Lettere 2012
Joachim Langeneck sul finanziamento pubblico della ricerca scientifica in Italia
Cara Redazione,
Oggi ho trovato questo servizio del Tg5:
Ispirato a sua volta a questo articolo:
http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=188506&sez=NORDEST
Da cui mi pare venga fuori però un’impostazione volta a screditare la ricerca scientifica con denaro pubblico; d’altra parte, secondo gli attuali teorici della salvezza economica, il fatto stesso che esista la possibilità di finanziare con denaro pubblico, anzi, che esista il denaro pubblico tout court sembra ogni giorno che passa sempre più una bestemmia. Un atteggiamento analogo a quanto si vede in questo articolo un po’ datato, ma a mio vedere di un’ignobiltà difficilmente raggiungibile:
La cosa ributtante di questo articolo è che, attraverso un tono (come lo possiamo chiamare? L’ironia è un’altra cosa e il sarcasmo di norma fa ridere, per quanto cattivo) vengono denunciati come sprechi non gli effettivi sprechi delle università, che generalmente vengono portati avanti in associazione con gente potente e quindi poco toccabile, ma progetti che hanno la comune caratteristica di essere richiesti dalla Comunità Europea attraverso la Direttiva Habitat: progetti riguardo ai quali, se non li effettuassimo, la CE avrebbe diritto probabilmente a pretendere il pagamento di multe.
L’articolo del 2009 ha ottenuto una risposta a mio parere splendida da parte di una delle persone testé accusate di sperpero di danaro pubblico, in cui (qui veramente) si uniscono informazione ed ironia:
http://www.ecowiki.it/caro-francesco-cramer-di-il-giornale.html
Tuttavia la posizione di Cramer e dei suoi epigoni continua a trovare spazio nell’ambito di un giornalismo che possiamo considerare più o meno serio, ma indubbiamente ha diffusione nazionale. La posizione, a mio parere nettamente più autorevole di persone come Elena Patriarca, è molto meno “pubblicizzata” da parte della stampa, nonostante all’articolo di Cramer siano seguiti moltissimi commenti indignati (e non per questo maleducati, a differenza dell’articolo), non mi risulta sia seguita una rettifica.
Ora, la storia di Cramer è vecchia di tre anni; tuttavia risulta attuale, e si ripete a cadenza abbastanza regolare, se circa un anno dopo abbiamo il “piacere” di leggere questo:
in cui la terminologia impiegata per parlare dei progetti per la tutela dell’ululone dal ventre giallo (un anfibio endemico dell’Italia peninsulare e considerato “Endangered” dalla IUCN, vale a dire a due passi dall’estinzione) personalmente mi offende profondamente, ma probabilmente è la mia irragionevole passione per questo animaletto a traviare la mia visione, ed effettivamente potrebbe prima o poi imparare a non attraversare le strade per il puro gusto di riprodursi negli stagni: o impara a riprodursi all’asciutto, o affari suoi.
Questi sono gli esempi che ho tirato fuori, ma credo che a cercare per bene ce ne siano tanti, troppi altri.
Scusate la prolissità, un abbraccio
P.S. Perché questo messaggio non contenga solo brutte cose, vi allego anche una fotografia dell’ululone dal ventre giallo, tuttavia non è la stessa specie dell’Appennino che verosimilmente si trova anche in Liguria (Bombina pachypus) ma la specie dell’Europa centrale (Bombina variegata), fotografata nella Germania meridionale, dove la specie, per quanto poco abbondante, è meno minacciata.