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Roma fa schifo?

Roma fa schifo?

Luciano Luciani

 

Colosseo

Roma fa schifo? Certo, se dovessimo giudicare la capitale d'Italia dalle cronache recenti - quelle per intenderci di “mafiacapitale” o dei sontuosi funerali organizzati per onorare i boss delle famiglie criminali -  non potremmo non convenire con un giudizio così tranchant intorno allo spessore, per così dire, “morale” della metropoli caput mundi. Che poi ti sorge spontaneo anche quando hai a che fare con questioni non di natura etica, ma concretissime: che so, un giretto in metropolitana o la gestione dei rifiuti, la monnezza, che l'Urbe per eccellenza produce a migliaia di tonnellate (quasi cinquemila al giorno, circa due kg per abitante)... Fa schifo, Roma? Sembrerebbe proprio di sì, e un po' me ne dispiace: in fondo ci sono nato e tra le sue strade e piazze ho trascorso l'infanzia, l'adolescenza e i primi anni dell'età adulta. Ancora oggi penso nell'idioma del Belli e lo parlo fluentemente.

Eppure, non tutto a Roma è così negativo e degradato, disperante e inefficiente.

Per esempio, lo sapevate che, almeno secondo lo “European green city index”, promosso dalla Divisione Ricerche e Tecnologie della Siemens nel 2014, Roma è una fra le capitali più verdi d'Europa? Oddio, non è che si attesti proprio ai primi posti, appannaggio delle solite, algide città del Nord Europa: prima Copenaghen (87,31 punti su 100), seconda Stoccolma (86,65), quindi Oslo, (83,98), la più pulita, a seguire Vienna e Amsterdam. Decima Parigi, undicesima Londra, ultima, su trenta, Kiev (32,33)... Però, la città di Romolo e Remo non sfigura, posizionandosi nella prima metà della classifica: quattordicesima (62,58), secondo la ricerca della Siemens che tiene conto di otto significative variabili: emissioni di anidride carbonica; energia; trasporti; acque; qualità dell'aria; rifiuti e utilizzo della terra; costruzioni e politiche ambientali.

I suoi risultati migliori la chiacchierata capitale del Bel Paese li raggiunge per le categorie emissioni di anidride carbonica, 3,5 tonnellate annue pro capite contro una media di 5 per abitante, ed energia utilizzata proveniente da fonti rinnovabili (il 19% del consumo totale a petto di una media del 7%), settori in cui la città dell'una volta “biondo Tevere” si colloca al settimo posto dietro le tradizionali prime della classe come Oslo, Stoccolma, Copenaghen e Zurigo.

Per gli altri sei parametri, Roma non risulta mai nelle prime dieci posizioni, scivolando al ventitreesimo posto per quanto riguarda le politiche ambientali, mentre meno che mediocri risultano il diciottesimo posto nei trasporti (l'avevamo, modestamente, notato anche noi in apertura di queste note), a causa di una struttura urbanistica che contrasta ogni tentativo di ottimizzazione della mobilità sul territorio, e il diciannovesimo per quanto riguarda l'acqua. Metà classifica esatta, poi, per costruzioni e architettura in cui primeggia Berlino, la capitale con l'architettura più verde del continente.

Per usare le parole degli autori della ricerca: ”Nonostante la mancanza di un'industria pesante, Roma subisce gli effetti di problemi come l'inquinamento e un traffico congestionato, in gran parte dovuti alla struttura originale della città e al suo clima. Tali difficoltà, tuttavia sono determinati anche da politiche ambientali limitate”.

Insomma, ricorrendo al lessico scolastico, potremmo dire che, in tempi recenti, Roma ha ottenuto un risultato appena appena sopra la sufficienza, un modesto 6+, che lascia, però, ancora spazio alla speranza di qualche miglioramento a venire.

Se fosse uno studente diremmo ai suoi genitori “potrebbe fare, ma non si applica”.