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Studiare coi capelli bianchi

Studiare coi capelli bianchi

di Luciano Luciani


Gli italiani, ringraziando il Signore, sono oggi una delle popolazioni più longeve del mondo e la Toscana, dopo la Liguria e insieme all’Umbria, si posiziona al secondo posto tra le regioni italiane col maggior numero di anziani.

E Lucca? Fa la sua brava parte con il 23% della popolazione residente, quasi venti mila persone, oltre i sessantacinque anni: una città nella città, popolosa al punto che per ogni ragazzo fino a 15 anni ci sono quasi due anziani.

Un fenomeno nuovo, del tutto inedito e così pervasivo da risultare “invisibile” ai più. Un questione di portata epocale, che supera, ovviamente, le dimensioni del territorio comunale, ma che impone scelte impegnative ai suoi amministratori: sul piano dell’organizzazione della città, dell’articolazione dei servizi, delle proposte culturali da offrire a una comunità sempre più con i capelli bianchi.

Politici, dirigenti e funzionari delle istituzioni, se e quando hanno coscienza del problema, lo percepiscono con preoccupazione, talora con fastidio… Solo un problema, dunque, gli anziani? No, soprattutto una risorsa: da loro proviene, infatti, una domanda diffusa di saperi e di partecipazione, una volontà di fare cultura tali di elevare non solo la loro qualità della vita, ma anche di accrescere quella dell’intera società, allargando l’esercizio consapevole dei diritti di cittadinanza, sociali e civili.

L’età libera dal lavoro può diventare, oggi assai più di appena ieri, un’importante opportunità per la ridefinizione permanente di un progetto di vita piena di senso, fatto di autonomia, responsabilità e solidarietà.

E non sono solo chiacchiere.

Lo dimostra l’Università dell’età libera di Lucca (Unidel), felicemente operante nel territorio comunale da quasi vent’anni. Un’esperienza “figlia” della società civile caratterizzata da un “giovanile” entusiasmo nella conduzione della propria vita di gruppo; da un sincero desiderio di partecipazione alle dinamiche cittadine, dall’idea di “servizio” per la comunità che ne ispira l’attività, dalla vivacità dell’offerta culturale. A questo proposito risulta apprezzabile lo sforzo compiuto dall’associazione lucchese per differenziare e arricchire la propria “offerta formativa”: quindi, non solo tematiche storico/artistiche/letterarie, come di solito avviene in esperienze di questo genere, ma anche attenzione e interesse per gli argomenti propri della cultura scientifica. Una sensibilità testimoniata dalla presenza del prof. Giorgio Montagnoli, docente di chimica presso l’Università di Pisa, nel Comitato scientifico dell’Unidel, a cui si deve la costante presenza di conferenze e corsi attenti ai problemi più visibili della scienza e della sua divulgazione. Insomma, se è vero che cultura umanistica e cultura scientifica sono le due sponde di uno stesso fiume, l’Unidel di Lucca appare sinceramente impegnata nell’opera di gettare ponti tra una riva e l’altra.

Non mancano, però, talune zone d’ombra. Per esempio, il fatto che non sempre le intenzioni dei promotori e dei soci Unidel siano positivamente recepite sul versante istituzionale. Solo di recente, politici e amministratori, non sempre e non tutti però, sembrano essersi resi conto del valore della presenza di questa esperienza associativa sul territorio. Intrattenere rapporti stabili, organici e alla pari con questa e altre associazioni degli anziani lucchesi, prevedere tavoli comuni di confronto e progetto, potrebbe diventare una delle nuove modalità della politica culturale delle istituzioni (territoriali, sanitarie, educative) lucchesi, che riuscirebbero così a toccare e coinvolgere anche settori della società non facilmente raggiungibili dalle normali programmazioni. 

Cosa chiedono in cambio gli “studenti coi capelli bianchi?” Niente di straordinario: sedi, modeste ma decorose e soprattutto stabili, per le loro attività; qualche strumento didattico, senza escludere quelli più vicini alle esigenze della modernità (PC); attenzione e disponibilità nei confronti dei loro bisogni formativi. Insomma, essere messi nelle condizioni migliori per costruirsi autonomamente percorsi educativi rispettosi della proprie esigenze di sapere, conoscere, partecipare.