1703, il frate ricambiò il favore, battezzando Pittonia uno dei nuovi generi scoperti nei suoi viaggi nelle Antille. La dedica fu accolta da Linneo in Species plantarum (1753) che tuttavia mutò il nome in Tournefortia, facendo notare che se in Francia il botanico provenzale era noto anche con il cognome, all'estero tutti lo conoscevano con il titolo nobiliare.
Tournefortia è un grande genere della famiglia Boraginaceae (o Heliotropiaceae, secondo proposte recenti), affine ad Heliotropium; a quest'ultimo tradizionalmente vengono assegnate le specie erbacee, mentre a Tournefortia le specie arbustive e i rampicanti legnosi. Una distinzione semplice, di evidenza cartesiana, ma purtroppo semplicistica, che negli ultimi anni è stata messa in discussione dalle ricerche basate sul DNA. Allo stato attuale  (molto rimane da chiarire) a Tournefortia sono assegnate 100-150 specie di arbusti, alberelli e rampicanti legnosi per lo più neotropicali (dagli Stati Uniti meridionali fino al Perù); a distinguerlo da Heliotropium, più ancora che il portamento, sono l'habitat (le foreste aride per Tournefortia, le zone aride aperte e per lo più sabbiose per Heliotropium), alcune particolarità dei fiori, le infiorescenze sparse e non allargate, e soprattutto i frutti, drupe anziché frutti secchi suddivisi in più parti con un singolo seme.

 

Come non di rado avviene, le specie più note sono ora transitate in altri generi: la più diffusa, T. argentea, è ora Helitropium fortherianum. Nonostante qualche incertezza, la maggior parte delle fonti continua ad assegnargli T. gnaphalodes, un arbusto dal portamento espanso delle aree costiere della Florida e delle Antille, noto come lavanda di mare. Tra le specie più comuni T. hirsutissima, una liana ricoperta di una densa peluria che si arrampica sugli alberi delle foreste aride, diffusa in Florida, Messico, America centrale, Venezuela, Perù e Bolivia.

 

 

Bibliografia

 

L. Allorge, La fabuleuse odyssée des plantes: Les botanistes voyageurs, les Jardins des Plantes, les herbiers, Paris, Lattès, 2003

P. Jaussaud, E.-R. Brygoo, Du jardin au Muséum en 516 biographies, Paris, Muséum national d'histoire naturelle, 2004

J.F. Leroy, “Origine de la Classification naturelle et Cartésianisme chez Tournefort”, Journal d'agriculture traditionnelle et de botanique appliquée, 1956, 3-5-6, pp. 326-327

J.M. Pelt, La Cannelle et le panda: les grands naturalistes explorateurs autour du Monde, Paris, Fayard, 1999

Tournefort, Joseph Pitton dehttp://plants.jstor.org/stable/10.5555/al.ap.person.bm000010179

J. Pitton de Tournefort, Élémens de botanique ou methode pour connoître les plantes, Paris, Imprimerie Royale, 1694

J. Pitton de Tournefort, Institutiones rei herbariae, Paris, Typographia regia, 1700

J. Pitton de Tournefort, Relation d'un voyage du Levant fait par ordre du roy, Paris, Imprimerie royale, 1717, 2 voll.